E’ praticamente impossibile rispondere a questa domanda fornendo una cifra precisa. Numerosi sono stati i tentativi di stima elaborati da vari ricercatori ed istituzioni con il rischio di creare allarmismi inutili.

Noi ci limitiamo solo a proporre alcune considerazioni relative a questo sottoinsieme della popolazione immigrata.

• Gli irregolari e i clandestini sfuggono ad una rilevazione precisa delle fonti istituzionali (Questura, Anagrafi comunali, Uffici del Lavoro, Ulss) proprio perché essi, non avendo titolo in base alle norme vigenti a rimanere sul territorio nazionale, non vanno certo a declinare le loro generalità nei pubblici uffici.

• Una parte di loro, quella rappresentata soprattutto da persone in fuga dal proprio paese d’origine per crisi economiche e politiche improvvise, essendo magari attratte in Italia da richieste straordinarie e temporanee di manodopera in nero, è anche caratterizzata da una grande mobilità sul territorio perché alla ricerca di successive possibilità di lavoro una volta esauritesi le precedenti.

• L’unico sistema di rilevazione attendibile degli irregolari e dei clandestini risulta alla fine quello fornito dalle regolarizzazioni o sanatorie che, a fronte dell’autodenuncia della presenza, consentono allo straniero irregolare o clandestino di ottenere un permesso di soggiorno, quando questo vuol dire anche diritto a lavorare con un contratto regolare ed essere equiparato ai cittadini italiani nella fruizione dei servizi socio-sanitari.

• La componente non in regola tende ad aumentare (in Italia come in tutti gli altri paesi democratici a sviluppo avanzato) quando, in presenza di reali possibilità di reddito da lavoro, la legge impone procedure d’ingresso regolare o di regolarizzazione (per chi è già dentro senza le carte in regola) tali da essere vissute come eccessivamente onerose in termini di pratiche da espletare, tempi di attesa, costi, esposizione alla discrezionalità di impiegati, funzionari e mediatori di ogni tipo.

L’ultima regolarizzazione (decreto Dini) ha avuto luogo tra novembre 1995 e marzo 1996. Ha fatto emergere in tutta Italia circa 250.000 immigrati senza le carte in regola, quindi con posizioni da sanare, a fronte di un milione di immigrati regolari. Si può allora dire che su 100 regolari, gli irregolari e i clandestini "censiti" dal decreto Dini risultavano in quel momento 25 a livello nazionale, 23 a livello regionale e 20 a livello provinciale veronese.

Essendo stata la regolarizzazione Dini a maglie abbastanza larghe (non si andò troppo per il sottile, purché fossero fatti i versamenti Inps previsti), si ha ragione di supporre che la componente irregolare o clandestina rimastane fuori sia stata molto limitata. Quindi siamo verosimilmente assai lontani dalle cifre fantasiose ed allarmanti che spesso hanno dato la presenza irregolare e clandestina al doppio, al triplo o al quadruplo della presenza regolare. E’ più ragionevole pensare che finora sia stato vero il contrario.

REGOLARIZZAZIONE

Stranieri regolarizzati con il decreto Dini