Da "L'Arena"

Sabato 16 Settembre 2000

Bertani: «C’era uno che ricattava tutti»

L’editore racconta i rapporti difficili tra gli extracomunitari del sotterraneo

È tra i primi ad arrivare sul posto l’editore Giorgio Bertani, da sempre vicino agli immigrati, con un passato da «portatore di pace» a Sarajevo. Si informa, chiede chi è quel giovane che è morto, e quando gli dicono che si chiama Cesare, trasale. «L’ho visto ieri sera, gli avevo detto di spostarsi al dormitorio vicino al Camploy. Lui mi ha detto che ci sarebbe andato all’indomani. Aveva il suo sacco a pelo in mano», continua Bertani, «abbiamo fatto quattro chiacchiere, parlato un po’ dell’origine del suo nome, di cui andava fiero. Mi spiace che sia accaduto tutto questo», dice Bertani, «è una tragedia annunciata. Da tempo avevo chiesto al sindaco di realizzare un’uscita d’emergenza nello scantinato dell’edificio. È accaduto tutto oggi, che doveva esserci lo sgombero. Poche ore e qui sarebbe stato buttato giù tutto». Non si dà pace Bertani: «La situazione era tesa da tempo. Fino a qualche mese fa, qui c’erano degli immigrati che tutto sommato si riusciva a gestire. Ultimamente s’era formata una sorta di mafia. C’era un moldavo grande e grosso che ricattava tutti. Qualche giorno fa si sono picchiati tra polacchi e marocchini. Uno ha usato le stampelle che gli avevo regalato per farlo camminare meglio, come "armi". Ultimamente anch’io facevo fatica a parlare e a stare con loro. C’era una brutta aria». Marocchini e polacchi, persone con mentalità ed esigenze diverse che s’erano spartite quell’alloggio diroccato. Religione diversa, abitudini diverse. Gli uomini dell’Est soliti a bere, quelli africani più dediti allo spaccio. Che di gente ubriaca ne girasse da quelle parti lo testimoniano alcuni residenti che vedevano quegli uomini spesso obnubilati dall’alcol. Forse è per questo che non sono riusciti a scappare subito da quella trappola incendiata. L’odore acre del fumo avrebbe dovuto svegliarli prima che il monossido li intossicasse. Alle 7.30 sul posto arriva anche l’assessore ai servizi sociali Mimma Perbellini. Bertani le va incontro: «Con la collaborazione dei tuoi uffici», le dice l’uomo, «ero riuscito a far spostare alcuni immigrati che dormivano qui. Altri due sono stati ricoverati nella sezione per alcolisti dell’ospedale... ma qui è successa una tragedia». L’assessore ascolta: «Certo che collaboriamo e ci diamo da fare per gli immigrati», risponde a una domanda del cronista, «come crede che si potrebbe sopravvivere altrimenti in questa città? Ma poi succedono fatti del genere e fanno male, perché si tratta di persone, di esseri umani che muoiono così». Perbellini in mattinata s’è recata poi all’ospedale di Borgo Roma per accertarsi sulle condizioni degli altri intossicati. In tarda mattinata arriva anche l’assessore alla pubblica sicurezza Fabio Gamba che preannuncia un incontro a giorni, anche per discutere dell’abbattimento della struttura edile, che adesso è stata posta sotto sequestro dalla magistratura e chissà in quali tempi verrà rimessa a disposizione del Comune. (a.v.)