Gli zingari, chi sono? Una scheda per iniziare a conoscerli

a cura della Cooperativa AndoKampo

Tratto da: Cooperativa AndoKampo, Zingari nelle città, a cura di Marco Piras, Antonella Gandolfi, Milly Ruggiero, Lucia Masotti in collaborazione con l'Opera Nomadi, sezione di Bologna, Centro Stampa del Comune di Bologna, 2° edizione, agosto 1994


...L'arrivo a Bologna nel 18 luglio del 1422...

"Adì 18 de luglio venne in Bologna uno ducha d'Ezitto, lo quale havea nome el ducha Andrea, et venne cum donne, puti et homini de suo paese; et si possevano essere ben cento presone (...) si demorarono alla porta de Galiera, dentro et fuora, et si dormivano soto li portighi, salvo che il ducha, che stava in l'albergo da re; et (...) gli andava de molta gente a vedere, perché gli era la mogliera del ducha, la quale diseva che la sapeva indivinare e dire quello che la persona dovea avere in soa vita et ancho quello che havea al presente, et quanti figlioli haveano et se una femmina gli era bona o cativa, et s'igli aveano difecto in la persona; et de assai disea il vero e da sai no".

(Cronaca di anonimo bolognese del 1422)

Cittadini d'Italia

Questa cronaca cinquecentesca di Anonimo Bolognese è la prima testimonianza degli zingari in un territorio che sarà poi dello Stato Italiano. Dopo questa, numerose sono le segnalazioni di zingari nella Penisola che da quel lontano secolo XV sono stabilmente presenti in Italia.

Curioso che quando si parla di zingari si pensa subito a cittadini stranieri. In realtà, gli zingari rappresentano una delle minoranze etniche e linguistiche, una delle tante nazionalità presenti nello Stato Italiano. Il Disegno di legge sulla tutela delle minoranze etniche e linguistiche in Italia, prevede, infatti, la tutela della lingua e della cultura zingara.

Rom e Sinti

Gli zingari chiamano se stessi Rom 'uomo', che significa anche 'marito' (plurale Roma). 'Donna' è romnì (plurale romnià). Tutti i non zingari sono gagé (sing. m. gagiò, f. gagi) o gagi (sing. m. gagio, f. gagi). La divisione in gruppi o sottogruppi è intricatissima. Si individua una prima principale divisione tra Sinti e Rom. E sono soprattutto i Sinti quelli presenti in Italia e qui stabilitisi da ormai più di cinquecento anni.

Rom e Sinti in Italia. Chi sono, quanti sono

In Italia ci sono, al momento circa 100.000 zingari. Circa 70.000 di cittadinanza italiana, e circa 30.000 di provenienza Jugoslava. Di questi ultimi un buon numero arrivò in Italia a seguito della Seconda Guerra Mondiale, dalla Croazia di lingua italiana; la maggior parte tra fine anni '60 e inizio '70, buona parte in seguito al terribile terremoto che devastò la Macedonia (Skoplije) dove numerosi zingari erano ormai sedentarizzati. gli ultimi sono arrivati a partire dal 1987, e soprattutto a seguito della guerra nella ex Jugoslavia dalla Bosnia e dal Kossovo.

I gruppi principali di questi Rom non italiani sono:

- Khorakhané (amanti del corano) Shiftarija (albanesi). Sono mussulmani, provenienti soprattutto dal Kossovo, la regione della ex Jugoslavia a maggioranza etnica albanese, ma anche dalla Macedonia e dal Montenegro.

- Khorakhané Crna Gora (Montenegro) sono i principali conservatori della tradizione della lavorazione del rame.

- Khorakhané Cergarija ("quelli delle tende") provengono dalla Bosnia (Sarajevo, Mostar, Vlassenica, nomi oggi tristemente noti).

- Kanjarja cristiano-ortodossi. Provengono perlopiù da Serbia e Macedonia.

- Rudari (intagliatori), cristiani ortodossi. Parlano il rumeno. Apprendono il romanés per frequentazione di altri gruppi Rom. Provengono perlopiù dalla Serbia.

- Lovara (gli allevatori di cavalli) e Kaloperi ("piedi neri") sono piccoli gruppi, questi ultimi mussulmani e provenienti dalla Bosnia.

- Gagikane, cristiani ortodossi. Provengono perlopiù dalla Serbia.

Tra i gruppi zingari stabilmente in Italia, di cittadinanza italiana:

i Sinti rappresentano il gruppo di gran lunga maggioritario. Sono i giostrai, quelli dello spettacolo ambulante, dei piccoli e dei grandi circhi, acrobati, giocolieri e musicanti; ma tra loro c'erano anche gli allevatori di cavalli. Articolata è anche la suddivisione all'interno dei Sinti in numerosi gruppi.

Ma esistono anche vari gruppi Rom individuati in base alla provenienza o al luogo di stanziamento:

Rom Abruzzesi, Calabresi, Ungheresi, Lovara e ancora gruppi minori.

