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il manifesto - 10 Marzo 2004 CULTURA pagina 12
indice cultura

pag.12

Carcere di massima insicurezza
MAURIZIO GIAMBALVO
 
Comunità in transito, il canone migrante
FERDINANDO FASCE
 

pag.13

Cultural Studies il catalogo è questo
REMO CESERANI
 
Memorie dalla Berlino affacciata sul nuovo secolo
EMILIA GIORGI
 
 

taglio basso

Comunità in transito, il canone migrante
«Problemi di storiografia dell'emigrazione italiana», un saggio di Matteo Sanfilippo per le edizioni Sette Città
Prospettiva lunga Un libro che analizza le ricerche più recenti sulle motivazioni e le caratteristiche dei flussi migratori in età moderna

FERDINANDO FASCE
Esattamente vent'anni fa Anna Maria Martellone, pioniera degli studi italiani sui processi migratori negli Stati Uniti, tracciava le ragioni culturali, scientifiche e politiche del grave ritardo di cui essi soffrivano. Oggi che l'attenzione ai problemi migratori, passati e presenti, è cresciuta enormemente nel nostro paese si sentiva con forza l'esigenza che qualcuno riprendesse in mano la questione, per vedere gli indubbi progressi compiuti e il molto che comunque ancora resta da fare in un campo a lungo lasciato incolto perché nessuna delle principali culture della penisola aveva «adottato» i migranti come parte integrante della propria storia. Non la nazionalista, per la quale essi «abbandonano la patria»; né la cattolica o la socialista e in generale il movimento operaio, che, con poche eccezioni, almeno nelle sue espressioni maggioritarie, ai migranti ha a lungo imputato di aver lasciato la lotta e gli sforzi organizzativi nel loro paese d'origine, per cercare fortuna altrove. Traiamo queste considerazioni da Problemi di storia dell'emigrazione italiana (edizioni SetteCittà di Viterbo, 266 pagine, euro 12; www.settecitta.it) di Matteo Sanfilippo. Il libro costituisce un punto di riferimento indispensabile per storici, scienziati sociali e per chi in generale voglia un quadro sofisticato e chiaro dello stato dell'arte, a partire dalle domande fondamentali che lo sostanziano: il quando, il chi, il perché, il come dei processi migratori. L'autore conferma in questo volume quel ruolo di figura di spicco dell'odierna ricerca sugli italiani nel mondo che gli è valso, proprio in questi giorni, il prestigioso premio canadese Pierre Savard per le sue indagini pionieristiche fra le carte delle parrocchie estere conservate negli archivi vaticani. Lo si vede chiaramente dal primo tema affrontato nel libro, quello della periodizzazione. Un tema, questo, che Sanfilippo, in oltre quindici anni di lavoro, ha contribuito in maniera decisiva a riformulare, spostando all'indietro l'indagine, superando inveterati steccati cronologici (e incomprensibili «imperialismi» sub-disciplinari), e indirizzandosi a quell'antico regime rispetto al quale hanno a lungo predominato immagini stereotipate, soprattutto di impronta francese, di «sedentarietà».

Oggi invece, grazie ad esempio a ricerche sempre più approfondite sulle aree di montagna, pare decisamente plausibile la prospettiva «lunga» proposta in questo libro. Per quanto variamente modulata, essa tende a distendere lo sguardo in una dimensione plurisecolare, distinguendo fra tre fasi migratorie: una d'antico regime (fine medioevo-fine Settecento), una, breve, di transizione (guerre napoleoniche-Risorgimento), e infine la lunga fase post-unitaria.

Non meno importante è, del resto, il secondo tema, la discussione intorno alle motivazioni delle migrazioni. A questo proposito, alla luce dell'enorme ricerca sviluppata nel mondo sul tema, l'autore mostra gli intrecci e le sovrapposizioni fra le ragioni economiche e politiche; ragioni un tempo tenute viceversa rigorosamente separate dalla ricerca, che distingueva, proprio in base a questo criterio, le migrazioni di massa da quelle precedenti. Mentre non manca di sottolineare l'importanza, spesso sottovalutata, degli impulsi religiosi, Sanfilippo opportunamente ricorda come una sconfitta politica «può facilmente tradursi nella difficoltà di trovare lavoro e quindi trasformarsi in un motivo economico di partire». D'altronde, pur polemizzando con l'uso talvolta incontrollato dell'espressione, oggi di moda, «transnazionale», che tende a «rivendere come una nuova scoperta quanto (gli) studiosi (...) scrivono da almeno due decenni e cioè che gli emigranti vivono tra più mondi», Sanfilippo non manca, però, di misurarsi seriamente con la ricca sostanza sottesa a tale concetto. Lo fa esplorandone le potenzialità euristiche sul doppio lato delle dinamiche di integrazione, urbana e politica, dei migranti nelle aree di arrivo, da una parte, e su quello delle ricadute delle migrazioni sulla costruzione dell'identità nazionale italiana, dall'altra. Un tema, quest'ultimo dell'impatto esercitato sull'autopercezione del nostro paese dalle little Italies, dall'interazione fra diverse sponde e dai rimpatri, che è sperabile entri a pieno titolo, fuori da ogni rigurgito nazionalista e strumentale, a sprovincializzare il nostro comune discorso storiografico.


 
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