il manifesto - 05 Giugno 2002
FRANCIA
Parigi non bada ai sans papiers
Di nuovo una chiesa occupata, mentre le lavoratrici in appalto scioperano. Ma la solidarietà d'un tempo è sparita
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Un centinaio di sans papiers, tutti uomini, in maggioranza kurdi e senagalesi, vivono dal 1 giugno nella cappella del Sacro cuore a Sainte Geneviève des Bois, nell'Essonne, un dipartimento della banlieue parigina. «Non occupano il luogo - specifica il prete, Guy de Lachaux - ma sono accolti dalla chiesa». La situazione è bloccata, all'interno i sans papiers si organizzano in turni, per dormire e far da mangiare. Ma la Prefettura ha fatto sapere che non esaminerà i singoli casi. A pochi giorni dalle legislative del 9-16 giugno, l'indifferenza regna nei confronti di questa nuova esplosione del problema dei sans papiers. Tra i leader nazionali, solo il verde Noël Mamère ha ritenuto opportuno passare da Sainte Geneviève des Bois. Il Fronte nazionale spera di diventare «il primo partito di Francia», Jean-Marie Le Pen martella sui «rischi dell'immigrazione», i militanti estremisti ripetono senza sosta «in Francia non c'è lavoro, gli immigrati occupano dei posti che dovrebbero essere dei francesi, quindi vanno espulsi». Ma, a differenza di sei anni fa, quando nel `96 - ancora prima dell'irruzione della polizia che a colpi d'ascia aveva sfondato la porta della chiesa parigina di Saint Bernard - il caso dei sans papiers in sciopero della fame aveva commosso il paese, oggi prevale l'indifferenza.

Eppure, questi uomini dalle origini diverse raccontano tutti una storia analoga, dopo l'arrivo in Francia. In maggioranza sono qui da una decina di anni - il che darebbe diritto a documenti legali - ma pur entrati con un permesso regolare, nel frattempo se ne sono visti negare il rinnovo. E quindi sono caduti nella clandestinità.

I militanti del Fn insistono sugli immigrati che «rubano il lavoro». Ma la realtà è molto diversa. Lo illustra bene il caso delle 27 persone - 25 donne e due uomini - che con l'aiuto del sindacato Sud sono in sciopero da un mese. Le donne, in maggioranza del Mali, lavorano per la società Arcade, che assume in subappalto la pulizia negli alberghi Accor (Novotel, Mercure, Ibis, Sofitel, Formula 1) il più grosso gruppo alberghiero europeo (1699 hotel in Europa, 3488 nel mondo, 389.437 camere, 140mila dipendenti, dal `91 controlla anche la Wagon Lits). Negli alberghi, il subappalto per le pulizie funziona non a ore di lavoro, ma a numero di camere fatte - gli impiegati sono obbligati a pulirne fino a 4 l'ora, una cadenza impossibile da rispettare. «Gli alberghi cercano i prezzi più bassi - spiega Jean Pierre Tavernier, di Sud - e per soddisfarli chi prende il subappalto guadagna sulle spalle dei lavoratori. Queste pratiche sono assimilabili alla schiavitù».

«Non ho avuto mai tempo di mangiare a pranzo, non mi potevo fermare, se no non riuscivo a fare tutte le camere che mi erano date» - racconta una di loro. «Molto spesso ho lavorato sei-sette giorni di seguito. A volte mi dicevano: domani non venire, ma poi mi chiamavano all'improvviso e se non andavo potevo esser licenziata per assenteismo». Le donne non sanno leggere né scrivere e si sono accontentate di 600-700 euro al mese perché questo è un salario elevato nel loro paese - ma non in regola con i minimi francesi (le cameriere assunte regolarmente guadagano 1220 euro al mese nel gruppo Accor). Inoltre, cinque di loro sono state licenziate appena iniziato lo sciopero, cosa illegale nel diritto del lavoro francese.

Venerdì sera, Sud ha organizzato una festa per queste lavoratrici, nei suoi locali situati nel deposito ferroviario di rue Cardinet, nel XVII arrondissement di Parigi. Le donne, vestite con il boubou, sono arrivate con pane e cibi vari per la serata, animata da musicisti africani e dal gruppo Jolie Môme, che canta canzoni tradizionali e rivoluzionarie (e quando fa spettacolo in strada regala un'edizione tascabile del Manifesto di Marx a chi risponde correttamente a una domanda letteraria). Ma la maggior parte dei presenti erano militanti di vecchia data, impegnati da tempo nella difesa dei diritti. Il grosso della società sembra caduto nell'indifferenza, di fronte alla questione dei sans papiers, come se il quarto mondo che vive da noi fosse invisibile, quando non fastidioso. In questo clima, i politici impegnati per le legislative non fanno che seguire la corrente dominante.