Migranti in Veneto dopo la regolarizzazione

secondo il Dossier Caritas 2004

a cura di IDOS - Centro Studi e Ricerche Immigrazione Dossier Statistico

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Dopo la regolarizzazione del 2002…

I dati 2003 sono i primi che permettono una valutazione delle presenze di stranieri migranti dopo la regolarizzazione più imponente da quando l’immigrazione è diventata fenomeno di rilievo in Italia.

In valore assoluto, a fine 2003 si segnalano in Veneto 213.798 permessi di soggiorno, quasi 60.000 in più del 2002, un aumento di oltre il 38%. Aumento leggermente superiore alla media del Nord Est (36,6%), e nettamente inferiore all’Emilia Romagna (44,5%). L’intero Nord Est è comunque cresciuto molto meno del Nord Ovest (47,6%) e dell’Italia in generale. In peso percentuale, il Veneto aveva sul totale Italia una quota di domande nettamente inferiore al suo peso in permessi di soggiorno. A fine 2003, si situa dopo Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, con il 9,7% del totale nazionale di permessi di soggiorno.

La stima operata dal Dossier sui minori (che sfuggono in buona parte alla conta dei permessi di soggiorno, essendo fino ai 14 anni iscritti di norma nel permesso di un genitore) ha una base concreta nella rilevazione censuaria: a fine 2001 i minori stranieri censiti in Veneto erano 35.351. La stima 2003 prevede circa 50.300 minori stranieri in Veneto, per cui si suppone che gli stranieri regolari presenti siano intorno a 250 – 260.000, il 5,4 – 5,6% della popolazione totale (è una stima non ulteriormente disaggregabile, per cui le analisi che seguono si baseranno sui dati ufficiali).

Non esistono dati sui clandestini entrati nel frattempo e sui neo-irregolari, divenuti tali per l’impossibilità di adempiere alle condizioni necessarie per il rinnovo del permesso.

 

… l’ <emersione> dell’Europa dell’Est e delle presenze al femminile

Sono i dati principali della regolarizzazione, sia a livello nazionale che regionale.

In Veneto: presenze di stranieri dall’Est Europa già in precedenza superiore del 10% alla media Italia.

Nel 2003: aumento di 41.000 presenze, 70% in più del 2002. Aumenta del 46% anche l’Asia orientale (Cina), per 7.200 presenze. Aumentano soprattutto le donne: 45% del totale, due punti in più rispetto al 2002, soprattutto per Romania, Moldavia, Ucraina Polonia e Cina, fra le nazioni che più hanno usufruito della regolarizzazione.

La nuova distribuzione continentale di presenze:

Rimane forte il policentrismo di provenienze: 161 paesi diversi al 2003; i primi 20 paesi costituiscono l’83% del totale (2 punti % in più rispetto al 2003).

I primi 5 paesi rimangono Marocco (28.836), Romania (27.586), Albania (19.621), Jugoslavia (Serbia e Montenegro) (13.075) e Cina popolare (10.648). Ma la vera ‘novità’ sono le provenienze da Moldavia (8.956) e Ucraina (7.085) al 6° e 7° posto (nel 2002 al 21° e al 28°), per la stragrande maggioranza al femminile (dal 70 al 90%), così come al femminile è stato l’incremento della comunità rumena, di gran lunga la prima comunità femminile del Veneto, con oltre 12.600 presenze (la seconda, la marocchina, è a meno di 8.800).

Quanto agli incrementi,

 

L’allargamento ad Est dell’Unione Europea e gli effetti sui migranti in Veneto

Gli stranieri provenienti dai paesi dell’Europa orientale entrati nel 2004 in UE non hanno avuto sinora presenza di rilievo in regione:

Da verificare comunque l’effetto della completa liberalizzazione della circolazione di persone da questi paesi, che si avrà solo fra qualche anno.

 

Distribuzione per province

Come accennato nel Dossier 2004, la distribuzione provinciale dei dati ministeriali sui permessi di soggiorno risulta problematica per la provincia di Vicenza, nella quale, unico caso in Italia, si segnala una diminuzione dei soggiornanti rispetto al 2002 (da 32.799 a 35.002). Nonostante contatti con Prefettura e Questura vicentine non si è riusciti a correggere il dato, per cui si utilizzano di seguito i dati ministeriali, pur insoddisfacenti.

