16 Ottobre 2001
 
 
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Lo sbarco della bara
FILIPPO DIANO - CROTONE

Soffocata dalla mancanza di ossigeno, stritolata tra centinaia di altri corpi sudati e disidratati nella stiva di quella bara viaggiante che è diventata la "Akcan I", nave turca di una sessantina di metri di lunghezza, nella cui pancia erano costretti da circa una settimana 416 esseri umani, in maggioranza uomini, ma anche 39 donne e 62 piccoli.
Si chiamava Malli Gullu e aveva 27 anni questa giovane donna kurda rinvenuta senza vita, forse in attesa di un figlio, ma questo lo dirà l'autopsia nella giornata di oggi. Era fuggita da una cittadina della Turchia insieme al marito e alle figlie, due bambine di 11 e 7 anni, che non hanno potuto aiutarla a superare quelle condizioni infami durante sette giorni di vera apocalisse.
La partenza avviene dal "solito" porto turco e la rotta prosegue fino al "solito" punto nave, a qualche decina di miglia da Crotone, tanto vicino alla costa calabra quasi da potere persino distinguere da molto lontano in queste notti di luna fioca la lanterna del porto della città pitagorica. Dentro la stiva della nave negriera (non c'è altro termine, dopo avere visto le condizioni dei profughi al momento dello sbarco), per le alte temperature, la vita dev'essere diventata un inferno anche per chi l'inferno lo aveva vissuto magari fino a qualche mese prima sugli altipiani del Kurdistan, pressato dalle milizie di Saddam Hussein e dai reparti speciali dell'esercito turco. Hanno viaggiato sigillati, proprio così, senza che uno spiraglio di un qualche boccaporto fosse lasciato aperto.
La presenza della nave "sospetta" era stata segnalata da un pattugliatore "Breguet Atlantique", della Marina militare, un piccolo ma sofisticato velivolo dotato di apparecchiature per la guerra elettronica e l'avvistamento di sommergibili. Il "notam" aereo è stato allora rilanciato alla nave "Perseo", che ha fatto da assistenza alla "Akcan I" fino all'abbordaggio degli uomini di una motovedetta della Guardia di Finanza, che l'hanno successivamente trainata fino a Crotone. Il natante turco - condotto da quattro uomini, anche loro cittadini della Repubblica della Mezzaluna, arrestati - era in condizioni pessime. La solita "barca" - come ce ne sono tante all'ancora nel Bosforo o nei Dardanelli - magari in attesa di essere utilizzata per qualche lavoro sporco, si tratti di contrabbandare umani o disseminare i fondali del Mediterraneo di scorie nocive, con carburante ed acqua bastevoli per raggiungere l'Italia. Tutti ormai conoscono l'attività della mafia turca, che in fatto di connivenze istituzionali primeggia con straordinaria e mefitica efficacia anche con le "coppole e i cappeddhi" nostrani, eppure non si riesce a evitare questi drammi, a impedire che la malavita internazionale si ingrassi con i pochissimi risparmi di chi si toglie persino il pane di bocca pur di scappare dalla fame e dalle torture. Stavolta il prezzo pattuito per il salvacondotto è stato di circa sei milioni di lire, in marchi o Usd. In contanti, sborsati dal parente, il fratello o il marito in attesa, che lavora in nord Europa.
Non avevano nessun contratto di lavoro, i 416 stipati nelle lamiere infuocate dell'"Akcan I". Fuorilegge, insomma, abbastanza da turbare i governanti di casa nostra che hanno modificato proprio nei giorni scorsi la legge sull'immigrazione. Al campo profughi S. Anna di Crotone, dove sono stati portati, non rimarranno per molto tempo, perché altri governi europei, di straordinaria civiltà e tolleranza, seppure in un clima internazionale difficile, li accoglieranno, sborsando magari qualche decimo di punto del loro prodotto interno lordo.
Livia Turco, ex ministro della solidarietà sociale, ha lanciato strali di fuoco all'indirizzo del governo del Cavaliere. "Questo governo - ha detto l'ex ministro della solidarietà sociale - ha licenziato una legge che aumenta la clandestinità ed è disumana nei confronti dei regolari. Una legge - ha sottolineato - che non ha tenuto contro del monito della Chiesa, decisa senza consultare né associazioni, né sindacati, e che ha raccolto il parere contrario della metà delle regioni italiane. Un governo che continua a fare propaganda come se fosse all'opposizione dimenticando che il suo dovere è quello di governare".
Con quello di ieri, sono 21 gli sbarchi avvenuti in Calabria dall'inizio dell'anno per un totale di 5473 persone.

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