L’ipotesi dei 30mila nuovi
ingressi: anche le Regioni saranno consultate. Il piano del
ministero del Lavoro
Immigrati, la battaglia dei permessi
Le questure riesaminano
53mila domande bocciate, oggi il vertice al Viminale
di RITA DI GIOVACCHINO
ROMA- Immigrati, la battaglia delle
cifre. Quanti permessi? Oggi alle 17 si insedia al Viminale
la Commissione Interministeriale per verificare i termini
di una possibile revisione dei flussi programmati. Alcuni
ministri (quello dell’Interno Bianco, degli Esteri Dini,
del Lavoro Salvi) e molti sottosegretari con delega di
dieci ministeri affronteranno nel merito i problemi che
comporterà l’elevamento del tetto di 63.000
unità da accogliere annualmente in Italia.
Sarà la prima riunione realmente operativa ed
è probabile che in questa sede sarà possibile
capire, nel balletto di cifre, quale sarà la portata
dell’accordo finale.
A conti fatti, stando alle
previsioni della vigilia, è possibile ipotizzare che
il flusso migratorio possa toccare o anche superare il
tetto delle centomila presenze annue, tra lavoratori
stagionali e non. Ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo,
anzi il Viminale tende a minimizzare e annuncia che
l’aumento non dovrebbe superare le dieci-quindicimila
presenze, oltre alle cinquantamila che stanno risaminando.
Come si arriva al tetto di ulteriori 40mila presenze?
Qualche dato. Al ministro del Lavoro Salvi sono arrivate
dalle aziende del nord-est e da quelle agricole del sud
circa ventimila richieste di lavoratori stagionali, alle
quali si aggiungono sette-ottomila lavoratori a tempo
indeterminato. Parliamo di lavoratori dipendenti, ai quali
vanno aggiunti i 5mila autonomi, che secondo altre
valutazioni dovrebbero essere invece circa diecimila. Ci
sono poi altri quindicimila immigrati che dovrebbero
entrare in Italia su richiesta degli "sponsor",
per i motivi più vari. Ad esempio, il figlio della
colf nigeriana che vuole studiare in Italia può
farlo se c’è chi si fa garante.
Insomma l’Italia
si accinge a cambiare faccia, niente più
immigrazione clandestina, ma porte aperte ad una manodopera
a basso costo che consenta lo sviluppo della piccola e
media impresa. L’entusiasmo dilaga e perfino a Pantelleria,
il sindaco ha deciso di aprire il varco a tunisini e
marocchini, disposti a raccogliere capperi, lavoro che i
giovani del posto considerano sottopagato.
I problemi
che questa valanga d’immigrati porrà al paese sono
però molteplici e al tavolo che si apre oggi,
istituito da Bianco a marzo scorso, saranno valutate le
proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali, dalle
associazioni imprenditoriali, dalle Regioni e dagli altri
enti locali. «Una riunione che serve per chiarire le idee,
in vista anche dell’incontro che si terrà domani tra
governo e Regioni», dicono al Viminale. Ma certo si marcia
a tappe forzate verso un nuovo decreto. E su questo punto
è polemica rovente tra Enti Locali e governo, che
pur aprendo il dialogo con gli amministratori rivendica a
sé l’ultima parola.
Lo scontro ha avuto ieri il
suo acme in uno scambio di battute tra il ministro
dell’Interno e il presidente della Regione Lombardia
Formigoni che lo aveva accusato di voler offrire migliaia
di posti di lavoro agli immigrati, togliendoli agli
italiani. «Il caldo fa brutti scherzi, anche se le
temperature di questi giorni non sono elevate - ha
replicato Bianco - Formigoni parla un linguaggio in
pubblico e uno in privato, a me aveva fatto apprezzamenti
per la politica sull’immigrazione. E sono stato io a dire
che devono essere coinvolti gli enti locali e le Regioni.
Non siamo ancora alla vigilia delle elezioni...».
E
veniamo al caso delle proteste degli agenti dell’Ufficio
stranieri a Roma. I deputati di An, Gasparri e Ascierto,
annunciano che presenteranno in tutte le città
d'Italia esposti alla magistratura per denunciare la
tendenza ad accogliere tutte le domande di
regolarizzazione: «Ormai si accolgono le domande di tutti
gli stranieri indipendentemente dai requisiti necessari
alla regolarizzazione». Ma dal Viminale si fa sapere che
sono stati firmati accordi di "riaccoglienza" da
parte di 21 paesi disposti a riprendersi immigrati non
graditi o che hanno violato le leggi.