Le distribuzioni provinciali, visti i dati del Ministero, vedono perciò una modifica degli equilibri precedenti:

Le prime 10 comunità nazionali si situano soprattutto:

Maggior numero di provenienze nazionali diverse a Treviso (162) e a Padova (161), quindi a Venezia (142), Verona (138), Vicenza (132). Anche Belluno (106) e Rovigo (102) si situano sopra le 100 provenienze.

 

Caratteristiche demografiche

Come già detto, gli uomini costituiscono il 55% e le donne il 45%.

Presenza maschile predominante soprattutto a Treviso (59% del totale provinciale).

La distribuzione uomini – donne per continenti:

Minori: il censimento 2001 ne aveva registrato in Veneto 35.351, il 12,4% del dato nazionale, per la maggior parte a Vicenza, Verona e Treviso (circa il 25% per provincia sul totale regionale). L’incidenza calcolata dal censimento si aggirava intorno al 4,7% rispetto al totale veneto dei minori.

 

Motivi di soggiorno

I motivi indicati dai permessi si allineano grosso modo con quelli nazionali:

Il "lavoro subordinato" è il motivo di oltre la metà dei permessi in ogni provincia, i "motivi familiari" sono presenti da un quinto a più d’un terzo (Vicenza) per provincia. Il "lavoro autonomo" come motivo di permesso è presente soprattutto a Verona (11% dei p.s. veronesi).

A Treviso sono registrati il 26% dei p.s. regionali per lavoro subordinato e il 25% di quelli per motivi familiari. A Verona il 35% dei p.s. regionali per lavoro autonomo.

Interessante rilevare l’anzianità di soggiorno degli stranieri presenti: quelli con oltre 6 anni di soggiorno regolare al 2002 erano più di 58.000, il 38% dei permessi veneti, e potrebbero, sussistendo le altre condizioni necessarie, richiedere la carta di soggiorno.

 

Stranieri a scuola in Veneto

L’ultima rilevazione del Ministero competente (Miur, Alunni con cittadinanza non italiana. Scuole statali e non statali. Anno scolastico 2003-2004) permette un parziale aggiornamento dei dati pubblicati nel Dossier 2004. In Veneto nell’anno scolastico 2003-2004 vi sono stati più di 35.800 alunni con cittadinanza straniera, il 12,7% del totale nazionale. Viene subito dopo la Lombardia per numero di alunni non italiani, ed è quarto per incidenza sul totale della popolazione scolastica (5,6%).

Distribuzione per gradi scolastici:

Vicenza, Treviso e Verona raccolgono quasi il 70% degli alunni stranieri, con un’incidenza dal 6,4 al 7,1%: a Vicenza soprattutto nella scuola materna (8,4%), a Treviso nelle elementari (9,6%), medie (9,1%) e superiori (3,5%). Alle superiori la presenza maggiore è presso gli istituti professionali.

Nelle scuole venete è assai contenuta la presenza di cittadini dell’Unione Europea (meno del 2%), mentre quasi la metà (49%) degli stranieri proviene dai paesi dell’Europa dell’Est, il 28% dall’Africa e il 15% dall’Asia, la quota restante dall’America e Oceania.

Un’analisi per singola cittadinanza vede anche per l’a.s. 2003/2004 i marocchini come più rappresentati (18% degli studenti stranieri), seguiti dagli albanesi (14%) e dagli jugoslavi (11%). Rumeno è l’8% e con queste quattro cittadinanze si supera già la metà degli iscritti non italiani.

"La scuola è una "istituzione mediatrice sotto tensione" (Ambrosini M., 2004) che si trova a dover soddisfare i bisogni degli scolari immigrati e quelli dei loro compagni nativi; bisogni che, in presenza di un continuo indebolimento degli investimenti nel sistema scolastico, possono divenire pericolosamente alternativi" gli uni rispetto agli altri.

