12 Agosto 2001
 
 
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La nuova "casa" dei rom
Il Campidoglio concede a 150 zingari una ex caserma abbandonata sull'Aurelia
MARCO DE PALMA - ROMA

Un'ex caserma dell'esercito con tanto di torrette di guardia, muro di recinzione e resti di filo spinato. Questa è la nuova dimora in via di Villa Troili, alla periferia nord di Roma, che il Comune ha concesso ai rom trasferiti qualche giorno fa da via di Tor Carbone. Sono 150 persone provenienti dalla Romania, tra cui molti dissidenti dell'ex regime di Ceausescu che hanno chiesto all'Italia asilo politico. Vivono facendo i suonatori ambulanti o i lavavetri ai semafori. Ma sono anche "zingari della terra" poiché da generazioni abili fabbricanti di mattoni con acqua e terra.
"Puntando su questa loro abilità - spiega Luciano Unmarino, del centro sociale "La Strada" e assessore dell'undicesima circoscrizione - stiamo pensando ad un progetto di autorecupero della comunità che valorizzi ed ampli la nuova area di residenza". In effetti, a parte la confusione dovuta al trasloco, l'area dell'ex caserma è sovraffollata e solo alcune famiglie, quelle più numerose o con neonati, abitano l'edificio in muratura mentre per le altre sono state allestite 15 roulotte (e se ne attendono ancora 20 dall'Umbria).
La comunità rom ha dovuto lasciare il casale all'interno del Parco dell'Appia antica, occupato dal settembre 2000, perché era pericolante e perché una società immobiliare di ex funzionari ministeriali ha rivendicato il diritto alla proprietà con l'intenzione di farne una zona residenziale. La nuova dimora, comunque, è migliore della precedente: "Qui - dice Paris, portavoce della comunità - abbiamo luce e acqua e non si vedono topi o scorpioni. Ci sembra di stare in paradiso". Non lontano dall'ex caserma c'è anche una fermata d'autobus: è da lì che i rom la mattina si recano in città per sbarcare il lunario. Negli ultimi giorni però sono rimasti quasi sempre nel nuovo campo d'accoglienza perché devono preparare gli spazi per le nuove roulotte, sistemare i letti e quel poco di mobilio sparso nel cortile, fissare i 15 bagni chimici tutt'intorno alla recinzione e ripulire un'area annessa che servirà da parcheggio. La cosa di cui finora vanno più fieri è aver allestito una stanza per le riunioni e le attività culturali.
Il trasferimento è stato effettuato prima dello sgombero coatto da Tor Carbone grazie alla collaborazione tra l'assessorato, il municipio, i vigili urbani, l'associazione Tre Febbraio, la Caritas e gli stessi rom, sempre presenti alle varie riunioni. Questa collaborazione ha fatto sì che la vicenda non si trasformasse in un'ennesima "deportazione" forzata. "La sfida - sottolinea Unmarino - è ora quella di prendere questa esperienza per rivedere la politica su migranti e rom a Roma. E' stato dimostrato che la collaborazione tra le parti e il coinvolgimento attivo dei diretti interessati paga". E infatti gli stessi rom sono soddisfatti e ringraziano "tutti quelli che ci hanno aiutato e hanno reso possibile questa soluzione". Ma, al di là della riconoscenza e dei problemi immediati da risolvere, la comunità è animata da una grande fiducia e vuole realizzare progetti importanti. E' ancora Paris ad elecarli con determinazione: "Primo, intendiamo mandare i nostri figli a scuola. Per questo abbiamo bisogno che sia attivato un servizio di scuola-bus come avviene per gli altri campi nomadi romani. Secondo, vogliamo creare una cooperativa per produrre mattoni. E' il nostro mestiere da 500 anni, ma per farlo abbiamo bisogno di acqua, terra e carbone. Terzo, daremo vita ad una compagnia artistica per comunicare le nostre tradizioni e per incontrare la gente di Roma, spesso diffidente nei nostri confronti".
Un primo passo in questa direzione è stato compiuto ieri sera con uno spettacolo di musica, teatro e danza patrocinato dalla Caritas e messo in scena dalla comunità rom di Villa Troili a S. Cecilia in Trastevere.

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