È stato rinviato il PROCESSO a Flavio
Tosi e agli altri cinque LEGHISTI accusati di
istigazione all’odio e alla discriminazione razziale per la raccolta di firme
nell’estate del 2001 contro l’insediamento del campo nomadi in via Montelungo.
Ieri, l’impossibilità per l’ex sindaco Michela Sironi di essere in aula, ha
costretto il tribunale presieduto da Mario Sannite a rinviare la discussione al
30 novembre. Il 2 dicembre, dovrebbe essere emessa la sentenza.
E ieri, a
palazzo Barbieri, il capogruppo di Rifondazione comunista Fiorenzo Fasoli,
Francesca Bragaja del coordinamento laico antirazzista Cesar K, Daniele Todesco
della Commissione diocesana Migrantes e rappresentanti del centro sociale la
Chimica, sono intervenuti sul lancio di due bottiglie incendiarie e sul
ferimento di una bambina contro una roulotte di nomadi a Bussolengo. «Chiediamo
un’analisi approfondita di questo gravissimo episodio, che non si può liquidare
come la bravata di alcuni ragazzi perbene, che volevano vendicarsi di un
diverbio», ha detto Francesca Bragaja. «Hanno lanciato due bottiglie incendiarie
contro un camper in cui dormivano nove persone, che potevano morire bruciate»,
ha aggiunto l’attivista dei diritti civili. «Dare fuoco agli zingari è lo slogan
che viene sbandierato nei cortei della Lega», ha poi aggiunto, «ora qualcuno
l’ha fatto e poteva essere una strage: Tosi, Bragantini e gli altri esponenti
della Lega, che sono anche sotto PROCESSO per
istigazione all’odio razziale, sono i mandanti morali di questo episodio, che si
inserisce all’interno di una campagna elettorale avvelenata da questo tipo di
propaganda».
«Le forze dell’ordine hanno tranquillizzato l’opinione pubblica
sottolineando che il gesto è stato compiuto da ragazzi di buona famiglia», ha
spiegato Daniele Todesco, «ma si è trattato comunque di un episodio di razzismo
esplicito: comprendere non può in alcun modo giustificare l’intolleranza». «In
questo momento la voce della Chiesa cattolica si leva chiara e inequivocabile»,
ha proseguito Todesco, «e nessun apparentamento è accettabile con chi pone al
centro della sua visione sociale e politica l’esclusione e la discriminazione
degli altri».
Ma sul piano giudiziario, il ferimento della bambina non ha
alcuna matrice razziale. Il motivo scatenante è stato un diverbio tra alcuni
nomadi e i cinque ragazzi e, pertanto, il pubblico ministero Francesco
Rombaldoni ne ha preso atto contestando reati gravi: lezioni, detenzione e
fabbricazione di di arma da guerra. Inoltre, le perquisizioni nelle case dei
cinque ragazzi non hanno portato al sequestro di materiale propagandistico di
natura razzista.