da "Il Manifesto"

13 Febbraio 2001

"Non possiamo dirci razzisti"

Rom, sinti e centrosinistra. Intervista al ministro Livia Turco

GIOVANNA BOURSIER - ROMA

Sono molte le cose che abbiamo scoperto in questo nostro viaggio nei campi rom della capitale d'Italia. Ma una è particolarmente evidente. Nel nostro paese si considerano "nomadi" quasi 130.000 persone che, in maggioranza, nomadi non sono. Signora ministro, cominciamo da questa "notizia"? Sono assolutamente d'accordo. Non a caso alcune amministrazioni locali si sono mosse in questa direzione. C'è da dire, però, che questa dei "campi" piccoli non è l'unica soluzione, anche se è sicuramente alternativa - a dimensione umana - alle grosse concentrazioni-parcheggio alle porte delle nostre città. Nel secondo rapporto sull'integrazione degli immigrati un intero capitolo è dedicato ai rom e ai sinti. Da lì si evince che molti non vogliono più vivere nei campi, né grandi né piccoli, ma preferirebbero un percorso di integrazione "normale", il che significa accesso all'edilizia popolare, ai servizi sociali e a tutte le prestazioni di cui godono i cittadini italiani senza, quindi, percorsi ad hoc. Razzismo e ignoranza sono gli atteggiamenti più diffusi nei confronti di questa minoranza. Perché? Non c'è dubbio che si sono sviluppate forme di razzismo nei confronti di chi comunemente e spregiativamente viene denominato "zingaro", ed è cresciuta nel senso comune l'identificazione tra queste minoranze e la piccola criminalità che tanto affligge la vita quotidiana delle famiglie e in particolare delle persone anziane. Bisogna dire che, purtroppo, questa identificazione ha qualche appiglio con la realtà. Ma c'è da aggiungere che anche comportamenti che non hanno nulla di criminale, come l'accattonaggio, tanto più se fatto con i bambini, generano fastidio e rifiuto alimentando il razzismo. Tutto ciò è grave e va combattuto sia favorendo l'integrazione sia diffondendo una conoscenza più diffusa delle tradizioni e della cultura dei rom e dei sinti. Ci sono poi forze politiche che soffiano sul fuoco. Lo so bene io che in Piemonte devo continuamente confrontarmi con l'accusa di "mantenere" gli zingari a spese degli italiani. E ciò in seguito alla campagna della Lega Nord, che ha diffuso false informazioni sul sostegno offerto dal governo ai profughi della ex Jugoslavia, in gran parte di origine rom. Esiste anche un razzismo istituzionale. Troppo spesso i rom sono esclusi dal diritto alla cittadinanza, all'asilo e al permesso di soggiorno. La loro lingua è stata cancellata dall'elenco di quelle da tutelare... Io credo che tutta la legge sulla cittadinanza vada riformata e superata la concezione legata allo jus sanguinis. I requisiti per ottenerla devono essere meno rigidi e tener conto, in particolare nel caso dei rom e dei sinti, della permanenza sul territorio anche discontinua, ma estesa nel tempo. Mi sono inoltre battuta perché la legge sul diritto d'asilo fosse approvata dal parlamento prima della fine della legislatura. L'assenza di questa legge è una grave pecca nel nostro ordinamento. Riguardo invece all'esclusione del romanes dalle lingue da tutelare è stata frutto, per quel che mi risulta, di una scelta della Commissione in attesa di una legge ad hoc. Come sa c'è un dibattito tra chi sostiene che queste minoranze non debbano essere tutelate da norme specifiche e si debba invece favorire un percorso di integrazione tutelato dalla legislazione generale e chi invece opta per una legge rivolta esplicitamente a garantire quelle popolazioni. Siamo alla fine di questa legislatura e, nonostante il governo di centrosinistra, per i rom e i sinti tutto è rimasto, sostanzialmente, uguale. Perché? Paura delle reazioni della gente? O manca la volontà politica? Non credo si possa sostenere che tutto è rimasto uguale. Le amministrazioni di centrosinistra si sono attivate nella ricerca di soluzioni e già vediamo, con i nuovi presidenti delle regioni di area centrodestra, che le cose stanno cambiando, e in peggio. E' vero che non si è fatto abbastanza, che il parlamento ha maturato troppi ritardi e che anche il mio ministero - che pure si è occupato attivamente, per le sue competenze, dei profughi rom della ex Jugoslavia, favorendo l'approfondimento del problema con un convegno promosso dalla Commissione per l'integrazione nel giugno scorso - non ha fatto abbastanza. Ma un governo, in una legislatura, non può fare tutto. E credo non si possa disconoscere che ha fatto molto: provvedimenti importanti e strategici che dovranno essere completati, mi auguro, nella prossima legislatura. Signora ministro, lei in un "campo" ci è mai stata? Sono stata due volte in visita al "campo" di Torino e ho inaugurato quello di Collegno: un'esperienza pilota poi fallita, ma interessante.