da "Il Manifesto"

06 Aprile 2001

All'ombra di bin Laden

GIULIANA SGRENA

In Europa torna lo spauracchio del famigerato miliardario-terrorista Osama bin Laden. A suscitare l'allarme è l'arresto nel milanese di cinque maghrebini che avrebbero fornito un supporto logistico al terrorismo islamico internazionale: la "cellula" lombarda sarebbe solo un tassello di una organizzazione con appendici in tutta Europa. Non è il primo arresto in Italia, tanto meno in Europa; ma nel nostro paese il "rischio terrorismo islamico" ha assunto un peso maggiore dopo la denuncia di una minaccia di attentato all'ambasciata americana. Un passaggio importante, non solo per l'obiettivo ma perché il reclutamento di truppe islamiche da inviare nei vari paesi - dall'Afghanistan alla Bosnia - non era certo in contrasto con gli obiettivi Usa, che spesso ne hanno fornito la copertura. Come non hanno rifiutato l'asilo politico - poi revocato e ora in via di definizione - a personaggi come l'islamista algerino dell'ex Fis (Fronte islamico di salvezza) Anuar Haddam, che ha rivendicato l'attentato di boulevard Amirouche (circa 100 morti) e l'assassinio di intellettuali, come Tahar Djaout, accusati di essere "franco-comunisti". Erano i tempi in cui gli islamisti erano ritenuti vittime dei rispettivi regimi e quindi godevano del diritto d'asilo in Occidente e anche in Italia, che invece lo rifiutava ai democratici minacciati di morte dagli stessi islamisti. Così in Germania hanno avuto asilo molti capi dell'islamismo algerino, mentre a Londra è rifugiato il tunisino Rachid Ghannouchi, che sostiene: "L'islam bussa a tutte le porte... Se le porte restano chiuse, cerca di aprirle, a volte sotto la pressione del popolo, a volte usando la violenza". Molti di questi rifugiati hanno continuato a sostenere il "jihad" dall'Europa, dove spesso le moschee sono diventate luogo di raccolta dei finanziamenti per le azioni armate. Ma questo è solo il livello più basso, "popolare": i supporti più cospicui arrivano dalla rete islamista internazionale, che ha nella petromonarchia saudita il capofila (da dove provengono anche i soldi di bin Laden). I fondi vengono trasferiti e "investiti" in banche islamiche - persino le banche svizzere hanno creato sportelli "islamici" - che finanziano varie reti di solidarietà prima di arrivare all'obiettivo finale, quello che viene definito il "riciclaggio all'inverso". Sono i soldi che servono per l'arruolamento di "moujahidin" da inviare dove si sta combattendo il "jihad", come in Cecenia. Milano è da anni - secondo voci diffuse - il punto di reclutamento per i Balcani e di smistamento delle armi - provenienti dai paesi dell'est - per il Mediterraneo, l'Algeria in particolare. A questo traffico di armi sarebbe legato anche l'assassinio dei marinai italiani avvenuto nel porto di Djendjen. I governi occidentali hanno strumentalizzato l'uso del diritto di asilo in funzione della propria politica, lo ha fatto Londra che oggi vuole cacciare tutti con una nuova legge, lo hanno fatto Francia e Germania e in misura minore anche l'Italia, che ora scopre di aver dato ospitalità a pezzi della rete islamista. E si grida al pericolo bin Laden. Ma l'internazionale islamista esisteva anche quando bin Laden era ancora al servizio della Cia.