il manifesto - 11 Luglio 2003
Com'è brutto esser figli di clandestini
Una lettera di piccoli «sans papiers», in Francia, accompagna la nuova legge sui migranti del ministro Sarkozy
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
L'assemblea parlamentare ha votato nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 il progetto di legge sull'immigrazione predisposto dal ministro degli interni Nicolas Sarkozy, un provvedimento che l'opposizione giudica «ostile agli stranieri». Alla viglia della discussione in aula, un gruppo di ragazzini figli di sans papiers ha scritto una «lettera aperta» al governo per raccontare le paure della loro vita quotidiana. Sono 21 bambini e ragazzi, dalla terza elementare alla prima liceo, di nazionalità turca o cinese (le testimonianze sono state raccolte dal «terzo collettivo» parigino dei sans papiers, che raggruppa in maggioranza queste due nazionalità) che raccontano: «Visto che non hanno documenti, i nostri genitori sono obbligati a lavorare in nero, senza contratto. Lavorano tutta la giornata e molto tardi la sera, per guadagnare pochi soldi e non sono mai sicuri di avere un lavoro». I bambini raccontano la paura: «I nostri genitori e noi ci sentiamo come dei ladri: loro hanno paura di essere fermati dalla polizia e noi di essere separati da loro». C'è la paura costante di vedere i genitori portati via «tra due gendarmi». I bambini raccontano la loro situazioone scolastica, dicono che i compagni «non sanno» che sono figli di clandestini, perché non vogliono sentirsi diversi dagli altri. «Vado a giocare dalle compagne - racconta una bambina - ma non vorrei mai che loro venissero da me».

Da queste testimonianze viene alla luce l'assurdità della legge: una bambina cinese spiega che non può tornare in Cina per andare a trovare la nonna ammalata, che l'ha allevata, perché non potrebbe più rientrare in Francia, mentre il suo viaggio per venire a raggiungere i genitori è costato caro ed entrare clandestinamente non è facile. Un altro ragazzino parla dell'umiliazione quando i compagni partono per un viaggio scolastico: per noi non è possibile, perché non abbiamo nessun documento. Raccontano delle loro speranze di poter rimanere in Francia, di poter continuare gli studi, di accedere agli stages di formazione professionale, impossibili per chi non ha i papiers.

«Questi bambini non capiscono cosa succede ai genitori» - spiega uno dei portavoce del «Terzo collettivo». «Abbiamo voluto svelare in quale situazione di paura vivono e mostrare che, dietro il termine sans papiers, ci sono degli uomini e delle donne come gli altri». Chi è arrivato in Francia dopo i 12 anni non può neppure sperare di accedere al permesso di soggiorno dopo 5 anni di residenza. «Arrivati all'età di 18 anni - dicono al «Terzo collettivo» - diventano anch'essi dei sans papiers e lavorano nei laboratori clandestini, malgrado i diplomi», malgrado che molti di loro abbiano seguito una scolarità normale con successo.

La legge di Sarkozy aggraverà ancora queste situazioni. Il progetto di legge allunga da tre a cinque anni il periodo per ottenere un permesso di soggiorno di dieci anni. Ma lo straniero deve dimostrare di non essere entrato clandestinamente in Francia. La durata di vita comune con un coniuge francese, per evitare i matrimoni bianchi, raddoppia, da uno a due anni, prima di ottenere il permesso di soggiorno. Il progetto di legge è giudicato dall'opposizione socialista «eccessivo perché rimette in causa le condizioni di soggiorno degli stranieri in situazione legale», che in 100mila entrano ogni anno in Francia.

Sarkozy si difende e assicura che il progetto mira soprattutto a colpire l'immigrazione clandestina e in particolar modo i «passeurs», cioè chi organizza le filiere di entrata e ci lucra sopra. Inoltre, persino i democristiani hanno protestato per l'assenza di iniziative a favore dell'integrazione. Il progetto Sarkozy è in linea con le posizioni dell'Unione europea, decise a Salonicco: schedature elettroniche delle impronte digitali di chiunque chieda un visto turistico per la Francia, ostacoli a non finire per chi chiede l'autorizzazione ad ospitare uno straniero anche per meno di tre mesi (è sotto questa formula che molti immigrati entrano in Francia, ospitati dalla famiglia già insediata). Ma Sarkozy continua ad affermare che la Francia ha bisogno di «una nuova politica di immigrazione»: il ministro ha respinto sia le posizioni eccessive di parte della sua maggioranza, che propugna l'«immigrazione zero» - «un mito che non ha più senso» - ma anche chi propone di aprire le frontiere con maggiore generosità.

Le associazioni di aiuto agli immigrati sono preoccupate, perché alcuni militanti, a Calais, sono stati incriminati per aver ospitato dei clandestini che vagavano per le strade al freddo, dopo la chiusura del centro della Croce rossa di Sangatte. L'unica parte del progetto che è stata approvata dall'opposizione (ma che ha sollevato l'ostilità di parte della destra) è l'attenuazione della «doppia pena»: a parte i reati di terrorismo e incitamento all'odio razziale, quattro categorie di stranieri saranno protette dalla «doppia pena» (carcere per il reato comesso più espulsione dopo aver scontato la pena). Si tratta di coloro che sono nati in Francia o entrati prima dei 13 anni, di coloro che risiedono nel paese da più di vent'anni, di coloro che vi risiedono da più di dieci e almeno da tre sono sposati con un/a francese e i genitori di bambini francesi.