Intervento
di Fabrizio Schifano,
responsabile del Ser.T. 1 di Padova
Lo
scenario degli stupefacenti negli ultimi anni si è grandemente modificato e, al
riguardo, sono molte le teorie che si sono fatte; certo è che, in questo
periodo, il problema delle droghe sintetiche è sotto gli occhi e
all’attenzione di tutti.
Ma
è vero che l’eroina non interessa più a nessuno, e qual è il ruolo della
cocaina, e quale quello dei cannabinoidi?
Quello
che noi sappiamo di per certo è che l’ecstasy, la più nota delle cosiddette
nuove droghe, in realtà è stata sintetizzata ben ottantacinque anni fa. La
conoscenza dell’A.I.D.S., sindrome descritta per la prima volta nel novembre
1981 in una autorevolissima rivista di medicina americana, riguardava questa
stranissima sindrome, che portava le persone ad un progressivo dimagrimento fino
alla morte.
All’inizio
non si pensava che fosse il virus dell’H.I.V. la causa di questa sindrome, ma
lo fosse una sostanza chiamata popper, in uso soprattutto tra gli omosessuali
negli Stati Uniti.
Tra
il 1985 e il 1986 in America si cominciò considerare il problema della
trasmissione del virus H.I.V. attraverso i rapporti eterosessuali ed
omosessuali, mentre in Europa e nel nostro paese il fenomeno era ancora
avvertito come lontanissimo.
Nei
Ser.T. e nei servizi trasfusionali noi abbiamo cominciato a testare i pazienti
per la sieropositività all’H.I.V. intorno al 1986 - 87 e, in certe zone, come
Padova, abbiamo scoperto che già il 42 % dei nostri pazienti era sieropositivo.
In alcune aree metropolitane, ad esempio nelle periferie di Milano e Torino,
questa percentuale arrivava anche al 70 %.
In
Europa e nei paesi del bacino mediterraneo si era finalmente capito e questo è
stato molto importante, che l’H.I.V. derivava principalmente dall’uso di
sostanze per via endovenosa.
L’entrata
nel mondo degli stupefacenti significa prendere a modello determinati elementi
che derivano dalla cultura: dall’86 - 87 in poi, entrare nel mondo delle
sostanze usate per via endovenosa ha significato: A.I.D.S.
Questo
risultato è entrato a far parte della nostra cultura e della nostra mentalità,
anche dal punto di vista del marketing della droga, perché di marketing si
tratta, parlando di economia, anche di economia criminale.
Si
può quindi dire che l’A.I.D.S. ha sporcato il mercato dell’eroina:
all’epoca in Italia non c’erano altre droghe usate per via endovenosa;
adesso, abbiamo anche la cocaina, che viene usata per via endovenosa, e tra
l’altro questa pratica è riservata quasi esclusivamente a coloro che usano
anche l’eroina per via endovenosa, cioè coloro che hanno dimestichezza con le
siringhe.
Nel
1987, quando cominciai a lavorare in un Ser.T., l’età media dei consumatori
di eroina e, comunque, dei frequentatori del Ser.T., era intorno ai 23 anni; se
andate oggi nei Ser.T. di Padova, trovate frequentatori con un’età media di
32 anni: sono passati dieci anni circa e anche l’età media si è alzata di
circa dieci anni.
Che
cosa significa questo? Significa che la popolazione tossicodipendente è
invecchiata, perché i vecchi consumatori non sono deceduti, per fortuna, ma
anche non ne sono arrivati di nuovi.
Nel
mondo dell’eroina assistiamo semplicemente ad un invecchiamento della nostra
utenza, il che significa, tra le altre cose, un maggiore lavoro anche per voi,
perché è chiaro che, man mano che la “carriera” con gli oppiacei continua,
il consumatore si mette maggiormente nei guai con la legge.
Dal
1986 - 87, si sono dovute introdurre sul mercato delle sostanze psicoattive che
non dovessero necessariamente essere usate per via endovenosa, e questo perché
c’era una richiesta in tal senso dal mercato. Queste nuove sostanze, più
attraenti, sono arrivate al momento giusto e sono state l’ecstasy e tutte le
droghe sintetiche.
