il manifesto 05 Novembre 2005 |
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Gli agenti sotto accusa: pensano solo a reprimere
A.M.M.
PARIGI
La sinistra ha chiesto le dimissioni di Nicolas Sarkozy perché lo ritiene responsabile dei disordini in corso: non solo per le affermazioni irresponsabili (ha chiamato indistintamente «gentaglia» e «delinquentelli» i giovani delle periferie), ma anche perché avendo abolito il poliziotto di quartiere ha sguarnito le forze dell'ordine sul lato dell'attività di prevenzione, puntando solo sulla repressione e chiedendo di «fare cifra», cioè di far aumentare le statistiche degli arresti e dei fermi. Alcuni magistrati del tribunale di Bobigny hanno denunciato ieri questa scelta: siamo sommersi da casi minori, come dei fermi per guida senza patente, che fanno numero, mentre la grande delinquenza è lasciata andare, ha detto ieri un giudice. Secondo Michel Marcus, delegato generale del Forum francese per la sicurezza urbana, che raggruppa dei politici locali, «la polizia è il solo servizio pubblico inadatto a questi quartieri sensibili. C'è un problema di metodi di intervento, di spostamenti - unicamente in macchina - di controlli d'identità abusivi». Addirittura, secondo Marcus, l'esplosione attuale rappresenta «più una vera e propria crisi dei rapporti tra polizia e popolazione che l'espressione del malessere delle banlieue».
Persino la polizia si è unita al coro delle critiche verso Sarkozy. Addirittura Alliance, sindacato di polizia di estrema destra, chiede ora il ritorno del poliziotto di quartiere, iniziativa che risale al governo Jospin: «Non abbiamo mai detto di essere contro il principio, semplicemente che era stato mal fatto, troppo ideologico e senza i mezzi necessari. Ora vogliamo che sia istituita una vera polizia di quartiere, che dovrebbe fare contemporaneamente della prevenzione, della dissuasione e della repressione». I sindaci chiedono ad alta voce il ritorno della polizia di quartiere. Stéphane Gatignon, sindaco di Sevran (Pcf), spiega che «qui avevamo 120 poliziotti nel 2001, oggi sono solo più 80, a causa del disimpegno dello stato».
I giovani vivono male gli interventi dei poliziotti. In banlieue, viaggiano sempre in divisa e in auto. I controlli di identità, senza nessuna ragione, sono continui e vissuti come umilianti. I ragazzi sono considerati colpevoli a priori, anche se non hanno fatto nulla. La polizia, in altri termini, è vissuta come nemica, perché non difende i cittadini, ma li considera già degli accusati. Ma Sarkozy risponde ai disordini solo con l'aumento del numero degli agenti: ormai sono 17 le compagnie di Crs e 7 le squadre di gendarmeria impegnate sul terreno nella periferia parigina. I poliziotti inviati sul campo sono spesso molto giovani e inesperti, provengono dalla provincia e sono messi di fronte a delle realtà per loro assolutamente sconosciute.
Nella polizia francese, del resto, c'è un problema di reclutamento tra tutte le popolazioni che compongono la Francia, cioè i non bianchi sono ancora pochi. Inoltre, spesso nei commissariati di periferia gli agenti, in difficoltà, si fanno sedurre dalla propaganda dell'estrema destra.
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