da "Il Manifesto"

02 Gennaio 2001

Affondati alle porte dell'Europa

I loro corpi sono ancora dispersi nelle acque agitate del Mediterraneo. Decine di persone, forse 45, hanno perso la vita all'alba del 1 gennaio nel naufragio di una nave cargo battente bandiera georgiana, a qualche centinaio di metri dalla costa della Turchia. Erano quasi tutti pachistani e kurdi e stavano per affrontare, rinchiusi nella stiva della nave, la traversata per l'Occidente. Le cattive condizioni meteorologiche sono state loro fatali. Adesso li stanno cercando, pur nella convinzione che nessuno sia riuscito a salvarsi, oltre a sei membri dell'equipaggio e 26 passeggeri ripescati immediatamente dopo il naufragio. Naturalmente la nave era vuota, ufficialmente. A causa delle piogge persistenti e della festa di Aïd el-Fitr che segna la fine del Ramadan, il cargo non aveva potuto lasciare il porto per trasportare il suo carico di cemento, sostituito con grande senso degli affari con un carico umano, economicamente meno rischioso. Erano già giunti a destinazione invece, e abitavano nella periferia di Berlino, i tre afghani ammazzati nella notte di san Silvestro nell'appartamento di uno di loro, uccisi a colpi di arma da fuoco e da taglio da mani ignote. Unici testimoni del triplice omicidio, un'amica e i quattro figli della donna ammazzata, in età compresa tra i due e gli undici anni, che quando riusciranno a superare lo shock e a parlare, potranno forse aiutare gli inquirenti a far luce sulla strage. Al momento non si esclude alcuna pista.