il manifesto - 04 Marzo 2003
IN BREVE
Ottanta dispersi
E'di oltre ottanta dispersi, a due giorni dal disastro, il bilancio del naufragio di un battello che attraversava il fiume Niger, nel nord del paese. L'incidente è avvenuto sabato, ma le autorità ne hanno dato notizia solo ieri. Per ora, stando a quanto dichiarato dalle fonti ufficiali, sono stati tratti in salvo cinque superstiti e recuperati nove corpi senza vita, ma col passare del tempo diminuiscono le speranze di ritrovare in vita gli altri i dispersi. L'incidente ha avuto luogo sulle rive dell'alto Niger, nel distretto di Kebbi. Erano almeno un centinaio le persone a bordo del traghetto,che ha urtato una roccia, si è capovolto ed è affondato all'altezza del villaggio di Besse. Secondo i sopravvissuti tra le cause del disastro ci sarebbe anche il sovraccarico della barca, che trasportava anche diversi capi di bestiame.

Kurdi stipati

Settantacinque kurdi, stipati dentro un tir proveniente dalla Grecia, sono stati scoperti ieri pomeriggio dalla guardia di finanza di Ancona. I profughi cercavano di allontanarsi dal porto nascosti nel rimorchio dietro al carico di cassette di arance. Ma al controllo doganale del varco di Chio, quando i finanzieri hanno aperto lo sportellone del tir per controllare il carico del rimorchio, sono stati scoperti. Sarebbero saliti a bordo del camion a Patrasso, imbarcandosi poi sulla nave di linea Olympia Palace, della Minoan Lines, alla volta di Ancona. Un viaggio di 24 ore che non si sa quanto sia costato. Per i due autisti del mezzo, di nazionalità greca, sono scattati gli arrestati. I kurdi - quasi tutti iracheni, ma fra loro ci sarebbe anche qualche extracomunitario di diversa nazionalità - non verranno rimpatriati: è stato fatto loro presente che possono chiedere il riconoscimento di rifugiati politici, e tutti, o quasi, hanno deciso di restare in Italia in attesa che la pratica venga perfezionata. Sotto il coordinamento della prefettura sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Ancona.

Tunnel e falò

Centinaia di persone hanno protestato ieri pomeriggio nei pressi dell'area di regolamentazione di Passy, nel comune di Le Fayet, a pochi chilometri da Chamonix, contro il ripristino del doppio senso di circolazione nel tunnel per i mezzi pesanti. Gli attivisti, molti dei quali hanno bruciato per protesta le rispettive cartelle elettorali, hanno bloccato il passaggio dei mezzi pesanti tirando un filo di acciaio (su cui sono stati appesi striscioni e bandiere) in mezzo alla carreggiata, a poca distanza dall'uscita dell'area di regolamentazione. Tra i manifestanti, controllati a vista da decine di poliziotti francesi in assetto antisommossa, c'erano anche numerosi sindaci della valle dell'Arve, in Alta Savoia, oltre ai primi cittadini di Chamonix e Courmayeur, Michel Charlet e Romano Blua.

«Priolo after»

Comincia da parte della Commissione bicamerale d'inchiesta contro le ecomafie con una missione in Puglia l'operazione «Priolo after», il monitoraggio dei petrolchimici e delle aree a rischio per tracciare il quadro delle modalità di smaltimento delle scorie industriali prodotte dagli stabilimenti petrolchimici italiani. «Pur non essendo ispirati da un proposito inquisitorio - ha detto il presidente della Commissione, Paolo Russo - abbiamo la necessità di comprendere le difficoltà che determinano i gravissimi guasti messi in luce a Priolo. Vogliamo capire se, e soprattutto perché, il sistema industriale non funziona e quali sono le cause che fanno esplodere vere e proprie bombe ecologiche che mettono a serio rischio la salute dei cittadini». In tutto saranno visitate 10 regioni e 30 siti. Si comincia dalla Puglia, dove si inizia, dove saranno compiuti sopralluoghi nel poli industriali di Manfredonia, Brindisi e Taranto. In quest'ultima città la commissione si occuperà anche di «aree contraddistinte dalla presenza di rifiuti radioattivi come la Cemerad».