il manifesto - 13 Ottobre 2002
Ue, in ordine sparso contro gli immigrati
Coste vigilate da Italia, Spagna, Inghilterra e Grecia. No di Berlino e Parigi
ALBERTO D'ARGENZIO
BRUXELLES
Al vertice di Siviglia dello scorso giugno è stata definitivamente battezzata la fortezza Europa ma ora che si tratta di passare ai fatti i 15 non si sono ancora decisi a varare un piano operativo comune e così procedono in ordine sparso, per affinità di interessi. Le polizie di Italia, Spagna, Regno unito e Grecia hanno stabilito di lanciarsi in operazioni congiunte di controllo marittimo mentre Francia e Germania si concentreranno in progetti per il rimpatrio di illegali tramite voli charter affittati di comune accordo. Il fine, ancora lontano, è quello di arrivare ad una polizia ed una politica di controllo delle frontiere comune, ma mentre in questo cammino si registrano le reticenze dei paesi nordici, poco propensi a destinarvi fondi, alcuni paesi hanno deciso di non rimanere con le mani in mano. «Ogni stato partecipa al piano che più gli interessa», il riassunto di una fonte del Consiglio. Il progetto a cui prende parte l'Italia è stato approvato il 26 settembre scorso e prevede «un amalgama» di operazioni congiunte tra le polizie dei quattro paesi da condursi inizialmente nel Mediterraneo. Per quanto il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu ed il suo predecessore Claudio Scajola abbiano reclamato più volte il sostegno di Bruxelles nella lotta all'immigrazione illegale via mare, l'Italia si è solamente accodata al piano che già Madrid, Londra ed Atene andavano preparando da quest'estate. Le polizie dei quattro inizieranno a coordinarsi per realizzare controlli nei loro porti ed in alto mare ma si pensa anche ad azioni da sviluppare in cooperazione con i paesi di transito e di origine dei flussi migratori. Il Mediterraneo è il logico teatro naturale scelto per le operazioni, anche se non vengono escluse future incursioni comuni nel mar Baltico ed in quello del Nord, un modo utile anche per conquistare alla causa i paesi scandinavi. «Si tratta di unire man mano il lavoro delle polizie degli stati membri», spiega la fonte, con l'obiettivo finale di portare la cooperazione tra paesi fino in ambito comunitario così da poter accedere ai fondi della Ue invece di gravare unicamente sui bilanci nazionali. Il cammino non è però così lineare come appare, «tutti sono d'accordo che si portino avanti questi progetti - argomenta un diplomatico - ma quando si parla di denaro la cosa si complica enormemente». La Commissione europea è chiamata a presentare tra ottobre e novembre uno studio mirato proprio a valutare i costi derivati dalla gestione comune delle frontiere esterne dell'Unione, sia per quella attuale che per i confini derivati dall'ormai prossimo allargamento ad est. Già dopodomani i ministri degli interni e della giustizia, riuniti a Lussemburgo, dovranno invece valutare i passi in avanti fatti da Siviglia ad oggi nel terreno delle lotta contro l'immigrazione illegale. A parte il progetto di controllo congiunto di mari e porti e quello per il rimpatrio in charter, l'azione dei 15 si concentra sulla cooperazione con i paesi terzi per migliorare il controllo dei flussi e per combattere le mafie che gestiscono il traffico di essere umani. La Ue mira a sviluppare piani di formazione per gli agenti di frontiera e a finanziare l'acquisto di radar, motovedette e fuoristrada per potenziare l'azione di contrasto all'immigrazione direttamente all'origine. Per ottimizzare il controllo del Mediterraneo occidentale e dell'Atlantico e anche allo studio la creazione di pattuglie congiunte tra agenti europei e gendarmi marocchini con l'obiettivo prioritario di limitare i viaggi delle pateras, le malmesse imbarcazioni che giornalmente salpano alla volta dell'Andalusia o delle Canarie. Pur tra le difficoltà, ben inteso puramente economiche, i 15 iniziano così a mettere in pratica la loro politica sull'immigrazione procedendo però a senso unico, quello repressivo. Il dossier sull'asilo e la definizione dei flussi e dei meccanismi per l'immigrazione legale intanto possono attendere.