1 settembre
«Musulmani, non facciamoci dividere tra "noi e loro"»
«Si deve sfuggire al ricatto di chi vuole la spaccatura tra le due fedi»
TARIQ RAMADAN
Gardels Nathan
(tratto da Corriere della Sera)
Ha tentato di gettare un ponte tra i musulmani e il resto della società
francese. Per Time Magazine è tra i 100 più significativi intellettuali
del 2003: Tariq Ramadan è una delle figure più controverse del panorama
europeo. Professore di Religione, Polemologia e Processi di pace all'
Università Notre Dame (Chicago), la settimana scorsa il governo Usa gli
ha revocato il visto, per presunti legami con gruppi islamici radicali.
Fino al rapimento dei due giornalisti francesi, i gruppi islamici estremisti
in Iraq avevano preso solo ostaggi i cui governi erano alleati degli Stati
Uniti. Siamo a un nuovo stadio del terrorismo globale, capace di fondere
la guerra alla politica degli Usa in Medio Oriente con una forma radicale
di opposizione al secolarismo occidentale? In fin dei conti, il secondo
capo supremo di Al Qaeda, Ayman Zawahiri, si era opposto alla legge sul
velo già al momento dell' approvazione parlamentare. «Ho paura che gente
come Zawahiri, dal livello globale passi a organizzarsi a un livello locale
con gruppi simili all' Esercito islamico in Iraq, che ha rapito i due
giornalisti francesi. Agiscono allo stesso modo: ricorrono alla retorica
antioccidentale e agli atti terroristici per produrre una frattura tra
l' Islam e l' Occidente. Attaccando la legge sul velo approvata in Francia,
fanno leva su un tema fortemente sentito dai musulmani nel mondo, che
si sentono oppressi dall' Occidente, e in particolar modo da questa nuova
legge, considerata profondamente anti-musulmana. Zawahiri e l' Esercito
islamico in Iraq vogliono conquistare i musulmani al loro pensiero, secondo
il quale il mondo è diviso tra noi e loro. Il mio timore è che ci riescano.
Benché la Francia si fosse schierata con gli arabi contro la guerra in
Iraq, è stata bollata come anti-islamica quand' è stata proposta la legge
sul velo. La questione non è stata analizzata criticamente ma caricata
di emozioni e passioni. Questo non significa che la maggior parte dei
musulmani sia a favore dei rapimenti e delle uccisioni degli ostaggi,
ma c' è un' atmosfera diffusa, la crescente percezione dell' esistenza
di un noi e di un loro». Come dovrebbero rispondere la Francia e gli altri
governi occidentali ai rapimenti? E come dovrebbero rispondere i musulmani
in Francia e nel resto dell' Occidente? «I governi non dovrebbero dare
seguito a questo genere di ricatto. Non è accettabile. Per i musulmani
occidentali si tratta di rifiutare una visione del mondo avvelenata dalla
contrapposizione. I musulmani occidentali devono assumere posizioni esplicite
se vogliono essere compresi dalle società nelle quali vivono così come
dai loro fratelli musulmani nel mondo. La situazione è delicata. Per dirla
tutta, un musulmano americano critico nei confronti della politica americana
in Medio Oriente, è considerato una specie di traditore del suo Paese:
musulmano prima che americano. Il cittadino che ho in mente io, è invece
capace di esprimere le proprie opinioni e metterle a disposizione della
crescita di una società libera. L' America e l' Europa dovrebbero trarre
vantaggio dalla presenza musulmana per imparare a comunicare con il mondo
musulmano nel suo insieme. Al tempo stesso, i musulmani occidentali hanno
il dovere di diffondere un messaggio: "Viviamo in democrazia, rispettiamo
lo Stato di diritto, rispettiamo il dialogo politico aperto e vogliamo
lo stesso per tutti i musulmani". Accettare una società aperta non significa
tradire i principi musulmani. Lo Stato laico rende possibile la convivenza,
è la condizione indispensabile alla pratica della libertà religiosa. Il
futuro del mondo islamico dipende in gran parte dalle scelte dei musulmani
occidentali. Possono esistere modelli infiniti ma i principi sono universali:
sovranità della legge, pari diritti di cittadinanza sganciati dalla religione,
suffragio universale, responsabilità dei capi». Di quali mezzi dispongono
i musulmani che si oppongono alla legge sul velo, per misurarsi con queste
condizioni? «Io mi sono schierato contro l' approvazione della norma che
impedisce di esibire "simboli religiosi" - velo islamico incluso - nelle
scuole pubbliche. Ma ora che è stata approvata, è legge. Chi è cittadino
francese, e musulmano, può continuare attraverso il dialogo democratico
a cercare il modo di conciliare la legge con la fede islamica. Ad esempio,
si può esercitare pressione in favore di una sua interpretazione che permetta
alle ragazze musulmane di portare copricapo discreti, che non siano segno
di inclinazioni fondamentaliste, ma solo di rispetto per il credo religioso
individuale, o di libertà di coscienza. Perché non una semplice bandana
che copra i capelli? Nessuno dovrebbe avere il diritto di costringere
una donna a indossare o non indossare il jihab. Sarebbe un errore bandire
le donne dal sistema scolastico pubblico, risultato totalmente contrario
alle intenzioni sottese alla legge, che punta invece all' integrazione,
nel rispetto dei principi dello Stato francese. E i musulmani non dovrebbero
essere esposti alla tentazione di proteggersi in sistemi scolastici paralleli,
che li isolino dal resto della società confinandoli in ghetti e generando
un meccanismo schizofrenico. Chiarezza: rispettiamo la legge anche se
non siamo d' accordo. Dobbiamo stare dalla parte del governo francese».
Dopo le stragi di Madrid e, ora, il rapimento dei giornalisti francesi,
si aspetta un contraccolpo per i musulmani in Europa? «Sì. Già lo vedo:
l' atmosfera è elettrica, i musulmani sono guardati con sospetto. La situazione
in America non sembra diversa: il mio visto per continuare a insegnare
all' Università Notre Dame è stato improvvisamente revocato la settimana
scorsa per "sospetti" sulle mie attività e i miei contatti. Ma i musulmani
non devono indulgere al vittimismo. Non dobbiamo schierarci sulla difensiva
e isolarci, né lasciarci identificare come potenziali sospetti. Siamo
musulmani e crediamo nei nostri valori. Siamo cittadini. Condanna ciò
che è sbagliato, promuovi ciò che è giusto». Nathan Gardels Global Viewpoint
(traduzione di Maria Serena Natale)
|