il manifesto - 27 Agosto 2002
«Ma quale razza padana, quella gente ci serve»
Parla il presidente degli industriali trevigiani: «Le nostre aziende sono pronte a garantire per dargli casa»
SARA MENAFRA
A prendere le distanze dalle esternazioni del sindaco Gentilini non è stata solo la sinistra trevigiana. Il presidente di Unindustria Sergio Bellato, per esempio, si è dichiarato disponibile a partecipare alle trattative per trovare alloggio ai 58 marocchini: «Gentilini sbaglia nell'attacare gli immigrati. Sono persone importanti per noi»

Quanti degli occupanti del sagrato del duomo sono dipendenti delle aziende associate a Unindustria?

Solo uno e per questa persona stiamo già provvedendo a capire meglio la situazione. Gli altri o lavorano in altri settori oppure hanno scelto di vivere a Treviso anche se lavorano in altre province. Noi ci eravamo resi disponibili a risolvere quanto prima il problema se fossero stati nostri dipendenti. Non lo sono. Questo non vuol dire che non siamo disponibili a fare la nostra parte, ma l'impegno deve venire prima di tutto dalle istituzioni locali.

Anche i dipendenti delle vostre aziende hanno avuto problemi a trovare casa?

A Treviso le case ci sono. Ma la maggior parte sono ben rifinite e costano molto, mentre non esiste una edilizia popolare. Eppoi si è diffusa la voce che gli immigrati rovinano le case quindi inizialmente era difficile trovare chi affittava. Adesso mi sembra che le cose siano un po' migliorate, le aziende industriali della nostra organizzazione generalmente si occupano del problema anche garantendo presso l'affittuario. Unindustria poi ha elaborato un progetto grazie al quale abbiamo costruito o ristrutturato abitazioni per circa 300 persone a cui affittiamo a circa 400 mila lire al mese per poi restituire tra vent'anni ai proprietari l'edificio rimodernato

Affittate anche a quelli che non sono di «razza piave»?

L'espressione del sindaco è stata infelice. Io non la ammetto e anzi la nostra associazione ne prende le distanze. Queste persone lavorano e sono trattate come tutti gli altri dipendenti. Poi, certo, ci sono anche i delinquenti e questo è un altro problema. Io sono nato a un paio di chilometri dal Piave ma non mi sono mai sentito diverso da qualcun altro per questo motivo.

Ma è vero che a Treviso gli immigrati non ce li volete?

Il sindaco Gentilini dice cose sbagliate quando fa queste affermazioni. Le nostre aziende hanno bisogno di immigrati e molti, perché soffriamo del fatto di essere in una zona in cui l'occupazione è totale, la popolazione è stabile e gli anziani in precentuale aumentano. Poi i giovani italiani non vogliono più fare alcuni lavori e nemmeno i turni di notte.

Almeno il vescovo si è schierato dalla parte degli immigrati...

È positivo. Ma mi ricordo che tre anni fa chiesi pubblicamente alla curia di mettere a disposizione i molti edifici di cui dispone per la manodopera immigrata, ma non volle farlo.

Cosa cambia con la legge Bossi-Fini?

Dobbiamo sperimentarla nella pratica. Il blocco delle frontiere ci stava dando dei problemi, mentre siamo in grado di rispettare le garanzie richieste dalla nuova legge. Certo l'impossibilità del ricongiungimento familiare potrebbe diventare un limite.