Immigrazione irregolare:
espulsioni e domanda di manodopera immigrata

Di Francesco Fasani e Michele Pellizzari
(ricercatori della Fondazione Debenedetti)

LA normativa vigente in materia di immigrazione ha individuato nell'espulsione degli immigrati irregolari uno dei principali strumenti che dovrebbe assicurare credibilità alla regolarizzazione in corso. Ma quanti immigrati irregolari vengono oggi espulsi dal nostro paese? Dati a questo riguardo sono pubblicamente disponibili: il Ministero dell'Interno fornisce annualmente informazioni dettagliate sull'attività di contrasto della presenza irregolare operata dalla Polizia di Stato. Confrontando queste informazioni con i recenti dati sulle regolarizzazioni, risulta che gli espulsi nel 2001 sono stati poco più del 3% delle domande di regolarizzazione presentate nel 2002. Questo valore medio su tutto il paese nasconde la forte variabilità tra province descritta nel grafico qui accanto. L'asse verticale rappresenta una misura della probabilità di espulsione, calcolata come il rapporto tra gli immigrati espulsi (con accompagnamento alla frontiera) nel corso del 2001 sul totale delle domande di regolarizzazione nel 2002. Sull'asse orizzontale è invece riportata una misura della domanda di manodopera straniera, calcolata come il rapporto tra il totale delle assunzioni di lavoratori stranieri previste dalle imprese (provenienti dal Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere) e il totale degli occupati nazionali. I dati sono disponibili per tutte le province italiane. La distribuzione dei punti nel grafico mostra che la probabilità di subire un'espulsione si riduce sensibilmente all'aumentare della domanda di manodopera straniera, approssimandosi allo zero in alcune province del nord-est. La forma esatta di questa relazione stimata statisticamente è descritta dalla linea continua nel grafico. Si possono suggerire almeno due interpretazioni alternative di questo andamento. Da una parte, si potrebbe supporre una certa "sensibilità" dell'intensità dei controlli alle variabili del mercato del lavoro, che induce un'attenuazione dell'azione di contrasto proprio nelle province dove gli immigrati sono più richiesti dal sistema produttivo. Una simile interpretazione - in linea con alcuni risultati empirici riscontrati negli Stati Uniti - appare suffragata dal confronto tra la probabilità di essere espulsi in province con un numero di irregolari analogo (ad es. Catanzaro e Pordenone, Messina e Ferrara, Crotone e Trieste, ecc.), che risulta, nelle province meridionali, essere da due a dieci volte superiore al valore che si registrata in quelle settentrionali. In alternativa, si potrebbe pensare che l'attività di contrasto divenga meno incisiva - stante la limitatezza delle risorse umane e finanziarie delle forze dell'ordine - dove la concentrazione di irregolari è maggiore. L'andamento del grafico si spiegherebbe allora con il fatto che le province dove vi è maggior richiesta di immigrati sono quelle caratterizzate da economie più dinamiche e mercati del lavoro più surriscaldati, e quindi quelle che attraggono più immigrati, sia regolari che irregolari. Secondo la prima lettura, dunque, la politica delle espulsioni sarebbe in parte sensibile alle esigenze dei mercati del lavoro locali, facendosi meno severa laddove la domanda di lavoratori extracomunitari è maggiore. Per la seconda linea interpretativa, invece, individuare ed espellere gli irregolari diventerebbe più difficile dove la loro presenza è più elevata. Molto probabilmente entrambe queste spiegazioni contribuiscono alla comprensione dell'andamento dei dati.