(per tutto il paragrafo, confronta: I figli degli immigrati a scuola in Veneto, a cura del Coses, settembre 2004, da cui è tratta anche l’ultima citazione).

 

Migranti e mercato del lavoro in Veneto dopo la regolarizzazione

Dati di sfondo

Debole crescita economica nel 2003: aumento del Pil

In Veneto, aumento globale di 17.000 occupati nel 2003.

Offerta lavoro da migranti:

(una ricerca compiuta su Venezia, mette in rilievo come la quota di gran lungo maggioritaria di imprenditori stranieri impegnati nella regolarizzazione sono stati cinesi, che hanno assunto quasi esclusivamente altri cinesi.

Vedi l’elaborazione compiuta dal Coses in www.provincia.venezia.it/osiv/regolarizzazione).

In particolare, i regolarizzati entrati al lavoro sono stati rumeni e marocchini al maschile (rispettivamente il 24,4 e il 13,1% del totale), e ucraine e moldave al femminile (24,6 e 22,6%) (fonte: ISMU, Il processo di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari in Italia, relazione al seminario su "Immigrazione: mercato del lavoro e integrazione", Como, 20-21 novembre 2003).

Altre 1.376 autorizzazioni sono state per categorie particolari (formazione professionale, dipendenti di aziende estere, …)

Domanda di lavoro per migranti:

nel 2003 vi sono state 98.300 assunzioni di migranti, il 19% del totale (dati Inail); la domanda è calata del 5% rispetto all’anno precedente, tre punti percentuali in meno delle assunzioni totali (che calano dell’8%). Di conseguenza cresce il peso delle assunzioni di migranti, soprattutto a Venezia, Treviso e Belluno.

N.B.: si parla di assunzioni, non di assunti: i dati, oltre ad un effettivo maggior impiego di lavoratori stranieri, misurano inevitabilmente anche la loro maggior mobilità (contratti interinali, …). In effetti, mancano dati sul totale di lavoratori migranti inseriti nel mercato di lavoro veneto al 2003 (nel 2001 secondo l’Inps erano circa 82.500).

Provenienza della domanda di lavoro per migranti: soprattutto dalla ristorazione-alberghi, dall’edilizia e attività immobiliari, dal comparto agricolo, dai trasporti e dall’industria metalmeccanica. Escludendo agricoltura ed edilizia, sono anche i settori in cui la fonte Inail registra i saldi occupazionali più elevati.

Forze di lavoro immigrate: a fine 2003, tra occupati e disoccupati, dovrebbero aggirarsi sulle 173mila unità. E’ l’ipotesi di Veneto Lavoro: che circa il 50% dei permessi per famiglia (58.051) siano in possesso a persone attive nel mercato, ai quali vanno sommati i permessi per lavoro (143.687, permessi per lavoro dipendente, autonomo e per ricerca di lavoro) tralasciando altri tipi di permesso, di peso più contenuto, che costituiscono comunque documento idoneo per svolgere un’attività lavorativa (es. permessi per asilo e per studio).

Segnali di crisi occupazionale per i lavoratori migranti?

La regolarizzazione ha immesso in un mercato del lavoro segnato da una congiuntura negativa un numero elevato di lavoratori migranti. Il rallentamento segnalato nella crescita dell’occupazione nel 2003 e un clima di sfiducia da parte delle imprese sulle prospettive future (indagine Excelsior, Ministero del lavoro – Unioncamere, in www.provincia.venezia.it/osiv) non si riflette ancora sull’andamento delle previsioni di assunzione di lavoratori immigrati: 22.093 assunzioni (28% del totale) nel 2002, 26.049 nel 2003 (36%) 21.141 nel 2004 (33%).

I lavoratori immigrati sembrano costituire una forza lavoro necessaria pure in presenza di calo della domanda, anche se le quantità richieste dipendono dalla fase del ciclo economico.

Tuttavia, come testimoniano alcuni operatori di servizi, in Veneto si inizia a registrare il fenomeno della disoccupazione tra gli immigrati: in base ad una ricerca condotta nel veneziano (Coses-Osiv, 2004, op. cit.) una quota importante (all’incirca il 10%) di lavoratori per i quali era stata richiesta la regolarizzazione era senza lavoro già al momento della firma del contratto di soggiorno, per il 48% lavoratori la cui regolarizzazione era stata richiesta dalle aziende; a loro è stato rilasciato un permesso per ricerca lavoro.

