da Il Manifesto

dell' 11 Dicembre 1999

STRANIERI

Il Belpaese bocciato in discriminazioni

- DONATELLA FRANCESCONI - FIRENZE

A ntonella Attardo è una giovane donna che ha girato il mondo come funzionaria del Minority Rights Group, organizzazione non governativa fondata nel 1960 con sede a Londra, e che oggi segue la situazione della popolazione Rom in Europa. In questi giorni è passata da Firenze dove con convegni e musiche è stata celebrata la giornata mondiale dei diritti dell'infanzia, e tra tante cattive notizie ne ha portata una che allarga il cuore. Un gruppo di ragazzini Rom ha fatto ricorso contro la propria scuola, in Ungheria: non potevano fare ginnastica con i coetanei ungheresi, non potevano accedere al bar, la cerimonia di promozione, a fine anno, era separata. Il ricorso è stato accolto e i ragazzini hanno vinto, insieme alle organizzazioni non governative che li hanno sostenuti. La stessa battaglia è in corso nella Repubblica Ceca: al fianco dei ragazzini che hanno presentato ricorso ci sono i loro insegnanti e le Ong Rom. "Queste storie - spiega Antonella Attardo - ci insegnano che è necessario aiutare le organizzazioni dei Rom a far sentire e contare la propria voce, per esempio attraverso progetti speciali sul terreno dell'educazione interculturale a partire dalla realtà scolastica".

Perché la discriminazione razziale nei confronti dei Rom è dura a morire nell'Europa unita che guarda allo straniero come un pericolo: "Un esempio per tutti - continua Antonella -: l'Unione europea e il consiglio d'Europa stanno mettendo a punto nuovi strumenti contro la discriminazione razziale, ma questi strumenti non varranno per chi non è europeo". Dopo i conflitti che hanno devastato la Jugoslavia la situazione dei Rom si è fatta più complicata, perché più labile è diventata la linea divisoria tra l'essere minoranza locale e l'essere rifugiati. "E lo svantaggio dei rifugiati nell'Unione europea è un dato di fatto", spiega Attardo che vive e lavora a Londra, conosce la situazione nel Regno Unito, e racconta i cappi di detenzione per chi avanza richiesta di asilo "e si ritrova prigioniero, a tutti gli effetti, per mesi e anche anni, senza processo, e solo perché chi dovrebbe accogliere ha, invece, deciso che il richiedente asilo potrebbe nascondersi sul territorio nazionale. In questi campi sono rinchiusi, attualmente, anche minori, nonostante che le autorità sostengano il contrario". I Rom profughi della guerra del Kosovo non sono stati ben accolti neppure in Italia, perché, si sa, "la guerra è finita". Ma un grido d'allarme autorevole sulla situazione dei Rom e dei cittadini stranieri in Italia era già stato lanciato a marzo di quest'anno del Comitato per l'eliminazione delle discriminazione razziali (Cerd) in seno all'Onu. Il 9 marzo il Comitato ha esaminato lo stato d'applicazione, nel nostro paese, della Convenzione per l'eliminazione di tutti le forme di discriminazione razziale, firmata dall'Italia e altri 152 paesi. Un gruppo di esperti ha esaminato le risposte fornite dal governo italiano, presente conuna sua delegazione. E l'esame non promuove il Bel paese. Si comincia già male, nella prima pagina del rapporto: nel 1997 il Minority Rights Group ha censito, in Italia, una serie di minoranze che vanno dai sardi (1.600.000) ai friulani (600.000) passando per i Rom (110.000), gli albanesi (75.000), ecc.; ma il rapporto presentato alla Commissione dal governo non ne cita neppure una. Il primo capitolo del rapporto italiano, invece, spiega che i casi di intolleranza sono drasticamente diminuiti per frequenza e importanza: gli esperti replicano che vorrebbero conoscere anche il parere delle associazioni delle vittime potenziali del fenomeno e chiedono conto delle discriminazioni all'interno delle carceri italiane. Poco convincente anche il capitolo dedicato alla situazione dei Rom: nella relazione degli italiani si sostiene che i 130.000 Rom che vivono in Italia costituiscono una "comunità sedentaria e integrata nella società", che "non sono discriminati, godono dei pieni diritti di cittadinanza, non ci sono provvedimenti governativi che l'obblighino a vivere in appositi campi. Vedere per credere. Gli esperti della Commissione replicano che permane un serio stato di discriminazione, in particolare per quel che riguarda la situazione abitativa e la salute; che i campi sono spesso senza acqua corrente ed elettricità e strutturati come luoghi da cui è impossibile uscire. E non va meglio agli italiani per quel che riguarda il versante immigrati in generale: l'Italia non è promossa e prende un bel voto solo alla voce "intolleranza" intesa come la tendenza a ricacciare indietro gli immigrati, rigidamente divisi in "comunitari" ed "extracomunitari".