il manifesto - 29 Giugno 2003
Guerriglia anti-rom
A Saviano (Salerno) sindaco e deputato attaccano migranti e protezione civile
FRANCESCA PILLA
NAPOLI
«Via di qui», «Non vogliamo zingari nella nostra terra», «Non si farà nessun campo, dobbiamo proteggere i nostri bambini», «Portateli a casa vostra». E' stata una lunga notte di tensione quella fra venerdì e sabato per 200 rom rumeni che dovevano essere trasferiti in un campo attrezzato dal comune di Napoli. Famiglie intere, donne e bambini sono rimasti chiusi nel pullman dalle nove della sera alle sette del mattino successivo, protetti dalle forze dell'ordine mentre un gruppo di una sessantina di persone, che è andato crescendo durante le ore, tentava di assalire il convoglio. Un vero attacco leghista che però si è consumato a Saviano, piccolo comune in provincia di Salerno con una giunta di centro-destra. A capeggiare la «rivolta» impedendo un'ordinanza della protezione civile, quindi un atto di un organismo della presidenza del consiglio che veniva direttamente da Roma, il deputato di Forza Italia Paolo Russo insieme a Carmine Sommese, sindaco di Saviano. Sul luogo, oltre alle associazioni di volontariato, l'Opera nomadi, la Caritas e la protezione civile, c'erano Raffaele Tecce, assessore alle politiche sociali del comune di Napoli, e il prefetto Profili. Non c'è stato niente da fare: l'entrata del campo è stata sbarrata dalla furia dei dimostranti. Grida, spintoni, parole pesanti: l'operazione si è presto trasformata in guerriglia, e una delle 58 roulottes del comune è stata incendiata. Lo stesso Raffaele Tecce è stato aggredito mentre tentava di dialogare con la folla: «Sì, un uomo mi ha dato due schiaffi, ma non è su quest'episodio pur grave che dobbiamo riflettere. Il dato è che ci siamo trovati davanti un attacco leghista in Campania».

Suscita infatti scalpore che un'operazione di solidarietà si sia trasformata in uno scatenato atto razzista da parte di una fazione politica. I rom sono stati costretti per ore a restar chiusi nei quattro pullman messi a disposizione dal comune, in un caldo torrido, senza poter scendere nemmeno per i bisogni personali: volontari e protezione civile infatti temevano il linciaggio. Ed è una triste storia la loro, quella di un gruppo di rom che cerca un lavoro stabile e una casa in Italia. Lo scorso autunno avevano trovato rifugio alle porte di Casoria, ma il sindaco Josuè De Rosa, spinto dalle proteste, aveva fatto pressione su regione e provincia affinché si trovasse una soluzione adeguata. Quindi lo stallo e anche in quel caso l'attacco: il mese scorso l'accampamento è stato dato alle fiamme prima delle elezioni amministrative.

I romeni attualmente vivono per strada, trenta famiglie erano state ospitate dal centro sociale di Soccavo Terra Terra ed erano nei pullman diretti a Saviano. Altri avevano trovato ricovero all'aperto nei giardini di piazza Garibaldi a Napoli, dove hanno dormito anche la notte di sabato. Una situazione che aveva fatto scattare l'emergenza per il comune di Napoli e che per questo motivo aveva organizzato il parco della Cisternina per ospitare provvisoriamente i migranti, chiedendo l'intervento di Guido Bertolaso e della protezione civile.

Molto dura la reazione del sindaco Rosa Russo Iervolino, che ieri mattina ha improvvisamente convocato una conferenza stampa dai toni tirati. «E' la prima volta, e non da quando faccio il sindaco, ma nella mia carriera di parlamentare ed ex ministro degli interni, che non vedo eseguita un'ordinanza prefettizia di protezione civile», ha detto Iervolino, definendo l'accaduto «roba da leghismo deteriore, da camicie verdi» e criticando anche il comportamento della prefettura di Napoli. Il prefetto infatti non solo non è riuscito a rendere operativa l'ordinanza, ma verso le tre del mattino, quando ormai era chiaro che bisognava fare dietrofront, ha proposto di schedare i rom nella caserma di Saviano. Pronta la reazione dei volontari e dell'assessore Tecce: una schedatura non solo avrebbe mostrato l'intenzione di rimpatriare i migranti ma avrebbe anche messo un'ipoteca definitiva sul rapporto di fiducia che si è instaurato con le istituzioni e le associazioni. Ora il sindaco invierà una relazione al capo dello stato, al governo, ai presidenti di camera e senato, per chiedere una verifica delle responsabilità della prefettura napoletana nella vicenda.