il manifesto - 19 Giugno 2003
IMMIGRAZIONE
Cannonate contro Bossi. La maggioranza è in pezzi
Cattolici e nazionalleati isolano il ministro leghista che insiste nelle esternazioni ad effetto
MARIELLA PARMENDOLA
Tutti contro Bossi. Le sue «cannonate» hanno creato non pochi imbarazzi alla Casa delle libertà e l'anima cattolica della maggioranza è in rivolta. La tragedia dei clandestini in Sicilia pesa come un macigno sulla tenuta della squadra del premier e ormai nessuno più cerca di nascondere il profondo dissenso per le uscite infelici del volto duro della Lega. Tra gli alleati di Berlusconi si parla a questo punto apertamente di «razzismo» e anche il sottosegretario all'interno Alfredo Mantovano riferendo in parlamento sull'ultimo naufragio al largo di Lampedusa ha invitato a «mettere da parte la demagogia, ricordando tutti gli extracomunitari che hanno perso la vita per venire in Italia». Ma Bossi non desiste e con le sue dichiarazioni continua a dettare condizioni agli alleati. Il senatùr non è parso per nulla scosso ieri, non perdendo l'occasione di tornare ad esternare: «Muoiono tante persone in viaggio... e io provo lo stesso dispiacere quando vedo i morti nelle strade». Parole che certo non risulteranno gradite all'Udc, precipitatasi nei giorni scorsi a prendere le distanze dal ministro delle riforme. Il partito con maggiori difficoltà a mandare giù le uscite di Bossi, in totale disaccordo con le idee della Chiesa sulle politiche per l'immigrazione, ieri ha utilizzato parole pesanti. «Mi auguro che siano vere le smentite di Bossi, altrimenti tutti questi morti dovrebbero pesargli se non nella coscienza, sui suoi pensieri» ha commentato il parlamentare siciliano dell'Udc Peppe Gianni. Un richiamo ai valori cattolici del paese, in linea con le bacchettate arrivate al governo dall'Osservatore Romano: «Invocare violenza contro i clandestini è bestemmiare contro la verità dell'uomo. Sono dichiarazioni che lasciano allibiti».

Ma dopo la frattura aperta con Fini dal dopo amministrative, le cose non vanno meglio passando ad Alleanza nazionale. Anche in questo caso gli inviti a mettere il silenziatore al dissenso non funzionano più. Il sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone sbotta: «E' giunto il momento di prendere definitivamente le distanze dalla rozzezza culturale che connota certi personaggi».

E questa mattina le distanze da Bossi potrebbero tradursi in uno scontro a viso aperto in Consiglio dei ministri dove arriverà il decreto di attuazione della legge sull'immigrazione. Come ha precisato in aula Mantovano, e aveva anticipato martedì il ministro Martino, di utilizzare le navi della marina militare contro le carrette del mare non se ne parla proprio. Questo governo del resto già sta producendo troppi danni e vittime grazie ad una sbagliata politica sull'immigrazione, senza che ci sia bisogno di sfociare in veri e propri atti criminali. Tanto più che a chiedere conto dell'operato di Berlusconi e dei suoi alleati potrebbe essere direttamente la Corte europea dei diritti umani tirata in causa dall'Arci. Che, nel frattempo, ha deciso di rivolgersi al parlamento italiano e a quello europeo presentando un esposto sulla gestione delle frontiere per denunciare «l'ennesima violazione dei diritti umani e della Convenzione di Ginevra».

Intanto riprendono a denunciare il fallimento della legge Bossi-Fini Ds, Verdi e Rifondazione comunista. «Finché si terranno le frontiere chiuse continueranno solo sbarchi di clandestini e tragedie. Ma ci pare che il governo continui ad essere sotto scacco di Bossi», ripete la Quercia. E Rifondazione e Verdi si chiedono: «cosa fa questo governo per salvare i naufraghi?». A rispondere è la cronaca di questi giorni.