"Quei fermi erano incostituzionali"
Il Csm dà ragione ai giudici che liberarono tre immigrati
rinchiusi a via Corelli, a Milano. Smentendo la Consulta
LUCA FAZIO -
MILANO
Quei magistrati avevano ragione. Ricordate quei tre giudici
milanesi che nel novembre del 2000 liberarono alcuni immigrati
definendo incostituzionale il loro arresto nel centro di
detenzione di via Corelli? Secondo il Consiglio superiore della
magistratura - 24 voti a favore, un solo contrario - quei giudici
si comportarono correttamente. Così si è pronunciato ieri il Csm
che, contraddicendo il rigetto della Corte Costituzionale, non ha
trovato nulla da eccepire rispetto a quei clamorosi provvedimenti
che fecero scricchiolare la parte peggiore della legge
Turco-Napolitano.
Per i giudici Rita Errico, Marco Manunta e Bianca La Monica,
l'accompagnamento coatto alla frontiera violava (vìola ancora)
l'articolo 13 della Costituzione, secondo cui non è ammessa
alcuna forma di restrizione della libertà personale se non per
atto motivato dall'autorità giudiziaria. Esempio: il giudice
entro 48 ore deve convalidare il trattenimento dello straniero da
espellere, ma se una nave fosse immediatamente pronta per salpare
lo straniero verrebbe trattenuto ed espulso senza alcun giudizio
di legittimità. E ancora: nel caso in cui il giudice non
convalidasse il fermo, allo straniero non per questo verrebbe
revocato l'accompagnamento alla frontiera. Questioni
giuridicamente fondate che, secondo il Csm, nonostante il rigetto
della Corte Costituzionale, sono rimaste tutt'ora insolute.
"Può affermarsi - si legge nella delibera del Csm - che se la
sentenza della Corte è stata una pronuncia interpretativa di
rigetto, ciò significa che il testo della legge impugnata si
prestava obiettivamente anche a letture
incostituzionali". Significa che i tre giudici milanesi avevano
pieno diritto di sollevare l'eccezione di incostituzionalità di
un meccanismo di limitazione della libertà personale che nel
silenzio più assoluto continua a discriminare tra cittadini
italiani e cittadini stranieri. Presto all'ordine del giorno ci
sarà soltanto la discussione sull'allungamento a due mesi di
detenzione nei centri previsto dalla legge Bossi-Fini. E pensando
a quanti sono stati e sono rinchiusi ed espulsi, lascia una certa
amarezza la lettura del parere del Csm in merito a quei pochi
fortunati che nel novembre del 2000 furono liberati. "Quanto ai
provvedimenti di immediata liberazione degli stranieri trattenuti
- continua la nota - non può non riscontrarsi che si tratta di
atti conseguenziali e doverosi rispetto alla doverosa
sospensione dei giudizi allorchè si sollevi una questione di
legittimità costituzionale". A suo tempo, pochi giorni dopo
quelle eccezioni, alcuni avvocati milanesi lanciarono un appello
in cui definivano singolare "non che alcuni giudici milanesi
abbiano sollevato il problema dell'incostituzionalità della
detenzione amministrativa, ma che tutti gli altri non lo abbiano
fatto". Un appello caduto nel vuoto.
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