il manifesto - 22 Marzo 2002

Il Senegal incanta Milano
Mansour Sora Wade vince il XII Festival del cinema africano
NICOLA FALCINELLA
MILANO
Il Senegal, patria di quel Sembene Ousmane autore del primo lungometraggio del continente, ha fatto man bassa di premi alla XII edizione del Festival del cinema africano di Milano conclusasi ieri sera. Dal paese dell'estremo occidentale vengono Le prix du pardon (Il prezzo del perdono) di Mansour Sora Wade (vincitore del primo premio lungometraggi assegnato dalla giuria presieduta da Silvio Soldini), L'afrance di Alain Gomis (premio Cittā di Milano assegnato dal pubblico e secondo premio della giuria) e Karmen Gei di Joseph Gai Ramaka. Il vincitore rappresenta il primo lungometraggio di fiction da parte di un regista che ha all'attivo numerosi documentari. Sora Wade si confronta con le tradizioni e con la magia, come altri cineasti presenti a Milano: fra questi Dani Kouyate rimasto escluso dai premi con Sia, il sogno del pitone. Un piccolo villaggio di pescatori č per un sortilegio perennemente avvolto nella nebbia che inibisce tutte le attivitā e terrorizza la popolazione. Č il giovane Mbanick a farsi carico del generale desiderio di libertā, vestendosi dei panni dell'eroe e suscitando l'invidia del suo migliore amico. Completamente differente L'afrance, giā premiato a Locarno.

La crisi di identitā di uno studente senegalese a Parigi ha conquistato gli spettatori che nell'ultima serata hanno tributato al film un lungo applauso e hanno posto una valanga di domande al 28enne regista nell'incontro che ne č seguito. El Hadji sogna di ritornare a insegnare in patria dopo la laurea, ma un incidente, compresa una breve reclusione, per un problema di rinnovo del visto gli fa perdere la speranza di essere utile alla sua terra. Alain Gomis, padre senegalese e madre francese, tanti video e documentari sull'immigrazione all'attivo, ha saputo stare sul filo tra ironia e dramma tessendo con elementi usuali una trama efficace: come gli europei guardano l'Africa e come gli emigrati vedono la loro terra natale. Karmen Gei č una rivisitazione della Carmen nella Dakar di oggi. La protagonista č una seducente danzatrice, sempre nei guai con la giustizia: il suo irresistibile fascino manda in carcere persino un poliziotto. Storia di donne, questa volta egiziane, č l'altra pellicola classificata al terzo posto. Si tratta del coraggioso Asrar Al Banat (I segreti delle ragazze) di Magdi Ahmed Ali, che mostra senza fare sconti la drammatica vicenda di un'adolescente che dā alla luce il figlio di una relazione prematrimoniale. Una menzione speciale ha premiato invece la combinazione di spettacolo e realismo nel descrivere i ghetti sudafricani in Hijack Stories di Oliver Schmitz.

Molto diseguali le sezioni cortometraggi (brevi film realizzati su qualsiasi supporto) e video (riservata ai documentari). Fra i corti č stato premiato l'algerino Jean-Fares di Lyes Salem, tra i video Western 4.33 una riflessione firmata da Aryan Kaganof sul colonialismo in un road-docu tra Johannesburg e la Namibia a bordo di un camion.