DA NORDOVEST
Che lezione signora tolleranza
ALESSANDRO ROBECCHI
Per vedere quanto è accogliente e umanitaria
la città di Milano, un'azienda guidata da un amministratore delegato decisamente
mediocre, bisognava andare in via Triboniano, l'altra mattina. Notevole
lezione: poliziotti, caramba e vigili urbani a cacciare trecento rom poveracci.
Loro, le loro donne e i loro bambini (molti piccoli) rastrellati e cacciati
perché non se ne può più della tolleranza e del lassismo e il motto (che
palle!) è ancora quello della «tolleranza zero». Il che è bizzarro in una
città che tollera inenarrabili speculazioni e i soliti affarucci degli amici
degli amici, dalla Compagnia ciellina dei cazzetti nostri, ai cablatori
selvaggi. Ma si sa, siamo a Milano e la tolleranza dipende molto dal reddito
del tollerato: ci faremo due risate quando si prenderanno le impronte digitali
a extracomunitari americani o svizzeri. Comunque sia, scenetta edificante:
la sbirraglia comunale da una parte e i nomadi dall'altra. Che sono clandestini
(come no), ma si tenta comunque di deportarli verso altri comuni, dove sarebbero
clandestini lo stesso, si capisce, ma fuori di qui. Oltre allo spirito umanitario
si metta dunque in conto anche un certo senso di legalità un po' magliaro
e paraculo, per cui il nomade qui nella città rutilante della moda non ce
lo vogliamo, ma se lo vogliono, che so, a Sesto San Giovanni... Tra le figure
che emergono dal panorama di questa città a tolleranza zero spicca la signora
Maiolo Tiziana, che sollevava in settimana un accorato allarme sugli immigrati
che portano malattie. Insomma, qui in questa città sterilizzata e pulitissima
(ah, ah!) arrivano questi senzapatria che in più ci impestano e ci attaccano
la scabbia. Per cui i casi sono due: o si curano o si cacciano a calci in
culo con i manganelli e le camionette. La seconda che hai detto! Anche se
(Maiolo dixit) bisogna sfatare questa fama di «giunta durissima, di destra
e autoritaria». Figurarsi, ci mancherebbe. Invece, quella che caccia i bambini
piccoli e le mamme dai campi nomadi sarebbe una giunta umanitaria e tollerante,
probabilmente illuminata (dalla Maiolo, nel caso? Ma andiamo!). Altro giro,
altra corsa nel Maiolo-pensiero: Milano è razzista? Risposta: «Certo i nomadi
non piacciono». Non piacciono nemmeno a vigili e poliziotti, che a intervalli
regolari fermano suonatori rom in metropolitana e gli fracassano chitarre
e violini sbattendoli sui marciapiedi: un modo innovativo e umanitario (per
niente duro e autoritario, direbbe forse Maiolo) per sconfiggere la scabbia
e le altre spaventose malattie portate dagli stranieri. Una specie di vaccino
del dottor Albertini.
Naturalmente la città non lotta soltanto contro microbi e germi, ma soprattutto
contro le occupazioni abusive di aree pubbliche o dimesse, lasciate abbandonate
e inoperose da decenni: il vero scandalo milanese. Dopo i nomadi, dice il
signor sindaco, toccherà ai centri sociali e alle altre occupazioni, anche
se non precisa quali germi e microbi portino questi altri. Chissà, forse
Maiolo si presenterà con un microscopio. Tolleranza zero. Cervello meno
ancora.
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