il manifesto - 02 Marzo 2003
MILANO
Giallo in via Jenner
Sparice l'ex assistente della moschea Tra le tante ipotesi anche il rapimento
LUCA FAZIO
MILANO
In Italia scompaiono circa 20 mila persone all'anno. Però Nasser Osama Mustapha, detto Abu Omar, 39 anni, è egiziano, rifugiato politico e frequentatore piuttosto conosciuto della moschea milanese di viale Jenner, il luogo di preghiera più controllato della penisola. Di lui non si hanno più notizie da lunedì 17 febbraio. Sembra che una donna, egiziana, prima abbia sostenuto di avere assistito a un vero e proprio sequestro di persona e poi si sia limitata a testimoniare di aver visto l'egiziano allontanarsi con un uomo, proprio nei pressi della moschea di viale Jenner. Qualche giorno dopo, è stata la moglie a denunciarne la scomparsa alla polizia. Nell'era post 11 settembre, tutto ciò è più che sufficiente per ipotizzare un intrigo internazionale: non meglio precisate «voci» sospettano il coinvolgimento dei servizi segreti egiziani, o della Cia. Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto di Milano e capo dell'antiterrorismo, ha solo confermato l'apertura di un fascicolo per sequestro di persona. «Stiamo facendo indagini per verificare quel che può essere successo quel giorno».

Abu Omar, precisano in viale Jenner, non è un imam. Nella moschea in queste due settimane «i fratelli» hanno più volte lanciato appelli per sapere chi avesse sue notizie. «Il nostro imam per fortuna è vivo e vegeto - precisa il presidente della moschea di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari - Abu Omar non ha mai avuto alcun incarico ufficiale o un ruolo fisso in moschea. Solo un paio di anni fa, quando è stata fondata la moschea di via Quaranta, è stato assistente dell'imam e ha anche fatto il maestro di religione nella scuola. E' preoccupante che un fratello sparisca senza lasciare traccia nè fare un telefonata o lasciare una lettera, preoccupante come se fosse scomparso un italiano».

Abu Omar non ha mai avuto problemi con la giustizia italiana. Per gli investigatori è semplicemente un rifugiato politico perchè in Egitto era un attivista dell'opposizione. Ma è proprio il suo contatto con la moschea di via Quaranta, peraltro frequentata da migliaia di musulmani, a mettere in apprensione chi sta cercando di mettere le mani sulle fantomatiche cellule italiane di Al Qaeda. Perchè in quella moschea era assistente alla preghiera il latitante Es Sayed Abdelkader, 40 anni, egiziano, l'uomo che per la procura di Milano porterebbe direttamente a Osama bin Laden. Scomparso dal luglio del 2001, di lui si sono perse le tracce. E c'è chi dice che ormai sia morto in Afghanistan durante i bombardamenti angloamericani dell'ottobre 2001. Il legame tra i due però si esaurisce nella frequentazione della stessa moschea, soprattutto considerando che gli inquirenti milanesi da anni intercettavano le comunicazioni di Es Sayed con altri presunti terroristi e che nel materiale raccolto sembra proprio che non compaia nulla di compromettente nei confronti dell'uomo che è scomparso tredici giorni fa.