da "Il Manifesto"

05 Maggio 2001

Verso casa

SALANDRA

I ragazzi albanesi cacciati dal paese sono tornati

CI. GU.

Sono voluti tornare a Salandra, e, zaino in spalla, si sono messi in cammino per raggiungere quello che ormai č il "loro" paese. Chi si ricorda dei 30 minorenni albanesi cacciati dal paesino in provincia di Matera da una folla inferocita? Accadeva una settimana fa a Salandra, sulle colline della Basilicata: un banale litigio tra alcuni ragazzi italiani e alcuni ragazzi albanesi - ospitati da un istituto religioso della zona - aveva fatto esplodere una rabbia incontrollata. Alcune centinaia di persone si radunarono sotto le finestre dell'istituto, chiedendo che gli "stranieri" fossero allontanati. I carabinieri arrivarono in tenuta antisommossa e trasferirono i ragazzini in due centri di accoglienza, a Lecce e Rimini. Forse stanchi delle tante fughe di cui giā č costellata la loro vita, i ragazzi albanesi non si sono arresi e hanno iniziato a tempestare di telefonate il sindaco, Giovanni Moramarco, i carabinieri e l'istituto che li aveva accolti: "Vogliamo tornare, qui stiamo male". Poi, stanchi di aspettare, nonostante il sindaco si fosse giā messo in moto per riparare la situazione, sono tornati da soli. "Ne ho incontrati due ieri pomeriggio allo svincolo con la strada Basentana - racconta Moramarco, commosso e orgoglioso - quando mi hanno visto erano felicissimi, e anche noi siamo molto contenti che siano tornati". Un "momento di esaltazione" definisce Moramarco quel brutto episodio di una settimana fa. I ragazzi di Salandra, in questi giorni, avevano anche raccolto molte firme sotto un documento che hanno presentato al sindaco: "Siamo amareggiati", hanno scritto, "l'incontro con i nostri amici albanesi ci ha arricchito. Invitiamo i concittadini a riflettere, e chiediamo che i nostri amici tornino". Tutto risolto? Il sindaco assicura che il rientro dei ragazzi č stato "tranquillo". Intanto č stato predisposto un consiglio comunale aperto durante il quale verrā presentato un progetto culturale che mira all'integrazione dei minorenni albanesi. Sicuramente tra i "grandi", alcuni dei quali capeggiarono la "rivolta", c'č chi storce il naso. Ma a mettere le cose a posto ci hanno pensato i "piccoli".