Questi sono i principali settori produttivi dove sono impiegati gli immigrati.

• Agricoltura. L’inserimento in agricoltura di manodopera immigrata si configura come stagionale e segue l’andamento delle varie raccolte anche per periodi molto brevi (15/20 giorni). I lavori stagionali vanno da marzo ad ottobre: si raccolgono fragole, tabacco, mele, uva ecc. Collegato con l’agricoltura troviamo il settore dell’agroindustria per la trasformazione e la lavorazione dei beni alimentari. Anche in questo settore l’inserimento di manodopera immigrata è legato alla stagionalità: un gruppo consistente di maghrebini viene in Italia a marzo e torna nel proprio paese ad ottobre.
• Industria. Uno dei maggiori settori d’inserimento riguarda i lapidei (lavorazione ed estrazione del marmo) nella zona della Valpolicella, della Vadadige e della Valpantena, che fa registrare una forte presenza di immigrati soprattutto del Ghana, per i quali non è richiesta un’elevata specializzazione. Nelle industrie metalmeccaniche, in cui le lavorazioni sono particolarmente nocive e pesanti (fonderie, verniciature, trattamenti dei metalli) c’è una notevole rappresentanza di forza lavoro dell’Africa anglofona ed anche una componente dell’Africa Francofona (Senegal). Un’altra area industriale importante riguarda la lavorazione di materie plastiche, concerie, ceramiche, vetrerie (ad esempio a Colognola ai Colli con una significativa presenza marocchina). E’ interessante osservare il fenomeno del pendolarismo fra Verona, dove il lavoratore immigrato soprattutto ghanese o senegalese risiede, e la provincia di Vicenza (Montebelluna e Arzignano) dove si reca per lavorare nelle concerie.
• Edilizia. In questo settore prevalgono soprattutto slavi e maghrebini. Fra i tunisini si è sviluppato il fenomeno del lavoro artigianale in proprio per non pagare i contributi, che non sono riscattabili in patria: così lavorano a contratto per le stesse ditte per le quali prima lavoravano come dipendenti spesso però senza copertura assicurativa e sanitaria.
• Trasporti e servizi. L’autotrasporto è quasi a completo appannaggio degli slavi provenienti dalla ex Jugoslavia (bosniaci e serbi). In una provincia come quella veronese a spiccata vocazione turistica non poteva mancare una buona collocazione di immigrati nel settore turistico-alberghiero soprattutto di manodopera maghrebina (particolarmente apprezzati sono i tunisini come aiuto cuochi). Il lavoro domestico e i servizi alla persona sono invece in massima parte svolti dai cingalesi (Sri Lanka). Questa comunità si è insediata nel veronese con un primo nucleo a partire dalla regolarizzazione intervenuta con la legge Martelli del ’90, richiamando successivamente altri connazionali.

In tutti i settori sopra menzionati l’inserimento dei lavoratori immigrati avviene in forma complementare rispetto ai lavoratori italiani e non in concorrenza. Nella maggior parte dei casi si tratta di lavori rifiutati dagli italiani, per i quali non c’è disponibilità di manodopera locale. La competitività piuttosto si verifica sul piano della maggiore disponibilità alla flessibilità dell’orario e agli straordinari da parte dei lavoratori immigrati nell’ambito della stessa fabbrica.

Nell’Italia Meridionale invece si può parlare di più di concorrenza soprattutto nell’ambito dell’economia sommersa.

L’andamento delle iscrizioni al collocamento, interpretabile come disponibilità di manodopera immigrata, e degli avviamenti al lavoro, interpretabile come richiesta da parte delle imprese, dimostra l’estrema flessibilità e mobilità di questi lavoratori per cui ad un aumento degli avviamenti non corrisponde necessariamente una diminuzione degli iscritti e viceversa.

LAVORO

Avviamenti al lavoro e iscrizioni alle liste di collocamento per trimestre dal 1994 al 1997

Le ISCRIZIONI corrispondono al numero di disoccupati iscritti nelle liste di collocamento

Gli AVVIAMENTI riguardano il numero di operazioni relative all'avvio al lavoro, per cui ogni disoccupato può essere avviato al lavoro nel corso di un anno anche più di una volta