da "Il Corriere della Sera"

Mercoledì 18 Ottobre 2000

I musulmani vogliono qui la guerra santa»

ROMA - Bossi? Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, perché serve al centrodestra «la sua anima popolaresca, la sua capacità di porre problemi reali in una coalizione che a volte difetta su questo terreno». E dunque, ben vengano manifestazioni come quelle di Lodi: «Se lo avessi saputo, ci sarei andato anch’io». A parlare è Don Gianni Baget Bozzo - uno dei consiglieri più ascoltati da Berlusconi -, che tempo fa aveva individuato nella Lega la forza capace di porre un argine al «pericolo islamico». Oggi non cambia idea, anzi: «In un momento in cui la Chiesa cattolica è in confusione, è debole, è importante che Bossi ponga problemi reali». Minacciare lo smantellamento di una moschea, qualora venisse costruita, è il modo giusto per porre il problema? «E’ vero che secondo il diritto italiano i musulmani hanno diritto alla loro moschea. Ma cosa accade da quel momento in poi?». Cosa accade? «Che il terreno su cui viene costruita diventa territorio islamico, deve essere adibito al culto, è una sorta di extraterritorialità. Gli islamici non vedono l’Europa come terra del viaggiatore, ma come luogo dove è lecita la Jihad, la guerra santa. Sono militanti, il loro riferimento giuridico non è lo Stato italiano ma la loro comunità politico-religiosa». Crede che tutti i musulmani vengano in Italia per fare la guerra santa? «Certamente non tutti, ma questo è il concetto base che ispira gli islamici, che infatti portano qui le loro scuole, i loro riti come la macellazione del bestiame, i loro credo come la poligamia. Insomma, come ha giustamente detto il cardinal Biffi, avallato dal cardinal Sodano, l’Islam non è solo religione, è un altro diritto che entra nel nostro Paese». Questo secondo lei giustifica gli slogan di stampo razzistico usati nella manifestazione della Lega a Lodi? «Guardi che i musulmani torturano i cristiani, stuprano le donne, uccidono! Le atrocità commesse in Sudan, alle Molucche, a Timor Est, anche in Egitto, non sono favole. Bisogna sapere cos’è l’Islam, e impedire che si crei un diritto parallelo al nostro ordinamento, anche perché quelle popolazioni fanno molti figli e cambiano il volto delle nostre città. E la sinistra, irresponsabile, usa il multiculturalismo per i propri interessi, per creare tensione contro la cultura dominante». Il centrodestra invece come affronterà il problema? «Non possiamo contrastare l’immigrazione, per ragioni economiche, politiche e democratiche. Ma dobbiamo sapere cosa comporta, e agire di conseguenza. Il cardinal Biffi, suggerendo maggiori ingressi in Italia di immigrati di religione cristiana, ha indicato una strada». Ma uno Stato laico non dovrebbe dare risposte laiche? «Certo, bisogna studiare anche altre strade. Il sistema adottato in Francia è da approfondire. Loro hanno saputo finora difendere la propria laicità e identità molto meglio di come noi sappiamo difendere la nostra cristianità. Dobbiamo fare di più, per esempio rendendo più difficili i matrimoni misti soprattutto tra donne italiane e uomini islamici, perché non ci sono solo i diritti individuali, ma una storia millenaria da tutelare». Paola Di Caro Tutti gli articoli © Corriere della Sera