Provenienza e lingua

La loro provenienza dall'India è un dato ormai da tempo incontestabile. Da qui si mossero attorno al Mille d. ch. probabilmente premuti dall'espansione islamica, o forse per una grave carestia. Si sostiene che da sempre i loro mestieri tradizionali fossero quelli di giocolieri, musicisti da piazza, calderai, mercanti di cavalli, indoratori, attività che, attualmente, solo in parte conservano. In Italia, in particolare, il circo e le giostre sono ancora chiaramente caratterizzate dalla presenza degli zingari (famiglia Orfei, Togni, ecc). Ma ormai, allo spettacolo itinerante, ai luna park, sono interessati anche grandi gruppi economici che con i loro potenti mezzi sempre più escludono ed emarginano le modeste giostre dei Sinti.

La loro lunga migrazione attraverso l'Asia e l'Europa si svolse con una lunga sosta in Persia (forse due secoli) e nell'Impero bizantino come testimoniano i numerosi tratti che dalle lingue di questi paesi acquisì la loro lingua: il Romanés. Ancora oggi, comunque, il Romanés è riconoscibile come l'evoluzione di una delle tante lingue parlate in India e che ha come pariente più illustre il Sanscrito. Una lingua - il Romanés - che ha dell'incredibile quanto ad evoluzione e conservativismo allo stesso tempo. Non c'è territorio di stanziamento da cui non abbia accolto elementi e allo stesso tempo - qui sta l'incredibile - si è mantenuta una buona intercomprensione tra i diversi gruppi stanziatisi in territori lontanissimi. Un Rom cergario della Bosnia non avrà seri problemi di comunicazione con un Rom abruzzese.

Zingari, Gitani, Gypsies, Gitanos, Zigeuner

A quanto pare fu nei paesi di lingua greca che venne loro attribuito il nome di atsingani da cui derivano l'italiano 'zingari', il francese 'tsiganes' e il tedesco 'Zigeuner', mentre a una supposta provenienza dall'Egitto accreditata in altri tempi dagli zingari stessi, si rifanno le designazioni di 'gitanos' in spagnolo e 'gypsies' in inglese.

La dispersione nel mondo e le persecuzioni

L'arrivo in Europa e la loro dispersione in tutti i paesi europei si ebbe intorno al 1400, probabilmente a seguito delle pressioni dei turchi. Già nel secolo XVII li troviamo nelle Americhe, deportati come schiavi.

E questo introduce il dato costante, il filo conduttore della storia di questo popolo: la persecuzione, la riduzione in schiavitù, la deportazione, lo sterminio. Quale sia il pregiudizio all'origine del sospetto nei loro confronti è difficile stabilirlo. Di fatto si sarà protratta nel tempo la diffidenza sorta al loro primo apparire nel Medioevo europeo: nomadismo come maledizione di dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, legati nella superstizione popolare, alle arti magiche; le arti divinatorie identificabili come aspetto stregonesco; ma soprattutto, crediamo, la loro diversità fisica e culturale in genere (anche la loro riluttanza ad adattarsi al lavoro dipendente, a regole di vita imposte non loro, la necessità dello spostamento in dipendenza dalle esigenze famigliari e di lavoro e altri tratti che ancora oggi inducono sfiducia, diffidenza e disprezzo). Di qui la tendenza della società gagé a liberarsi di tale presenza anche a costo dell'eliminazione fisica. Tutti i paesi europei adottarono nei loro confronti, come minimo, bandi di espulsione. In Francia vennero pressoché 'estinti'. Si adotta a comandamento il destino di Caino "Io sono fuggitivo e chiunque mi troverà potrà uccidermi". Di fatto il nomadismo diventa una perenne fuga. La Dieta di Augsburg decreta che chi uccide uno zingaro non commette reato; e il principe di Mainz si vanta di avere sterminato tutti gli zingari del suo territorio. In alcuni paesi ed in certi periodi lo zingaro, solo in quanto zingaro, poteva essere ridotto in schiavitù o ucciso.

Nel XVIII secolo l'Illuminismo tenta di sostituire allo sterminio fisico il genocidio culturale. Maria Teresa d'Austria, sovrana illuminata, proibisce il nomadismo, cerca di legare gli zingari alla terra, vieta la loro musica, le loro canzoni, la loro lingua. toglie ai genitori i propri figli perché vengano educati in famiglie 'normali'. Naturalmente tutti fuggono e si riparano nelle montagne. Ancora nella seconda metà dell'800 gli zingari vivono schiavi in Romania.

Tentativo simile a quello di Maria Teresa viene fatto dalla Fondazione umanitaria svizzera Pro Juventute in tempi assai più vicini a noi 'requisendo' i bambini alle rispettive famiglie e affidandoli ad altre di non zingari. Quando le coscienze di molti si ribelleranno a tale orrore si cercherà di ricomporre le famiglie distrutte, ma invano.

