"Immigrati come lepri"
Treviso, la battuta del sindaco non è reato
TREVISO (c.sal.) -
Da "La Repubblica" del 07 giugno 2000

Il fatto non sussiste: sono bastati ieri dieci minuti al Tribunale di Treviso per assolvere con questa formula il sindaco-sceriffo Giancarlo Gentilini dall'accusa di istigazione all'odio razziale per una frase contro gli immigrati. Una sentenza a sorpresa, destinata a far discutere, anche se ci vorranno trenta giorni per leggere le motivazioni. "Dovremmo dare dei costumi da leprotto agli extracomunitari, così le doppiette dei cacciatori potrebbero esercitarsi: tin, tin, tin" aveva detto il primo cittadino leghista lo scorso ottobre a margine di una conferenza stampa, simulando anche di imbracciare un fucile. Erano piovute critiche sdegnate, lettere di condanna da trecento insegnanti della città e pure una denuncia firmata, tra gli altri, dal premio Nobel Dario Fo e dalla moglie Franca Rame. Gentilini aveva contrattaccato parlando di "Inquisizione", di "regime", di "commissari del popolo di antica memoria", e si era giustificato sostenendo che la sua era una "battuta", una "barzelletta" pronunciata in sede privata, riferita tra l'altro "solo agli immigrati delinquenti". "E quelli - aveva aggiunto dopo essere stato rinviato a giudizio - io li butto nel Sile". Tra i suoi difensori anche il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che aveva parlato di montatura politica. Ieri il pm Gianfranco Candiani aveva chiesto una condanna a tre mesi, ma il tribunale, presidente Artuto Toppan, ha assolto Gentilini, che ha ricevuto gli applausi della folla leghista e una telefonata di congratulazioni di Bossi.