il manifesto - 18 Giugno 2003
I clandestini di palazzo Chigi
Martino: «La Marina non userà la forza. Pisanu: «Non sono il ministro di polizia». Ma la Lega torna a cannoneggiare, e la Casa delle libertà traballa. In forse anche il via libera del consiglio dei ministri di venerdì al decreto sulla Bossi-Fini
GIOVANNA PAJETTA
ROMA
Sei cadaveri galleggianti nel canale di Sicilia, una sessantina di dispersi e forse più nelle stesse acque, una bambina ricoverata con la meningite a Palermo che rischia la vita. Ma le storie dei singoli contano nulla rispetto ai numeri. Quei quasi mille immigrati sbarcati nelle ultime settimane che permettono a Umberto Bossi e ai suoi di tornare a parlare di «invasione», e al governo di Silvio Berlusconi di promettere la mano dura fermandosi giusto un passo prima delle famose «cannonate» invocate dal leader della Lega. Perché se è vero che Antonio Martino giura che «assolutamente no, la Marina non farà uso della forza», è solo perché così vogliono le leggi internazionali. Altri potrebbero intervenire, fa capire il ministro della Difesa, e sicuramente con «fermezza e rigore, perché è inammissibile la tolleranza che c'è stata in passato nei confronti degli scafisti» come spiega il suo collega della Farnesina Frattini. In nome del governo italiano e non solo, visto che è lo stesso presidente del consiglio ad annunciare che la commissione europea metterà a disposizione «notevoli risorse finanziarie» per fermare quell'immigrazione clandestina che ora sarà ora all'ordine del giorno del vertice europeo di Salonicco. E chissà che non venga proprio di lì qualche indicazione un po' più concreta sulla linea da seguire. Perché in realtà il governo di Silvio Berlusconi non ha ancora veramente deciso quale strada seguire. Indifferente alla sorte dei morti di ieri, nemmeno nominati nella valanga di dichiarazioni e controdichiarazioni, e ormai avvitato su se stesso, il centrodestra legge infatti il problema immigrazione solo come una delle mille bucce di banana su cui scivola ogni giorno la sua dilaniata Casa delle libertà. Così da Beppe Pisanu agli altri ministri è tutto un dribblare, contrastare, rabbonire o insultare Umberto Bossi. Cercando di tenere insieme le pulsioni xenofobe che certo non allignano solo nella Lega, e i richiami umanitari di matrice cattolica della sua anima centrista o più in generale ex democristiana.

Ma l'operazione è difficile, per non dire pressochè impossibile. Se infatti il ministro degli Interni dichiara fiero «Io sono il ministro dei diritti civili, non di polizia», e prepara un decreto in cui si parla solo di «uso della forza legittimo in proporzione all'offesa», ci pensa Umberto Bossi a dire che non sarà così. «Io sono fermo come una roccia, i clandestini vanno fermati - torna a tuonare il senatur - Bsata andare in giro per strada e sentire cosa ne pensano i cittadini. Un leader deve, in genere, moderare...Ma non deve neppure tradire il popolo, per questo deve essere capace di far entrare la voce del popolo dalle finistre del Palazzo». Poi tocca a Roberto Calderoli spiegare cosa dice il popolo. «Sentire il ministro dell'Interno dichiarare che non è `ministro di polizia' e quello della Difesa che la marina militare non deve ricorrere all'uso della forza - dichiara il cordinatore della Lega - Mi fa venire in mente quelli che vorrebbero fare i medici ma svengono alla vista del sangue». Se non bastasse, ecco scendere in campo Roberto Castelli che invoca nientemeno che i «seicentomila italiani che sono morti tra il 1915 e il 1918 per difendere il suolo italiano». Mentre oggi, dice addolorato il ministro di Giustizia, «snervati dall'eccessivo benessere e dal pensiero unico del falso pietismo, non siamo neanche in grado di fermare un esercito formato da inermi, ma non per questo meno pericoloso».

Il giorno della verità dovrebbe arrivare venerdì mattina, quando per l'appunto Beppe Pisanu presenterà il suo decreto al consiglio dei ministri. Il primo dopo la batosta elettorale delle amministrative, e le conseguenti risse tra alleati. Ma ora che Bossi silura, via Ansa, la verifica chiesta a gran voce da Gianfranco Fini («Sono cose che scrivono i giornali...»), anche quell'appuntamento traballa. Silvio Berlusconi infatti dopodomani sarà a Salonicco, ed è difficile immaginare che proprio sull'immigrazione ci sia uno scontro senza arbitri tra chi ormai non si parla più nemmeno al telefono.

Con o senza decreto in mano però, Beppe Pisanu dovrà presentarsi in parlamento. L'opposizione infatti, come annuncia da Palermo Luciano Violante, ha già chiesto che il ministro degli interni riferisca in aula oggi stesso. Sull'immigrazione, e non solo. Perché, dice il capogruppo diessino, «c'è stata un'inaudita presa di posizione di Bossi contro il mezzogiorno, gli immigrati, il mondo cattolico e il volontariato».