Chiudiamoli, in nome del diritto (Il Manifesto,
30/12/1999)
Il gruppo "Immigrazione" di Magistratura Democratica aderisce
alle iniziative per la chiusura dei "centri di permanenza temporanea
e assistenza" introdotti per la prima volta nel nostro ordinamento dalla
legge Napolitano-Turco.
E' compito dei giuristi - e, prima di tutto, dei magistrati - denunciare,
nell'assordante silenzio dei tanti pseudo-garantisti, che i centri per
la detenzione degli immigrati destinatari di provvedimenti di espulsione
rappresentano il segno evidente della creazione di un "diritto speciale",
in forza del quale gli stranieri vengono sottoposti a misure privative
della libertà personale senza avere commesso alcun reato e senza potere
usufruire della tutela giurisdizionale prevista dall'ordinamento penale
per le misure coercitive. In realtà, l'introduzione della detenzione
amministrativa rivela una visione dell'immigrazione come fenomeno in
sé pericoloso per la collettività e da fronteggiare di conseguenza con
gli strumenti propri della tutela dell'ordine pubblico: così, se non
si è criminalizzato l'ingresso e la permanenza illegale degli stranieri,
come pure da varie parti si invocava, si è comunque costruita la posizione
dell'immigrato non in regola come quella di un soggetto da tenere in
custodia. Lo si è fatto con procedure di accesso ai centri di fatto
generalizzate, senza selezionare i casi gravi, sintomatici di pericolosità
sociale. Si è prevista una tutela in sede giudiziaria tanto urgente
e sommaria da risultare apparente. Dunque, un diritto speciale tanto
ampio nelle possibilità di applicazione da risultare non applicabile
in modo coerente e rispettoso dei diritti fondamentali, fonte potenziale
di arbitri soggettivi, non efficace rispetto all'obiettivo dichiarato
di controllo del fenomeno. Se questo è lo stato delle cose, è meglio
fare a meno dei centri. Anche il rispetto della nostra Costituzione
ne trarrà giovamento. ***
Ezio Bellavitis, Emanuela Bigattin, Gaetano Campo, Angelo Caputo, Anna
Maria Casadonte, Luigi Dainotti, Pier Luigi Di Bari, Lorenzo Miazzi,
Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Maria Rosa Pipponzi, Giulio Toscano,
Glauco Zaccardi