Che cosa chiedono gli immigrati più bisognosi ai nostri servizi

L’afflusso crescente di immigrati nella provincia di Verona, dovuto ad una buona capacità di assorbimento nel tessuto economico, ha manifestato negli anni una richiesta di soddisfacimento di bisogni di vario genere: da quelli primari, legati soprattutto alla prima accoglienza, a quelli di relazione e integrazione.

Le maggiori risposte sono arrivate soprattutto dalle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) con le loro strutture di servizio per gli stranieri (12.000 utenti a partire dal ’90) e dal mondo del cosiddetto terzo settore: associazioni di volontariato, cooperative, libere iniziative di singoli, che si sono attivate fin dall’inizio per far fronte alle emergenze.

Anche i servizi sociali pubblici, nonostante le loro carenze di adeguata programmazione, hanno cercato di stare al passo con le richieste di questa utenza, allestendo in qualche caso, servizi specifici come gli uffici stranieri, e comunque facilitando l’accesso degli immigrati ai servizi di tutti.

I dati che proponiamo riguardano la Caritas Diocesana Veronese solo come un esempio di iniziativa nel mondo del volontariato senza voler escludere tutte le altre altrettanto meritevoli di segnalazione.

La Caritas, contrariamente a quanto si pensa, non gestisce direttamente dei servizi di accoglienza, ma svolge piuttosto una funzione di orientamento, coordinamento e sensibilizzazione della comunità cristiana per quanto riguarda la carità intesa come promozione umana.

I servizi collegati con la Caritas sono le mense, tradizionalmente gestite da religiosi, i guardaroba della Società San Vincenzo o dei Gruppi di Volontariato Vincenziano, e i centri di ascolto. Si tratta di iniziative che fanno parte della tradizione del solidarismo cattolico nell’attenzione ai poveri, ma che hanno dovuto ripensare le loro modalità d’intervento di fronte all’utilizzo sempre più frequente dei loro servizi da parte di immigrati in situazioni di grave precarietà (soli, appena arrivati, senza lavoro, senza casa).

La Caritas, come il Cesaim per i bisogni relativi alla salute, costituisce una delle fonti non istituzionali più importanti per rilevare variabili sia di tipo qualitativo (come possono essere quelle riguardanti i bisogni della persona) che di tipo quantitativo, per il fatto che va a registrare anche quell’insieme marginale di popolazione straniera che sfugge alle rilevazioni ufficiali in quanto irregolare e clandestina.

 

 

Bisogni sociali

Utenti dei servizi collegati con la Caritas giugno 1993 - giugno 1996

AREA DI PROVENIENZA

REGOLARI

IRREGOLARI

TOTALE

AREA DI BISOGNO

*UNITA'

%

America Latina

113

132

245

Abitazione

1.447

10,2

Maghreb

1.184

894

2.078

Spiritualità

8

0,1

Africa Franco-Portoghese

113

66

179

Stato Detenzione

140

1,0

Africa Anglofona

603

364

967

Immigrazione

5.778

40,5

Corno d'Africa

59

28

87

Difficoltà Familiari

839

5,9

Egitto e Medio Oriente

13

13

26

Handicap

58

0,4

Altri del Medio Oriente

23

14

37

Inidigenza

1.720

12,1

Anglofoni Estremo Oriente

236

158

394

Malattia

192

1,3

Francofoni Estremo Oriente

24

10

34

Nomadismo

179

1,3

NR (Non rilevata)

178

145

323

Occupazione

3.548

24,9

Cina

2

2

4

Dipendenza

130

0,9

Filippine

6

2

8

Scolarità

6

0,0

Altri Asiatici

2

1

3

Problemi emergenti

209

1,5

Europa dell'Est

407

928

1.335

TOTALE

14.254

100,0

Unione Europea

36

36

72

* Le unità non corrispondo al numero di utenti

Altri Europei

2

2

4

in quanto ogni utente può esprimere anche più di un bisogno (in media sono due)

Altri

1

1

2

 

TOTALE

3.002

2.796

5.798

UTENTI ITALIANI = 1.482