il manifesto - 01 Aprile 2003
Ostaggi allo scoperto
Un gruppo di lavoratori-schiavi denuncia in piazza la Bossi-Fini
Pagine gialle in nero Autisti-scaricatori latinoamericani, consegnano 500 guide al giorno lavorando 12 ore, pagati 150 euro al mese. E non possono cambiare lavoro

MANUELA CARTOSIO
MILANO
Distribuiscono le Pagine gialle, lavorano fino a 12 ore al giorno e prendono 150 euro (al mese!). Per questo ieri mattina una dozzina di autisti latinoamericani, con il segretario della Fit-Cisl Dario Balotta, manifestavano di fronte alla Telecom in piazza Affari. Saputo che il ministro Maroni era lì a due passi per un convegno, sono andati alla Cattolica. Volevano esporgli il problema in carne e ossa. Quello di migliaia d'immigrati in attesa del contratto di soggiorno, «ostaggi» dei padroni che hanno firmato la domanda di regolarizzazione. Costretti a subire i loro ricatti, non possono cambiare lavoro, ammesso che lo trovino, prima della stipula del contratto di soggiorno. La Digos li ha bloccati, solo Balotta è riuscito ad entrare nell'aula del convegno. Prima d'essere allontanato dagli agenti, ha esposto il caso al ministro del welfare.Maroni ha fatto il finto tonto. «Invito il sindacato a denunciare pubblicamente con nomi e cognomi i datori di lavoro che assumono in nero». «Già fatto», ha replicato Balotta. Il caso dei dodici autisti la Fit Cisl lo ha già denunciato alla Prefettura, all'Ufficio del lavoro, alla Telecom e alla Seat-Pagine gialle, con raccomandate spedite il 26 marzo. «Sono qui perché questi lavoratori immigrati sono l'esempio vivente che la Bossi-Fini, oltre che pessima, non funziona. E lei, se non bastasse, ha combinato un bel disastro sospendendo l'accordo che avevamo raggiunto a Milano». E' l'accordo tra parti sociali, Prefettura, Questura, Inps e Ufficio del lavoro che avrebbe permesso a chi è in attesa del contratto di soggiorno di cambiare lavoro. Ricalca quelli fatti in precedenza in diverse province, ma su quello milanese Maroni si è impuntato, ha sconfessato i suoi funzionari e ha congelato l'intesa.

«La questione non va risolta all'italiana con il fai-da-te, con ogni provincia che fa come le pare», ha spiegato il ministro. Prefetti, questori e sindacati «non possono cambiare la legge», bisogna evitare che la regolarizzazione diventi «una legalizzazione indiscriminata». Nei prossimi giorni il ministero dell'interno e «il sottoscritto», garantisce Maroni, dirameranno norme uguali per tutti. Il ministro ha evitato accuratamente di spiegare perché quel che forse verrà fatto prossimamente non è stato fatto a gennaio, quando è risultato chiaro che per smaltire le 700mila domande di regolarizzazione ci sarebbero voluti tempi biblici, non i 60 giorni promessi dalla Bossi-Fini.

I 12 distributori di Pagine gialle lavorano per la New Trans srl. Anche il titolare della ditta è un immigrato latinamericano. Nella catena di appalti e subappalti la New Trans è il terzo anello. Le duemila lire che la Seat paga al primo appaltatore per ogni rubrica consegnata diventano 500 quando si arriva alla New Trans. I 12 immigrati sono assunti a part time e a tempo determinato. Fosse vero che lavorano 4 ore al giorno dovrebbero prendere 335 euro al mese, ma poiché lavorano quasi il triplo dovrebbero ricevere 1.500 euro, il decuplo di quel che sono pagati. Più le trasferte. Partono «carichi» da Milano il lunedì mattina, su un camioncino che fa da cucina e da camera da letto nelle trasferte settimanali. Per cena, la cucina mobile non funziona. Ricevono due euro per farsi un panino. Non hanno un posto dove lavarsi, dove andare al gabinetto. Ogni lavoratore consegna in media 500 rubriche al giorno.

«Telecom e Seat le sanno queste cose?», domanda Balotta. Contattato dal sindacato, il titolare della New Trans ha detto nell'ordine: della legge me ne infischio, vi licenzio, vi mando l'avvocato. Alla fine, ha accettato d'incontrare giovedì il sindacato. «Noi facciamo il nostro mestiere, dice Balotta. Maroni, invece di fare la lezione al sindacato, non si metta di traverso a un accordo che consente agli immigrati di "liberarsi" da padroni che li ricattano in attesa del permesso di soggiorno».