Lo sterminio nazista

Ma il tentativo di sterminio più scientifico e di maggiori proporzioni fu quello operato dai nazisti. Non meno di 500.000 zingari (di quella razza ariana che il nazismo voleva elevare sulle altre) vennero ammazzati e la voce dei superstiti non trovò ascolto neppure al processo di Norimberga, né vennero loro riconosciuti i danni di guerra. Anche recentemente la Germania ha stanziato un fondo per risarcire i sopravvissuti e le famiglie dei deportati ebrei. Per gli zingari nulla. Il loro torto, in questo caso è quello di non costituire uno stato, di non avere una rappresentanza diplomatica, di non fare riferimento a una terra chiusa da confini. Né mai a loro merito va ascritto il fatto di non concepire le divisioni territoriali, le guerre fra i popoli. Solo in un'occasione forse, nella loro storia recente presero le armi in quanto zingari: quanto si riunirono con i partigiani di Tito contro i nazisti che li avevano sterminati.

Re e regine degli zingari: il rifiuto della gerarchia

Tratto culturale estremamente caratterizzante gli zingari è quello del non riconoscimento delle gerarchie che non siano quelle che provengono dall'anzianità, dall'essere padre o madre di famiglia o dall'essere reputato saggio. Sono quindi favole quelle dei re e regine degli zingari. In qualche caso si tratta di trovate degli stessi zingari che abbindolano qualche giornalista desideroso di fare lo scoop con tanto di servizio fotografico a pagamento.

Oggi

Mai, come in questo secolo, l'esistenza degli zingari in quanto tali, è stata in pericolo. Il dopoguerra li ha visti sempre più esclusi dagli spazi economici, sempre più impediti nei loro spostamenti, sempre più emarginati, nonostante le numerose dichiarazioni di principio e leggi a livello regionale, statale, europeo e internazionale (come per es. quella che afferma il diritto al nomadismo, alla sosta: numerosi sono ancora i cartelli in numerosi Comuni con la scritta "Vietata la sosta ai nomadi", dichiarata illegale da una Circolare del Ministero degli Interni), sempre più cacciati nella condizione di sottoproletariato. Determinante per le situazioni di degrado sono le profonde e rapide trasformazioni sociali che non concedono di adeguare alle nuove esigenze i moduli tradizionali della loro cultura.

La Romani Union, un'associazione di zingari di tutto il mondo ha avuto il riconoscimento e l'ammissione all'ONU in qualità di organismo non governativo nel 1977.

Quanto alla situazione specificamente italiana si può qui solo osservare che dopo l'istituzione delle scuole speciali per bambini e ragazzi zingari, si è passati all'inserimento nelle scuole normali. Se si ha una buona frequenza per le scuole elementari, già più problematica diventa la frequenza e ancor più il completamento della scuola media. Un grave problema che se da un lato è legato all'insofferenza per la struttura chiusa, per l'obbligo di frequenza in un'età in cui il soggetto gode all'interno della propria comunità di una notevole autonomia di scelta, alla difficoltà nel contatto con i gagi, dall'altra pone seriamente il problema della necessità di aggiornamento della scuola, nella maggior parte dei casi impreparata a realizzare l'accoglimento al suo interno di componenti diverse, impreparata a sviluppare programmi adeguati, a creare nelle classi una naturale convivenza di diverse culture, tutte cose pure enunciate come necessarie e previste nei progressivi programmi scolastici.

Si può, comunque osservare, a questo proposito, la maggiore facilità della scolarizzazione per i Rom non italiani rispetto ai Rom e Sinti italiani.

Zingari e 'nomadi'

Non abbiamo parlato, come si vede di 'nomadi' designazione utilizzata oggi in maniera eufemistica, perlopiù, allo stesso modo di 'extracomunitario' invece di 'africano', 'asiatico', ecc. Di fatto, oggi non si può parlare di nomadismo se non intendendolo in maniera molto restrittiva, e interessante soprattutto quelle famiglie ancora proprietarie di giostre e circhi, continuamente alla ricerca delle piazze per i loro spettacoli. Un motivo di frequenti spostamenti sono i ricongiungimenti dei gruppi familiari. Ci si ricongiunge nelle occasioni di lutto e delle feste; e poi l'estate, soprattutto nei luoghi di villeggiatura al mare.

Numerose regioni hanno approvato piani globali che prevedono tra l'altro, la possibilità per i singoli comuni, di accedere a finanziamenti per la realizzazione di aree di sosta attrezzate per Rom e Sinti, ma percentualmente minimo è l'adempimento dei comuni.

Anche a questo proposito una distinzione chiara va fatta. Mentre gli zingari italiani difficilmente si adattano a lasciare le proprie roulotte per una casa in muratura (a meno che non si tratti di una casa in campagna, indipendente), i Rom slavi aspirano in maggior parte ad avere una casa.


Riferimenti

- Converso M./Mori T., in Romane Krle. Voci Zingare, Cooperativa Sensibili alle foglie, Roma, 1992.

- Liégiois J. - P., Zingari e viaggianti. Documenti per un'informazione interculturale degli insegnanti, Consiglio della Cooperazione Culturale, Strasburgo, 1985 (Ed. italiana Lacio Drom - Centro studi zingari. Roma, 1987)

- Soravia, G., I dialetti degli zingari italiani, Pacini, Pisa, 1977.