SPAGNA DOPO EL EJIDO, INTERVISTA A TAFSIR DIA
"I veri razzisti? Quelli che governano" . Parla il presidente di un'associazione di migranti
 

- ANDREA DEBENEDETTI - GRANADA

da "Il Manifesto" del 15 Febbraio 2000

M azze e bastoni adesso riposano negli armadi. La rivolta di El Ejido è finita ma rimangono ferite, rancore e paura. Ne parliamo con Tafsir Dia, rappresentante di Paseo de zebra, un'associazione che riunisce diversi collettivi il cui nome ("passaggio pedonale") sottolinea l'unione tra immigrati bianchi e neri e rivendica un transito libero e garantito in tutti i paesi d'Europa. El Ejido è stata una tragedia dai molti colpevoli: politici, forze dell'ordine, amministrazione locale. C'è qualcuno che ha sbagliato più di altri? Inverto i termini della domanda: chi è il meno colpevole? I meno colpevoli, per quanto possa sembrare paradossale, sono i cittadini di El Ejido, gli autori diretti degli atti razzisti. Le violenze della scorsa settimana sono effetto di cause moltepleci. I primi responsabili sono i detentori del capitale, che hanno selvaggiamente colonizzato la zona di Almeria; poi ci sono le forze politiche, che hanno benedetto la volontà di agricoltori senza scrupoli, infine i mezzi di comunicazione, che alterano la realtà dei fatti e che, nell'occasione, hanno taciuto per troppo tempo su una situazione intollerabile. Ora c'è più rabbia o più paura tra gli immigrati magrebini di El Ejido? Entrambe le cose: se già prima esisteva il sospetto di essere poco protetti, adesso ne abbiamo la certezza. Quando la polizia carica gli studenti che protestano civilmente contro la nuova maturità e non interviene a difendere persone inermi contro gli attacchi selvaggi della gente, logico che rabbia e paura aumentino. Stando alle cronache, l'autore dell'omicidio di Encarnacion è uno psicolabile. Ma se si tratta di un fatto accidentale, come si spiega allora una reazione così violenta e unidirezionale da parte della popolazione? Si spiega perché non si sono create le condizioni di un'interazione tra immigrati e abitanti autoctoni fuori dall'ambito lavorativo. Agli abitanti di El Ejido non interessa avere rapporti con gli immigrati, alcuni si rifiutano addirittura di entrare nei loro negozi. Se poi esiste un detonatore, allora le tensioni vengono a galla. E, quanto all'uccisione della ragazza, vediamo di capirci: l'autore è un ragazzo malato di mente. Glielo hanno diagnosticato in tanti, e un collettivo di immigrati stava addirittura raccogliendo fondi per consentirgli di rientrare in Marocco. Il primo medico che lo ha visitato, ne aveva persino consigliato il ricovero in psichiatria. Ma senza documenti in regola, non aveva neppure diritto all'assitenza sanitaria. Prima di parlare di delitto compiuto da un immigrato, bisognerebbe ricordare che questo episodio si deve prima di tutto a una gravissima irresponsabilità da parte del sistema. Il problema è che tanto le forze politiche come i mezzi d'informazione danno maggiore risalto all'effetto - l'omicidio, la violenza degli immigrati - che alle cause, ossia irresponsabilità e negligenza. C'è chi dice che il comportamento del governo sarebbe strettamente collegato alla volontà di annacquare la legge sull'immigrazione appena approvata. Mi sembra un sospetto legittimo: in fondo siamo a un mese dalle elezioni, e di fronte all'accordo dei partiti di sinistra, al governo non rimane che ricorrere ai suoi cavalli di battaglia, come il tema dell'immigrazione: vogliono fare esplodere la situazione e rendere indesiderabili gli immigrati per ottenere voti. Esistono relazioni tra quanto è successo a El Ejido e la rivolta di Gibilterra, dove un paio di settimane fa sono state distrutte dagli agricoltori spagnoli tonnellate di pomodori e arance provenienti dal Marocco? Tutto nasce da un atteggiamento direi quasi "belligerante" da parte del governo spagnolo nei confronti del Marocco. Prima la difesa di Aznar della sacra territorialità di Ceuta e Melilla, poi la questione della pesca, infine gli attacchi ai camion marocchini. I pregiudizi contro i "mori" sono una questione atavica, dalle crociate all'inquisizione. Ma la Spagna è davvero razzista? La percentuale di razzisti non si misura con il numero di persone che lo sono, bensì con l'atteggiamento del mondo politico. L'attuale legge sull'immigrazione, ad esempio, è profondamente razzista. E quella nuova è soddisfacente o si poteva fare qualcosa di più? Noi ci battiamo per la cittadinanza globale. In questo senso, se vogliamo essere coerenti con le nostre posizioni, non possiamo dare valutazioni su una legge che, in un modo o nell'altro, discrimini gli immigrati. Finché esisteranno leggi sull'immigrazione esisterà, in un certo senso, una forma di razzismo. Lo sciopero a El Ejido sembra aver creato una certa conflittualità tra gli immigrati di diverse provenienze, visto che la manodopera marocchina è stata rimpiazzata da quella dell'Europa dell'est. E' una scelta che mi ha lasciato perplesso, anche se, più che sciopero, lo chiamerei disobbedienza civile; però è una decisione che può generare tensioni tra gli immigrati. Sarebbe stato più opportuno un gesto di protesta da parte di tutti, piuttosto che la protesta dei soli marocchini. Quello che è successo a loro potrebbe succedere ad altri.