il manifesto - 11 Luglio 2003
PRATO
«Arancia meccanica» baby
Rapinavano e massacravano immigrati. Sei arresti
RICCARDO CHIARI
PRATO
Che in giro per Prato ci fosse da tempo una banda specializzata in aggressioni immigrati extracomunitari lo sapevano in tanti, compresi naturalmente polizia e carabinieri. Casomai l'interrogativo era quello legato al duplice, brutale omicidio di due senza fissa dimora, avvenuto nel settembre scorso. Una tragedia che aveva choccato l'intera città, nuova a casi del genere, e che non poteva non far ipotizzare un legame tra i due delitti e le aggressioni agli immigrati. Una prima risposta è arrivata ieri, con l'arresto di sei ragazzi fra i 19 e i 23 anni. Giovani «normali», figli di operai e impiegati, finiti in carcere con accuse pesantissime che vanno dal tentato omicidio all'associazione a delinquere finalizzata a furti e rapine, oltre allo spaccio di sostanze stupefacenti. Indagati anche altri nove men che ventenni, che come gli arrestati erano abituali frequentatori di un bar alla periferia della citta, nel quartiere San Paolo. Quanto ai delitti dei due barboni però valgono per il momento le parole del capo della squadra mobile Francesco Nannucci: «Non è emerso alcun collegamento con gli omicidi di Marco Mignani e Jonata Montauti».

Comunque sia, l'indagine condotta insieme dalla questura e dal nucleo operativo del comando provinciale dei carabinieri ha avuto successo. Sono ben diciotto gli episodi di violenza accertati dagli investigatori, coordinati dalla procura di Prato e dal suo responsabile Beniamino Deidda. In prevalanza aggressioni ad immigrati cinesi, che venivano di volta in vlta picchiati e rapinati, ma anche semplici furti compiuti fuori dalle discoteche dell'area pratese e fiorentina, scassinando le auto dei frequentatori dei locali notturni.

Le indagini erano partite alla fine di agosto, grazie alla denuncia di un immigrato marocchino. Ricoverato gravemente ferito in ospedale, il giovane aveva raccontato di essere stato aggredito selvaggiamente, con bastoni e mazze di ferro, da un gruppo di ragazzi neanche ventenni. Credendolo morto lo avevano lasciato sui binari della ferrovia, cercando di farlo travolgere da un treno per simulare un incidente, ma l'immigrato si era fortunatamente ripreso in tempo ed era riuscito in un modo o nell'altro a fuggire. Partendo da qui gli investigatori sono riusciti a individuare il bar dove si ritrovava la banda, e l'hanno messo sotto controllo.

Un aiuto alle indagini è arrivato anche dai genitori dei giovani: contattati dagli agenti, si sono messi a disposizione per ricostruire i movimenti dei loro ragazzi. Alla fine gli elementi nelle mani della squadra mobile e del nucleo operativo dei carabinieri sono stati giudicati più che sufficienti dal gip del tribunale per emettere sei ordinanze di custodia cautelare e altre nove informazioni di garanzia, con identiche ipotesi di reato. Secondo gli investigatori la banda agiva in stile «arancia meccanica», usando bastoni e spranghe di ferro, per rapinare le vittime.