Sono
sostanze che possono essere prese per bocca, inalate o fumate, e non danno
facilmente dipendenza, a detta dei consumatori ed anche di chi le propone.
Il
loro utilizzo può quindi essere anche saltuario, una volta alla settimana, o
anche di meno; in altro modo si verificherebbe la dipendenza e i nuovi
consumatori non vogliono essere dipendenti: questa è la spiegazione economica
dell’avvento delle nuove droghe.
A
detta dei miei utenti, sembra che il mercato si sia modificato anche dopo
l’arresto della cosiddetta mala del Brenta, che in Veneto aveva un controllo
sommario sul mercato degli stupefacenti. La perdita di potere da parte di questa
realtà criminale ha consentito l’avvento della criminalità extracomunitaria.
Sembra
però che, già nella seconda metà degli anni 80, il gruppo di Felice Maniero
facesse i primi esperimenti di diffusione dell’ecstasy nelle discoteche venete
e, a distanza di dieci anni, possiamo dire che l’operazione ha funzionato
molto bene.
Oggi,
nei 543 Ser.T. italiani, in un anno, entrano circa 120.000 tossicodipendenti da
eroina; in un solo Sabato sera, nelle 500 discoteche italiane, ci sono tra i 50
e gli 85.000 consumatori di ecstasy.
Quindi,
in un solo week-end, troviamo nelle discoteche un numero di consumatori di
sostanze stupefacenti quasi comparabile all’intero mondo degli eroinomani che
si rivolgono ai Ser.T. italiani.
L’operazione
di marketing ha funzionato in maniera meravigliosa e molti ragazzi continuano a
pensare che, in fondo, queste sostanze non sono droghe, perché non si
iniettano: il drogato è quello che si buca, non chi prende pillole, o fuma, o
sniffa.
In
realtà, queste sostanze, dal punto di vista squisitamente psicologico, sono
anche peggio degli altri stupefacenti.
Certamente,
oggi, in Italia, sono pochi quelli che iniziano ad usare eroina per via
endovenosa, però ci sono tanti consumatori che la fumano, convinti che così
faccia meno male e, soprattutto, che in questo modo evitino di contagiarsi con
l’A.I.D.S.
A
proposito della criminalità, extracomunitaria e non solo, c’è un
importantissimo altro elemento, quello dei cannabinoidi. Questi prodotti sono
presenti sul mercato della droga da moltissimi anni e sono, per così dire,
trasversali: li si trova nei centri sociali occupati, come in certe discoteche,
come nei rave o in certe feste private, come in alcune Facoltà dell’Università
di Padova.
Attualmente
il prodotto T.H.C., principio attivo derivato dalla pianta naturale
dell’hascisc, è distribuito principalmente dalla criminalità albanese, però
esistono alcuni prodotti, diciamo di élite, che non sono nelle mani degli
extracomunitari: si tratta dello “skunk”, del “superskunk”, e del
“sensibija”.
Questi
esistono da sempre, però solo negli ultimi anni stanno avendo successo sul
mercato, perché contengono una maggiore concentrazione di T.H.C. e danno quindi
effetti di piacere maggiori rispetto alla classica marijuana ed all’hascisc
coltivati sugli altipiani albanesi.
Probabilmente,
dietro alla criminalità extracomunitaria dedita allo spaccio di droghe, ci sono
organizzazioni italiane: gli stranieri occupano solo l’ultimo ed il penultimo
livello nella gerarchia, ma sopra di loro ci sono intelligenze capaci di
pianificare il marketing a livello nazionale ed internazionale.
A
questo punto, sarebbe utile spendere alcune parole sulla distinzione tra droghe
leggere e droghe pesanti, distinzione nata negli anni 70: nel ‘72 - ‘73,
anche a Padova è arrivata l’eroina e, sui muri si leggevano scritte del tipo
“Sì alle droghe leggere; no alle droghe pesanti”.
Per
droghe leggere si intendeva soprattutto la marijuana e, secondo qualcuno, anche
L.S.D. Le droghe pesanti, essenzialmente l’eroina, erano considerate le droghe
con le quali il padronato teneva calmo il proletariato.
