Affogano 13 immigrati
La tragedia nello Stretto di Gibilterra.
Altri otto arrestati dalla polizia
ANDREA DE BENEDETTI

L'esodo, il tragico esodo continua. Una parola sempre troppo abusata, specialmente in questi giorni di ferie di massa comode e climatizzate, eppure quanto mai appropriata vista l'inarrestabile transumanza di immigrati di cui, come accade per tutti i fastidi quotidiani, ci si tende a dimenticare soprattutto in spiaggia o su una roulotte in movimento. Senza nulla togliere a una coda sulla Milano-Firenze, che a suo modo si può davvero convertire in un'avventura biblica, la terrificante crociera Marocco-Spagna che si concedono quotidianamente decine di disperati in vacanza dalla miseria non dovrebbe lasciare indifferenti. Specialmente se, come è successo ieri, c'è gente ¡tanta gente, nella circostanza- che ci rimette la vita. Le vittime, questa volta, sono addirittura tredici: marocchini e subsahariani, si suppone, in mancanza di documenti che lo attestino, che cercavano, dietro alla rete di controlli sempre più implacabili predisposta dalla polizia frontaliera, qualche opportunità come jornaleros nella cocente campagna andalusa o in quella murciana. Le ha rinvenute la guardia civil a poche centinaia di metri dalle spiagge bianche e ventose di Tarifa, dove le onde sono poco più di un giochetto per esperti wind-surfers e non un rischio mortale. Si è trattato di un naufragio, probabilmente, anche se nessuno, per ora, ha ritrovato l'imbarcazione su cui viaggiavano gli immigrati e le autorità giudiziarie non si esprimeranno in merito fino ad autopsia avvenuta. L'unica testimonianza sono quei tredici corpi martoriati e il ritrovamento, nei pressi dell'autostrada, di altri otto immigrati che con ogni probabilità si trovavano a bordo della stessa maledetta zattera. Trattandosi di "sin papeles", la guardia civil ha pensato bene di arrestarli come comanda la legge, prima ancora di offrirgli soccorso e assistenza. L'ironia della sorte, che a volte sa essere terribilmente spietata, ha comunque voluto che l'episodio si producesse ad appena un giorno dall'annuncio dell'Atime (Associazione Lavoratori Immigrati Marocchini) che segnalava la diminuzione degli sbarchi e, di conseguenza, anche degli incidenti mortali nel passaggio dello Stretto. A fronte dei 114 morti registrati nel periodo compreso tra gennaio e giugno del 2001, l'Atime evidenziava un calo del 71% nello stesso periodo del 2002, in cui hanno perso la vita appena ¡si fa per dire- 32 persone, anche se poi il numero di vittime registrate dal 1997 ammonta all'agghiacciante cifra di 4000 unità. Di certo, la vecchia "Ley de Extranjería" (per non parlare di quella nuova) ha contribuito a disincentivare il generoso desiderio di sbarcare in Spagna, anche se va detto che i controlli, massicci e severi sulle coste meridionali, non lo sono altrettanto su quelle delle isole Canarie, che, vista la distanza che le separa dalla terra marocchina, si sono convertite nel nuovo e ancor più inaccessibile Eldorado degli «irregulares» (come li definisce, assai poco elegantemente, la suddetta legge sull'immigrazione) e neppure nelle zone di Ceuta e Melilla, dove i tentativi di "rompere" il blocco sono assai numerosi specialmente tra i ragazzini. In ogni caso, a pochi giorni dalla difficile soluzione diplomatica del contenzioso su Perejil, Spagna e Marocco ritrovano un altro tradizionale tema di dispute diplomatiche, ovvero, appunto, la scarsa sorveglianza sull'immigrazione clandestina, che in passato, in più di una circostanza, José María Aznar ha addebitato allo stesso governo di Rabat. Visti i rapporti attuali, magari è meglio se stavolta sta zitto.