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07 novembre 2005
Intervista a Jack Lang
«I devastatori vanno puniti e rieducati»
L'ex ministro socialista condanna anche il governo: «Ha tradito un egualitarismo radicato da secoli nella nostra storia»
PARIGI (FRANCIA) - «Condanno la violenza ingiustificabile di queste notti. I colpevoli vanno trovati e puniti, con severità. Ma c’è anche una violenza di Stato, il disprezzo, l’abbandono, l’insulto verso i deboli. Da anni, e non solo nelle periferie». Jack Lang, 66 anni (di cui 12 da ministro socialista, della Cultura e poi dell'Educazione), è uno dei politici più amati dai giovani: i francesi sotto i 25 anni lo hanno appena giudicato il miglior candidato alle presidenziali del 2007 (sondaggio Ifop del 2 novembre).
I giovani delle periferie, suoi potenziali elettori, sono in rivolta. Come è potuto accadere?
«Sono rattristato, non sorpreso. È il frutto amaro di due concause: un ministro dell’Interno, Sarkozy, che fa lo Zorro davanti alle telecamere, e tre anni e mezzo di politica antisociale di Chirac».
La sinistra non ha niente da rimproverarsi?
«Non siamo stati perfetti, ma il governo Jospin aveva creato una polizia di quartiere capace di dialogare, associazioni sportive e culturali, lavoro. Tutto cancellato dall’ossessione destra di favorire i privilegiati».
Sarkozy ripete che il compito dei poliziotti è catturare i criminali, non fare i mediatori sociali. Intellettuali come Finkielkraut accusano la sinistra di essere tenera con i delinquenti e distante dagli abitanti indifesi, le vere vittime.
«Falsa alternativa. Bisogna fare entrambe le cose: lottare per il miglioramento delle condizioni di vita, e sanzionare chi non rispetta le leggi della Repubblica. Lo ripeto, i devastatori siano puniti e rieducati. Lo chiedono innanzitutto i sindaci di sinistra, che in queste notti confidano nella polizia per la protezione dei beni e delle persone. Detto questo, c’è una separazione tra quartieri ricchi e poveri, un’ineguaglianza territoriale che è scandalosa e rappresentativa del crescente fossato tra cittadini di serie A e serie B. Persino i teppisti preferiscono fare danni a casa loro piuttosto che uscire dal ghetto. Comuni ricchi come Neuilly-sur-Seine, a due passi, restano tranquilli».
Le periferie francesi non sembrano peggiori di quelle europee.
«È vero, la rivolta è accaduta qui e non altrove anche perché c’è una mentalità tutta francese. Da noi è radicata da secoli l’esigenza di un minimo di uguaglianza almeno nelle possibilità, e un egualitarismo descritto mirabilmente da Tocqueville nell’Ottocento; per questo certe ingiustizie risultano insopportabili. Poi, nelle nostre periferie vivono giovani di origine africana i cui antenati sono stati sfruttati, colonizzati, usati come carne da cannone nelle guerre. Sono francesi, e discriminati. Per i turchi in Germania è diverso».
Il leader del centrosinistra Prodi teme rivolte anche in Italia.
«La politica antisociale di Berlusconi assomiglia a quella di Chirac, ma l’Italia ha una tradizione diversa, più decentralizzata. In Francia ci si aspetta molto dallo Stato, forse troppo: è quasi una fede, una tradizione che non può cambiare in poco tempo. Comunque, noto che chiediamo più responsabilità individuale ai giovani, quando Chirac ha il coraggio di non andare alle urne dopo la batosta del referendum europeo».
Che cosa farà Jack Lang se e quando ne avrà il potere?
«La sinistra dovrà proporre soluzioni più radicali, originali, immaginative rispetto al passato. Dovrà cambiare la Costituzione, sbarazzarsi dell’attuale Assemblea, costosa e inutile, e fondare un vero Parlamento dove i cittadini, anche quelli delle periferie, siano davvero rappresentati. Oggi ai francesi si chiede questo: votate, eleggete, tornate a casa e tacete. Questo Paese è sclerotizzato, ci vuole una rivoluzione democratica. Un elettrochoc politico».
Stefano Montefiori
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