Secondo i dati di Veneto Lavoro (archivi Netlabor) "tra i lavoratori regolarizzati dalle aziende circa il 60% alla fine del 2003 aveva concluso o interrotto il rapporto di lavoro "originario" ed era quindi presente nel mercato del lavoro in altra posizione lavorativa o come disoccupato" (Veneto Lavoro, 2004, op. cit.).

Durate brevi dei periodi di occupazione associate ad un calo della domanda di lavoro possono rendere difficile mantenere anche la regolarità della presenza sul territorio legata al contratto di lavoro regolare.

Lavoratori migranti e lavoro nero

L’irregolarità della presenza è una delle cause del lavoro nero tra i lavoratori immigrati. Nel periodo 2000-2003, in base alle visite ispettive condotte dall’Inps e dal Ministero del lavoro (Osservatorio Veneto sul lavoro sommerso, Statistiche sull’attività ispettiva, Iceberg 3, www.venetolavoro.it), la quota degli immigrati in nero sul totale dei lavoratori in nero trovati nelle visite va dal 23 al 35%. La regolarizzazione sembra aver abbattuto il peso del lavoro nero degli immigrati sul totale del nero accertato: nel 2002 la quota era salita al 35% mentre nel 2003 si è attestata su un valore del 28%. Il lavoro nero degli immigrati è poco diffuso nell’industria mentre è più accentuato nell’artigianato, nell’agricoltura e nel terziario.

In Veneto però, sempre sulla base delle visite ispettive condotte dal Ministero del lavoro nel 2003, la quota degli immigrati senza permesso pesa sul totale dei lavoratori immigrati trovati in nero per il 26%, mentre ben il 74% riguarda immigrati in regola con il permesso: il legame tra regolarità della presenza e regolarità nel lavoro non sembra così immediato come si potrebbe pensare.

Comunque, una rigidità nelle procedure per il rilascio e il rinnovo del permesso a fronte di una crescente flessibilità della domanda di lavoro può incentivare il fenomeno del lavoro nero dei migranti.

 

Stima delle appartenenze religiose: l’ <anomalia veneta>

La regolarizzazione 2002 ha avuto le sue conseguenze anche sulla consistenza dei gruppi religiosi, così come sono stimati da Caritas/Migrantes.

"Nel 1991, quando gli stranieri regolarmente presenti in Italia erano appena 656.757, i cristiani rappresentavano il 44,6% del totale, i musulmani il 38%, gli ebrei lo 0,6%, gli induisti il 2,1% e gli appartenenti alle religioni tradizionali l’1,4%.

A distanza di quasi 15 anni i cristiani hanno superato la metà della presenza immigrata totale a seguito dell’aumento di 6 punti, mentre i musulmani sono passati dal 38% al 32,4%. I gruppi minori

(buddisti, induisti e gli animisti conservano all’incirca lo stesso peso percentuale, salvo una lieve flessione). È però interessante notare come sia mutata la composizione interna di questi ultimi. Se nel 1991 i cattolici erano quasi il 60% di tutti i cristiani e gli ortodossi appena il 14%, nel 2004, dopo più di un decennio dall’apertura delle frontiere dei paesi dell’Est Europa, gli ortodossi si avvicinano quasi alla metà della presenza cristiana totale, essendo aumentati di ben 11 volte (da 43.000 a 470.000), mentre la popolazione immigrata è solo quadruplicata."

(da Le religioni degli immigrati all’inizio del 2004: gli effetti della regolarizzazione, a cura del "Dossier Statistico Immigrazione" Caritas/Migrantes).

L’emersione dell’Europa dell’Est porta ad accentuare l’"anomalia veneta", cioè la presenza maggioritaria di cristiani ortodossi rispetto ai cattolici (25 a 17% contro il 20 a 22,6% delle proporzioni nazionali). I 53.331 ortodossi stimati (che insieme a cattolici e riformati danno un totale di 102.266 cristiani) non devono però far dimenticare i 72.712 musulmani stimati (34% rispetto al 33% nazionale): un rinnovato impulso al dialogo ecumenico può anzi trovare interessanti stimoli dall’impegno nel dialogo interreligioso e viceversa.