L’utilizzo
delle droghe leggere, invece, aveva un significato politico ed ideologico di
contrapposizione al sistema. Oggi la situazione è molto diversa: se parlate con
i ragazzi che usano l’ecstasy, vi dicono che loro lavorano o studiano tutta la
settimana ed il Sabato sera hanno il diritto di sballare. La domenica, poi, sono
rintronati, ma il Lunedì mattina sono puntuali a scuola o al lavoro.
Tra
loro non c’è più contrapposizione ideologica nei confronti del sistema,
quindi queste sostanze non rappresentano più la protesta, ma l’accettazione,
l’integrazione con il sistema.
La
distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti si basava sulla opinione che le
prime creassero soltanto dipendenza psicologica, mentre le seconde anche quella
fisica. Ma gli studi effettuati durante tutti gli anni 90 hanno dimostrato che
tutte le sostanze di abuso, dall’alcool, alla nicotina, all’eroina, creano
una dipendenza che ha concrete basi biologiche.
Quindi
non esiste la distinzione tra le droghe leggere e quelle pesanti, solo quella
tra sostanze da abuso e sostanze che non lo sono.
Esiste,
è vero, una sintomatologia fisica che alcune sostanze provocano ed altre non
provocano, ma questo non vuole dire nulla: ad esempio la cocaina non dà sintomi
fisici da dipendenza, eppure è la sostanza da abuso più potente che si conosca
e, negli anni 70, era considerata una droga leggera.
Quando
la criminalità extracomunitaria prese il controllo del mercato degli
stupefacenti nella nostra regione, alla fine degli anni 80, si verificò anche
un sensibile aumento delle morti da overdose e questo avvenne principalmente per
due motivi: le nuove organizzazioni, per conquistarsi i clienti, immisero sul
mercato un prodotto migliore, contenente una maggiore percentuale di principio
attivo; le stesse organizzazioni non avevano ancora l’esperienza necessaria
per preparare la sostanza, per gestire la miscelazione con i prodotti di
“taglio”, quindi commettevano degli errori.
Il
mondo delle nuove droghe, per ora, interessa poco alla criminalità
extracomunitaria, che si occupa essenzialmente dello spaccio di eroina, cocaina
e cannabinoidi. I consumatori extracomunitari, da parte loro, raramente avevano
usato delle sostanze prima dell’arrivo in Italia, è solo qui che hanno
conosciuto la droga, di solito quella con la quale sono a contatto per il loro
impegno di criminalità: o la cocaina, o l’eroina.
Molti
stranieri, in effetti, vengono in Italia con altre intenzioni che non dedicarsi
allo spaccio, poi ci si ritrovano coinvolti per una serie di motivi, per la
difficoltà di integrarsi nella nostra società, spesse volte.
Ad
esempio, per un extracomunitario, è difficilissimo trovare una fidanzata in
Italia, a meno che lei sia una tossicodipendente: molte delle utenti che si
rivolgono al Ser.T. hanno fidanzati extracomunitari, a loro volta
tossicodipendenti e spesso spacciatori, certo in questi comportamenti c’è una
notevole strumentalità, ma forse non potrebbe essere altrimenti.
A
questa situazione fanno eccezione solo alcuni immigrati provenienti dal Marocco,
paese nel quale esistono delle piantagioni di marijuana ed anche un suo mercato,
ma questi non si rivolgono al Ser.T.: da noi arrivano solo persone che, all’80
%, hanno problemi con l’eroina e, al 20 %, con la cocaina.
L’ingresso
nel mondo delle droghe, per gli italiani, avviene invece in modo più graduale
e, spesso, le sostanze di avvio sono quelle legali, l’alcool ed il tabacco. Si
tratta di una serie di condizionamenti culturali, che vengono recepiti dalle
famiglie stesse e, poi, dal gruppo di coetanei con i quali si lega.
Uno
studio fatto nella nostra regione, iniziato nel 1990 e non ancora concluso, ha
dato risultati chiarissimi: i ragazzi tra i 12 ed i 15 anni che bevono alcoolici
o fumano tabacco, hanno una probabilità bel 52 volte maggiore di iniziare, in
seguito, ad usare sostanze da abuso illegali, rispetto ai ragazzi della stessa
età che non bevono né fumano.
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