il manifesto - 19 Giugno 2003
Ue alla prova di Salonicco
Summit ridotto a due giorni per dare spazio a un vertice sui Balcani. Tema centrale la Convenzione: i Quindici dovranno valutare le conclusioni della commissione presieduta da Giscard D'Estaing. Ma la nuova costituzione europea probabilmente non sarà firmata durante il semestre italiano. Sul Progetto strategico di difesa probabile scontro tra filoamericani ed europeisti
ANNA MARIA MERLO
Sarà un Consiglio europeo breve, da stasera fino a domani, perché la giornata di sabato sarà dedicata al vertice Unione europea-Balcani occidentali. Dopo aver discusso oggi di immigrazione e di diritto d'asilo, il tema principale del Consiglio europeo di Salonicco sarà la Convenzione, che ha parzialmente concluso i lavori sul progetto di costituzione europea dopo 16 mesi di attività - la prima parte sugli obiettivi e le competenze delle istituzioni e la seconda che integra la Carta dei diritti fondamentali - ma che lavorerà ancora per alcune settimane, fino alla riunione del 9-10 luglio, sulla terza parte, dedicata alle politiche dell'Unione (e sulla quarta, sulle disposizioni finali). Il compito dei capi di stato e di governo a Salonicco è limitato: dovranno soltanto dare un apprezzamento complessivo sulle conclusioni della Convenzione presieduta da Valéry Giscard d'Estaing e fissare un calendario per il futuro immediato: la Conferenza intergovernativa che darà l'assetto definito al testo di Costituzione si aprirà a metà ottobre (ci sono i tempi per concludere la parte terza e alcuni stati vogliono una discussione nei rispettivi parlamenti). La data finale non è decisa, ma molto probabilmente la firma avverrà dopo il primo maggio 2004, cioè dopo l'entrata dei dieci nuovi membri: Silvio Berlusconi sarà così privato della festa a Roma, al Consiglio conclusivo della presidenza italiana il prossimo dicembre. A Salonicco non verranno riaperti i capitoli discussi della Convenzione. Ma i capi di stato e di governo dovranno decidere se il testo presentato venerdì mattina da Valery Giscard d'Estaing sarà una «base» per definire il testo finale (è la tesi di Francia e Germania) oppure un semplice «punto di partenza» (Gran Bretagna). Le prime reazioni di alcuni governi sono state molto critiche, cosa che preannuncia una discussione ancora lunga. Danimarca, Grecia, Francia, Germania e Italia sembrano invece complessivamente soddisfatte. I piccoli paesi si sono dichiarati quasi tutti «delusi», perché temono che una presidenza stabile del Consiglio (due anni e mezzo rinnovabili) e un voto ponderato con una maggioranza di stati e del 60% degli abitanti dia più potere ai grandi paesi rispetto ai piccoli (per i grandi paesi, al contrario, è un criterio di democrazia, perché tiene conto della popolazione e abolisce lo squilibrio assurdo del trattato di Nizza). La Spagna è decisa a dare battaglia, perché vuole conservare il vantaggio ottenuto a Nizza (cioè di essere quasi un grande paese, con 27 voti contro 29 per Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, che ha il doppio degli abitanti). La Gran Bretagna non vuole una Costituzione che includa i diritti sociali. La discussione si annuncia dura sui contenuti del terzo capitolo, ancora aperto sulle politiche dell'Unione: per fare un solo esempio, è in ballo la possibilità di inserire nei trattati la nozione di «servizio pubblico», cosa che lo sottrarrebbe al mercato. Ma, è evidente, i paesi più liberisti non sono d'accordo.

Sempre venerdì, a pranzo, ai Quindici sarà sottoposto il rapporto - il primo del genere - dell'Alto rappresentante della politica estera e di difesa, Javier Solana, sul Progetto strategico europeo. Il pranzo sarà indigesto, perché è qui che sarà concentrato lo scontro tra lo schieramento sottomesso agli Stati uniti e quello che propone una collaborazione nell'indipendenza. I capi di stato e di governo devono preparare l'immediato vertice Ue-Usa, che avrà luogo a Washington il 25 giugno. Nel capitolo della politica internazionale sono in agenda le principali questioni: Medioriente, dove ci saranno le tracce dello scontro Berlusconi-Villepin in seguito al fiasco del viaggio del presidente del consiglio italiano nella zona, Iraq, crisi iraniana, Corea del Nord. La non proliferazione delle armi di distruzione di massa sarà all'ordine del giorno, e qui solo la buona volontà franco-tedesca di evitare tensioni eviterà a Blair di dover dare spiegazioni sulle menzogne raccontate a proposito dell'Iraq.

La Francia ha chiesto e ottenuto che nei lavori venisse inserita la questione del finanziamento europeo al Fondo mondiale per la salute, in particolare per l'Aids (il 16-17 luglio ci sarà un vertice a Parigi). Anche la successione di Wim Duisenberg alla testa della Bce sarà affrontata: ormai, dopo l'assoluzione del governatore della Banque de France, Jean-Claude Trichet, al processo del Crédit Lyonnais, la via è spianata per la sua nomina.

Sabato avrà luogo il vertice Ue-Balcani occidentali. E' il secondo del genere, dopo quello di Zagabria di due anni e mezzo fa. L'incontro si concluderà con una Dichiarazione di Salonicco: ai cinque paesi (Croazia, Serbia, Bosnia, Macedonia e Albania) verranno ribadite le raccomandazioni - democrazia, riconciliazione regionale, cooperazione con il Tribunale penale per l'ex Jugoslavia - premesse indispensabili per concepire una futura partecipazione all'Unione. Ma questo incontro non sembra sollevare grandi entusiasmi, visto che non tutti i leader dei Quindici vi parteciperanno.