Ebrei, induisti, buddisti, seguaci di religioni tradizionali, e di altre forme di esperienza religiosa, con il 18% della stima totale, contribuiscono anch’essi a stimolare la riflessione delle comunità cristiane sulla propria identità e sul significato delle relazioni da intrattenere con la varietà di esperienze religiose che la presenza dei migranti continua ad apportare nel territorio di questa regione.

 

Una sintesi: gli indici di inserimento degli stranieri in Veneto

Il terzo rapporto di ricerca su Immigrazione in Italia. Indici di inserimento territoriale, curato dall’équipe del Dossier Immigrazione per conto del Cnel e presentato a settembre 2004 (www.cnel.it), permette di accostare in modo sintetico alcune dimensioni favorevoli per un inserimento dei migranti nel territorio regionale.

Di fatto, il Veneto compare al secondo posto dopo la Lombardia per il complesso di indicatori esaminati nella ricerca, quali la polarizzazione (incremento, permanenza, presenza, incidenza, flusso), la diversificazione culturale (pluralismo, eterogeneità nazionale e continentale, differenza religiosa), la stabilità sociale (lunghezza e permanenza del soggiorno, ricongiungimento familiare, cittadinanza, devianza), l’inserimento lavorativo (potenziale ed effettiva occupazione, tenuta del mercato lavorativo, imprenditorialità, rischio infortunistico). Fattori i quali, tutti insieme, delineano la situazione di un’immigrazione che va verso un inserimento sempre più profondo e stabile.

Come affermano gli autori della ricerca,

"tutte le grandi regioni del centro-nord (Toscana, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), insieme alle Marche e al Friuli Venezia Giulia (ma con l’esclusione piuttosto sorprendente del Lazio), risultano potenzialmente in grado di offrire un alto livello complessivo di integrazione della popolazione immigrata (221 punti e oltre), con punte di valori massimi in Lombardia (regione d’eccellenza con 263 punti) e in Veneto (260), il primo territorio-emblema del tradizionale polo industriale del nordovest e il secondo del più recente polo produttivo del nord-est. Entrambe con un livello massimo di diversificazione culturale tra gli immigrati che soggiornano al proprio interno (il che ammonta, tra l’altro, al fatto che sono la prima e la terza regione per numero più elevato di stranieri), questi due importantissimi contesti settentrionali devono il loro primato ciascuno a fattori diversi dall’altro.

(…) il Veneto, che pure garantisce un alto livello di inserimento occupazionale e che anche per questo svetta in cima alla classifica delle regioni a più alto grado di polarizzazione, presenta d’altro canto un livello di inserimento sociale e di radicamento stabile degli stranieri che è ancora medio-basso, il che sta a indicare come la regione, esercitando da minor tempo un forte potere di attrazione sulla popolazione immigrata d’Italia, ha ancora bisogno di "metabolizzare", per così dire, le presenze straniere sul proprio territorio e di "normalizzare" la sua recente funzione di area d’inserimento."

Saranno da considerare con attenzione

che possono rendere più difficile il processo di "metabolismo" di tante diversità.

Sembra difficile che tale situazione di incertezza possa frenare significativamente e in tempi brevi l’arrivo di altri migranti: se non altro, il bisogno di ricomporre la propria famiglia e il ‘mito del nordest’ probabilmente continueranno a spingere verso l’alto la presenza di stranieri in Veneto

Si fa quindi sempre più urgente la promozione di vie di convivenza capaci, nel rispetto delle varie identità personali e comunitarie, di far avanzare il nostro territorio verso una società in grado di reggere la sfida di apertura al nuovo costruendo nel contempo dinamismo e sicurezza per tutte le sue componenti.

 

a cura di Bruno Baratto, (Caritas Tarvisina) e Stefania Bragato (Coses – Venezia)

redattori regionali del Dossier Immigrazione