19 Luglio 2001
 
 
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Dopo il lavoro, una casa
Sovraffollate e costose. Le abitazioni degli immigrati in Italia
ANTONIO SCIOTTO - ROMA

La globalizzazione della porta accanto. Non c'è bisogno di andare nelle fabbriche thailandesi, bulgare o messicane per rendersi conto del rapporto tra nord e sud del mondo. Gli oltre due milioni di immigrati presenti in Italia ci raccontano la loro vita quotidiana, il rapporto con problemi concreti come la casa e la ricerca di un lavoro. La crescente sfiducia nel paese che, attraverso le antenne paraboliche e le riviste patinate, era apparso forse come il Bengodi. O perlomeno faceva sperare in una vita più dignitosa.
E invece la maggior parte degli immigrati - il 77% - vivono ancora in condizioni di sovraffollamento, dividendo poche stanze (due al massimo) con altre tre o quattro persone. Pagano affitti alle stelle, in media 700 mila lire al mese, con punte che toccano le 900 mila nel centro Italia. Per appartamenti spesso fatiscenti, il 7% dei quali non ha neppure un wc. E per 4 immigrati su 10 - che salgono a 6 nel sud - non c'è l'ombra di un contratto di locazione. I dati vengono fuori da un'indagine realizzata da People Swg per conto del sindacato inquilini Sunia e di Ancab Legacoop.
Quello della casa rappresenta uno dei problemi più pressanti: se il 40% dice che la prima difficoltà, giunti in Italia, è stata quella di trovare un lavoro, subito dopo, per un buon 30%, viene fuori il problema abitazione. Le difficoltà materiali scavalcano anche lo scoglio della regolarizzazione, percepita come il terzo grosso ostacolo (22%) a una vita serena. Manco a dirlo, il 92% degli intervistati (1000, sparsi per tutto il territorio nazionale) vive in una casa in affitto, e solo il 5% ha una casa di proprietà. La maggior parte si ferma nella stessa casa per una media di due anni e, se la cambia, di solito trova un'abitazione migliore.
Sei immigrati su 10 segnalano delle difficoltà: in cima alla classifica sta il prezzo troppo elevato degli affitti - particolarmente sentito nel nord est e al centro -, seguono la mancanza di spazio e, soprattutto nel sud, l'assenza di regolarizzazione contrattuale. E ancora, nord est e sud hanno anche i record negativi per l'offerta di strutture fatiscenti.
Ma quello che colpisce più di tutto è l'assoluta sfiducia che gli immigrati nutrono nei confronti delle istituzioni: sfiducia che aumenta con l'età e con la durata della permanenza in Italia. Una cifra parla per tutte: il 70% di loro, per risolvere i propri problemi, non si è rivolto semplicemente a nessuno. E tra chi a qualche istituzione o associazione si è rivolto - per la maggiore vanno la Caritas, le chiese e le associazioni gestite da altri immigrati - gli sfiduciati toccano una media del 32%, che nel sud sale al 43%.

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