da "La Stampa"

del 12 ottobre 2000

La conferenza sul razzismo

Dar voce alle minoranze

Laura Balbo

Si tiene a Strasburgo in questi giorni, nella sede del Consiglio d’Europa, la conferenza europea in preparazione dell’«anno internazionale di mobilitazione contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e ogni altra forma di intolleranza» proclamato dalle Nazioni Unite. I documenti che saranno discussi chiamano i governi dei 41 paesi facenti parte del Consiglio d’Europa (più altri governi, più organismi internazionali e le organizzazioni non governative attive in questi ambiti) a un rinnovato impegno. I capitoli principali riguardano tutte le istituzioni che possono incidere sui processi di razzismo, discriminazione, xenofobia, dagli organi legislativi e giudiziari alla polizia ai partiti politici, dalla scuola agli enti locali agli «organismi indipendenti» (sollecitati anche a possibili collaborazioni internazionali). Molto peso viene dato a tutti gli apparati della comunicazione (anche internet, evidentemente) e di formazione di simboli e di stereotipi, in nessun caso con proposte semplificatrici e banali. C’è pesante esperienza di difficoltà e fallimenti, dovunque, e non si cade nelle soluzioni «buoniste» che a volte si trovano in circolazione. Dunque val la pena di seguire il dibattito e di esaminare i documenti conclusivi preparandosi a utilizzarli come piattaforma, appunto, per una strategia nazionale di intervento. Fin da ora comunque voglio richiamare l’attenzione su due punti che ci riguardano con singolare tempestività. Il primo: si fa ripetutamente richiamo a scelte che si traducano nell’inserimento, nei media e tra gli insegnanti, nelle forze di polizia e nelle professioni - e dunque in legittimazione e visibilità - di persone appartenenti a minoranze. In altri paesi europei di questo importantissimo elemento si è già in qualche misura tenuto conto; non da noi. Dunque si devono creare le condizioni per realizzare, in tempi ragionevoli, meccanismi «organizzativi», ma soprattutto cruciali per la partecipazione delle minoranze alle decisioni nei diversi ambiti. E per la costruzione dei «messaggi» che, anche inconsapevolmente, si trasmettono e si consolidano su questi temi. Nel documento si insiste inoltre sull’impegno a far partecipare e a rendere visibili entrambi i generi, donne e uomini, cioé, dei gruppi e categorie considerati «a rischio» di invisibilità e marginalità. Il secondo accenno che voglio fare «cade bene» in queste settimane di dibattito italiano: si parla, tra le tendenze individuate, di un rafforzarsi di forme di intolleranza in campo religioso e si dedica una specifica «appendice» (in tutto sono due) al tema indicato come «combattere l’intolleranza e la discriminazione nei confronti dei musulmani». Anche su questo, studi europei e una riflessione non «nazionale» possono essere un utile contributo da trarre dalla conferenza.