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il manifesto - 20 Aprile 2003 SOCIETĄ pagina 08
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Centro accoglienza profughi, chiuso. Per giovare a chi?
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Centro accoglienza profughi, chiuso. Per giovare a chi?
La struttura del centro Lorizzonte (Lecce) occupata dai lavoratori, mentre provincia e governo si accusano a vicenda
ORNELLA BELLUCCI
LECCE
«Da qui non ce ne andremo». Sono in assemblea permanente da due settimane i 31 operatori de Lorizzonte, il centro di accoglienza per profughi e richiedenti asilo sulla provinciale Squinzano-Casalabate, in località La Badessa. Rivendicano il posto di lavoro perso il 31 marzo, quando è scaduta la convenzione che provincia e prefettura avevano stipulato per gestire la struttura. Il centro, nato nel giugno `98 , ha sempre beneficiato di finanziamenti statali, in particolare al tempo dell'emergenza dei profughi kosovari; poi si è trasformato in una struttura d'identificazione per asilanti. Da Lorizzonte sono passate almeno 25mila persone, che secondo gli allora gestori avrebbero avuto garantiti, oltre ai servizi di prima necessità (vitto, alloggio e cure mediche), anche consulenza legale e amministrativa, mediazione culturale e quant'altro.

A rilevare le gravi condizioni igieniche e l'inosservanza delle norme di sicurezza sono stati i parlamentari del Prc Nichi Vendola e Giovanni Russo Spena. L'ultima parola è stata dei vigili del fuoco: la struttura, che fino alla chiusura ospitava 500 persone, ne avrebbe potute contenere al massimo 175. La retta giornaliera era di 35mila vecchie lire; meno della metà di quella prevista nei cpt, pari a 90 euro al giorno. Ma, in termini di servizi, nel tempo, come è stato colmato questo scarto? Col volontariato, spiegano dal Ctm, l'associazione di cooperazione internazionale che negli ultimi 5 anni ha gestito il centro.

Era gennaio quando la provincia ha ritoccato le rette: 19 euro a immigrato fino a 49 ospiti, 18 a testa oltre i 50. Il mese dopo il prefetto ha indetto la gara per rinnovare le convenzioni con i centri, sempre gli stessi, pronti ad accollarsi l'onere dell'accoglienza e della permanenza temporanea in Salento.

Ma poiché l'emergenza-sbarchi in Puglia è finita, le convenzioni si son ridotte a due: per un cpt e per un centro d'identificazione. La provincia ha rinunciato a partecipare alla trattativa; così, per i prossimi due anni, saranno il comune di Otranto e la Fondazione Regina Pacis a gestire il business immigrazione.

Fatto che gli operatori del Ctm non riescono a spiegarsi. Alessandra Moschettini, ex direttrice del centro, guida la protesta degli occupanti: «Che la provincia, proprietaria dell'immobile, non gradisca collaborare con noi, è palese. Ma perché non informarci: siamo o non siamo lavoratori come gli altri?» La replica è di Lorenzo Ria, presidente dell'ente. «Sbagliano a pensarci come controparte. Siamo in attesa di risposte da Roma». A smentirlo è il sottosegretario all'interno, Alfredo Mantovano. «E' stata la provincia a rinunciare alla gara: perché Lorizzonte non è agibile, perché i costi dei lavori per la messa in sicurezza non sono mai stati previsti nella programmazione delle opere pubbliche». Ma la volontà della provincia di sottrarsi a beghe gestionali inconcludenti è ben più evidente.

Sulla vicenda, nei giorni scorsi, è intervenuto il deputato diessino Antonio Rotundo, che ha incontrato gli operatori del Ctm. «La provincia ha garantito la disponibilità a riaprire il centro per finalità legate all'accoglienza dei profughi, ma dal governo risposte non ce ne sono state». Se non dovessero esserci schiarite, e in tempi brevi, Lorizzonte sarà destinato ad altri scopi, come la riabilitazione dei detenuti agli arresti domiciliari, degli anziani e delle persone difficili. Ma chi se ne occuperebbe? I posti degli operatori del Ctm sarebbero salvi? Fosse questo il problema. Certo l'occupazione a La Badessa continua e con la supervisione dei confederali. Molti i lavoratori che nei giorni scorsi si sono iscritti alla Cgil e alla Cisl, pochi alla Uil. «Riteniamo assurdo - si legge in una nota congiunta - sperperare l'esperienza maturata da questi lavoratori nell'accoglienza agli immigrati. Il sottosegretario Mantovano dovrebbe intervenire per trovare loro una nuova collocazione, sempre in questo ambito». Prossimo un incontro degli operatori e dei loro rappresentanti sindacali con i presidenti di provincia e regione.




 
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