da "Il Manifesto"

02 Gennaio 2001

Naufragio in Turchia

Potrebbero essere una cinquantina i morti nel naufragio di una nave da carico piena di immigrati, avvenuto ieri al largo delle coste della Turchia. Oltre ai sei morti accertati, infatti, 45 persone risultano disperse, e ormai si dispera di ritrovarle in vita.

La nave Pati, battente bandiera georgiana, sarebbe naufragata a causa del mare in tempesta, che l'avrebbe spinta contro alcuni scogli. A causa dell'impatto, l'imbarcazione si sarebbe spezzata in due e sarebbe colata a picco a un centinaio di metri dalla costa, nelle vicinanze di Kermer. A bordo vi erano 83 persone: dieci membri dell'equipaggio e 73 passeggeri. Solo trenta sono state tratte in salvo: sei marinai (tutti di nazionalità greca) e 24 passeggeri. Secondo la polizia, la quasi totalità dei passeggeri erano immigrati (soprattutto pachistani e indiani) che tentavano di raggiungere la Grecia dal porto di Antalya, dove la nave aveva preso il largo, ufficialmente vuota. In realtà il suo carico umano sembra fosse stipato, e chiuso a chiave, nella stiva della nave. Il capitano Can Karaca, comandante guardacosta di Antalya, ha dichiarato che "ci sono poche possibilità di ritrovare delle persone ancora in vita", a causa delle cattive condizioni meteorologiche che persisteranno almeno per tutta la giornata di oggi. Una fregata della marina turca, con a bordo anche dei sommozzatori, dovrebbe raggiungere la zona dell'incidente per collaborare con i soccorsi o, come più probabile, ripescare i cadaveri. La Turchia è una delle tappe principali dell'immigrazione clandestina, crocevia dei traffici dai paesi asiatici e dal Kurdistan iracheno. Per raggiungere l'Europa occidentale gli aspiranti immigrati pagano il viaggio dai mille ai duemila dollari a persona. La tragedia di Capodanno presenta molte analogie con quella avvenuta la notte di Natale di quattro anni fa nel canale di Sicilia, dove si scontrarono una nave carica di immigrati, la Iohan, e un'imbarcazione che avrebbe dovuto trasportarli a terra. Morirono circa 300 persone. Di loro si cominciò a parlare solo dopo diversi giorni (nonostante le denunce di alcuni giornali esteri e del manifesto).