il manifesto - 11 Luglio 2002
SUONI IN METRO
E' nata Unza, affiliata Arci per musicisti Rom
GIAMPAOLO MUSUMECI
Fanfare trascinanti e melodie struggenti, valzer pomposi e romantiche ballate: è la musica Rom o tzigana, un caleidoscopio di emozioni e suggestioni. E' la musica che Emir Kusturica e Goran Bregovic hanno reso popolare, la stessa che oggi accompagna tanti viaggiatori sui mezzi pubblici di Milano. Da anni, un manipolo di musicisti Rom suona nei vagoni della metropolitana e sui tram. A gruppi di tre, quattro, imbracciano il loro violino, la fisarmonica, la chitarra regalando sprazzi di colore e gioia a una città grigia e che vive troppo di fretta. Ma di fascino, a ben vedere, ce n'è poco. Guadagnano pochi euro al giorno, fino a quando la sorveglianza non li blocca: a Milano, infatti è vietato suonare nella metropolitana. I musicisti Rom denuncianomaltrattamenti e condizioni di lavoro impossibili. Per questo, da qualche tempo, a Milano, è nata l'Unza, associazione affiliata all'Arci, a tutela dei musicisti Rom. Nata da un'idea di Paolo Valabrega ed Elia Rollier, questultimo milita nella banda milanese degli Ottoni a Scoppio, Unza si occupa del loro collocamento nelle feste e ai matrimoni, e le richieste sono tante. «I nostri associati sono quasi tutti romeni: in patria sono spesso artisti di fama e qui, a Milano, trattati come mendicanti, Vogliamo dar loro spazi di espressione e un aiuto concreto» spiega Elia Rollier. Unza accoglie così mille storie, tutte diverse: come quella di Marian Director, 40enne romeno, sposato, con due figli (entrambi suonano con lui), che racconta: «La polizia ci ferma, ci maltratta, a volte rompe i nostri strumenti. E poi sequestra soldi e strumenti». Secondo la denuncia dei Rom e di Unza, le forze dell'ordine spesso sequestrerebbero soldi e strumenti senza poi rilasciare verbale. C'è chi ha gettato la spugna: George, violinista di 53 anni, in Romania si esibiva anche in televisione. George sognava una grande e famosa orchestra; a Milano aveva trovato il suo pubblico solo sul tram numero 12. Poi, pochi mesi fa, è tornato a casa.