il manifesto - 07 Settembre 2002
Cinque ore di scontri, poi il governo vara la regolarizzazione degli immigrati
Il decreto c'è, con rissa
Compromesso finale Passa la versione che prevede la sanatoria anche per chi ha contratti a tempo determinato. La Lega si piega ai cattolici. Ieri manifestazione degli immigrati a Roma
CINZIA GUBBINI
ROMA
Alla fine fu mediazione: il decreto legge sull'emersione degli immigrati al nero, approvato ieri dal consiglio dei ministri, prevede che anche chi otterrà un contratto di un anno - quindi determinato - potrà accedere alla sanatoria. Bocciata quindi la proposta Maroni, che voleva introdurre la clausola del contratto a tempo indeterminato per gli stranieri che aspirano a un contratto di soggiorno, giudicata inopportuna tanto dall'Udc che da An. Ma chiamarla mediazione è davvero troppo: se è vero che nella riunione di ieri c'è stata una vera e propria lite tra i centristi e i leghisti. Sconfitto Maroni, quindi, ma un'altra vittima resta sul tappeto: i lavoratori immigrati, per i quali è stata sancita, di fatto - nonostante l'impegno dell'Udc - una discriminazione rispetto ai lavoratori italiani. Mentre è stato deciso che anche gli italiani dovranno sottoporsi alla rilevazione delle impronte digitali. Sul fronte politico qualcun altro ieri sera non ha dormito sonni tranquilli: il premier Berlusconi, che alle 9 di sera ha lasciato il consiglio, probabilmente urtato dall'indecoroso spettacolo della sua maggioranza. Già in mattinata il segretario del Carroccio, l'incontenibile Umberto Bossi, aveva annunciato: «Se la proposta del ministro Maroni non sarà accettata, siamo pronti a non firmare il decreto», e nel pomeriggio, prima di entrare in consiglio, aveva rincarato: «Ora andiamo a risolvere la questione», neanche si trattasse di un regolamento di conti. Poi, silenzio assoluto per ore, dai portoni chiusi dietro cui si svolgeva la riunione. Un evidente momento di difficoltà, che il ministro degli interni Pisanu e il premier Berlusconi hanno cercato di rattoppare presentando, in conferenza stampa, il solito resoconto sulle operazioni di polizia, «l'obiettivo è avere strade pulite per tutti i cittadini», ha commentato il Cavaliere. Pisanu ha reso noto che dal 23 agosto fino a ieri le forze dell'ordine sono state impegnate nell'operazione «Vie libere». Sono state arrestate oltre 314 persone - di cui 241 stranieri - e sono stati emessi ben 1.205 provvedimenti di espulsione, dimostrando che il governo ha indurito i controlli nei confronti degli immigrati irregolari. Operazione quanto meno ipocrita, vista la sanatoria in corso. D'altronde lo stesso Pisanu ha voluto precisare ieri che «la sanatoria riguarda soprattutto il Viminale». Dichiarazione che, comunque, lascia intendere la volontà di Forza italia di togliere protagonismo al ministro Maroni, che certamente non ha gestito nel migliore dei modi il suo ruolo. L'opposizione, d'altro canto, non ha fatto una miglior figura, con Francesco Rutelli che si lascia scappare: «Sarà la più grande sanatoria della storia». E magari, verrebbe da dire. Mentre Enrico Letta, responsabile economico dello stesso partito, ha censurato la proposta Maroni definendola «non utile, non giusta» perché «non risponde all'esigenza delle imprese».

Intanto ieri mattina un nutrito gruppi di immigrati ha partecipato alla manifestazione indetta dall'Associazione Bangladesh, da Senzaconfine e da Gcil, Cisl e Uil Lazio di fronte al ministero del Welfare. Gli immigrati hanno portato con loro cartelli eloquenti: «No alla sanatoria patronale», «Lo schiavismo è stato abolito o no?», dimostrando di non essere disposti a subire alcuna limitazione illogica alla sanatoria in corso. Una delegazione della manifestazione è stata ricevuta da un funzionario dell'ufficio stranieri della questura di Roma a cui sono state presentate le richieste delle associazioni antirazziste: prima di tutto, che sia permesso agli immigrati irregolari che possono accedere alla santoria, di difendersi nei confronti del datore di lavoro che si rifiutano di regolarizzarli. In seconda battuta gli immigrati chiedono che sia eliminata la clausola che preclude l'accesso alla sanatoria a coloro che hanno ricevuto un'intimazione a lasciare il territorio dello stato. In terzo luogo, chiedono che sia approvato un decretoi flussi «per impedire altre morti in mare». Infine dicono no a qualsiasi forma di limitazione alla regolarizzazione: «Se impogono limitazioni alla sanatoria - ha spiegato Kibria, leader dell'Associazione del Bangladesh - il risultato sarà che gli immigrati irregolari resteranno in Italia, continueranno a lavorare al nero, e non avranno alcun diritto».