da "Il Manifesto"

03 Febbraio 2001

Il buuu è diventato una moda

Parla Luigi Apolloni, 34 anni, il difensore gialloblu che vuole giocare dipinto di nero Immigrati e razzismo. Un giocatore del Verona propone: andiamo in campo con le facce colorate

FLAVIANO DE LUCA

Non ha intenzione di fare il commentatore tv o il giornalista tra qualche anno ma Luigi Apolloni è stato l'unico ad avere un'idea "da calciatore" contro il razzismo, una proposta curiosa e originale. 34 anni, una vita spesa al Parma, la nazionale sfiorata ai tempi della solida coppia centrale con Lorenzo Minotti (ai tempi di mister Scala), è approdato al Verona l'anno scorso. "E' nata in modo scherzoso, l'idea di proporre di entrare in campo con il viso pitturato di nero, per solidarietà con i giocatori di colore. Un modo per calmare gli animi, per costringere il pubblico alla tolleranza. Un giornalista mi ha chiamato e ne abbiamo parlato un po'. Così ho mandato questo articolo con la proposta ma non ne ho parlato con i compagni nello spogliatoio e neppure con la società. Ho scritto "se la società me lo permettesse, non avrei problemi ad andare in campo dipinto di nero. Però non mi piacciono le strumentalizzazioni e neanche gli eccessivi allarmismi" (il suo articolo è stato pubblicato sul settimanale "Rigore"). Ma se ormai sono squallidi episodi che si ripetono un po' dovunque, da Reggio Calabria con le urla nei confronti di Ze Maria e persino al San Paolo contro i neri dell'Udinese... Io credo che si dia troppo spazio a quelli che fanno questi gesti, se ne è parlato troppo. Bisognerebbe parlarne meno per sdrammatizzare la sistuazione. Allo stadio ci sono certamente persone con cultura e atteggiamento razzista ma sono una minoranza. E gli altri spettatori gli vanno dietro per condizionare e decomcentrare l'avversario. Questo è accaduto domenica scorsa con Thuram, durante Verona-Parma. Ma era già successo con Seedorf e altri giocatori. Credo addirittura che si possa definire una moda, da uno stadio all'altro, un gesto per far andare in confusione il calciatore, non è certo un buon esempio neanche per noi giocatori..... Ma non ti è mai capitato direttamente un episodio d'intolleranza? La mia esperienza? Tante volte col Parma, dove ho giocato per tredici anni e col Verona, i tifosi avversari mi dicono che sono vecchio e sono rotto, che devo ritirarmi o vengono semplicemente a bordocampo a insultarmi. E' una delle esasperazioni della passione calcistica. Il tifoso tiene tanto alla sua squadra, al campanile, che farebbe qualsiasi cosa agli avversari pur di metterli in difficoltà. E' l'altra faccia di questa dedizione totale, questa fatica perenne che manda Sacchi in tilt. Il calcio era uno sforzo fisico notevole ma oggi è ancora di più una competizione esagerata, con un forte peso psicologico da sopportare quotidianamente. E mi pare naturale che qualcuno ad un certo punto dica basta e non ce la fa più. Torniamo a Verona, è una città dove anche il caso del professor Marsiglia ha evidenziato un clima d'intolleranza e uno spirito fortemente reazionario... Non è Parma dove c'è un'altra cultura ed episodi di questo genere non accadono...ma non è neanche così brutta come la si dipinge. Vedo che ci sono extracomunitari a tutti i semafori e vengono lasciati tranquillamente a chiedere l'elemosina. Perciò ho voluto difendere il presidente Pastorello, che conosco dai tempi del Parma, fu lui a comprare Asprilla. Probabilmente le sue dichiarazioni sul caso Mboma-Bonazzoli sono state enfatizzate...Io credo che il problema grosso sia la violenza. Noi insieme con l'Aic abbiamo fatto il quarto d'ora di ritardo a dicembre e letto dei messaggi al pubblico ma non si vedono passi avanti. E purtroppo il calcio è sempre troppo esasperato, c'è troppa adrenalina in giro, e purtroppo spesso sbagliamo anche noi calciatori e diamo il cattivo esempio.