da "Il Manifesto"

06 Febbraio 2001

DA NORDEST

La ritirata tattica di Bossi

GIANFRANCO BETTIN

Infine è stata una festa, quella di sabato scorso a Padova, con migliaia di persone a festeggiare in piazza un momento di corale antirazzismo, con centinaia di immigrati, con la musica dei 99 Posse e con tutta la sinistra insieme (cosa non sempre scontata, in questi anni, soprattutto a Padova). Ma la festa potrebbe nascondere veleni pericolosi, e sarà bene ricordarselo. Ricordiamo l'antefatto: la Lega Nord indice una delle sue solite manifestazioni "contro l'immigrazione clandestina", con fiaccolata e, a concluderla, oltre a Bossi, il sindaco di Treviso Gentilini, che ha appena invocato - in bella coincidenza con la "Giornata della memoria" - i vagoni piombati per i clandestini. A Padova non ci stanno a fare da spettatori ignavi e un ampio fronte di forze promuove una contromanifestazione. C'è più meno tutto il centrosinistra, ci sono sindacati, associazioni, gruppi e circoli di immigrati. Ci sono i centri sociali del Nordest, che diventano l'anima dell'iniziativa, grazie a una capacità di mobilitazione e a una determinazione che, da queste parti, danno fastidio a molti (per invidia, per capacità di unire forza e fantasia, per radicamento in settori che altri ormai non sanno più interpretare, a cominciare dai giovani), ma che nessuno può cancellare dal panorama politico e sociale. All'ultimo momento, il colpo di scena: Bossi annuncia che la Lega cancella la propria iniziativa. Le tensioni della vigilia si dissolvono e la festa esplode in una piazza affollatissima. Dove stanno i veleni? Le ragioni per cui Bossi ha annullato la manifestazione sono tutte politiche e non hanno niente a che fare col timore di "aggressioni" o di "incidenti": tutto era stato predisposto a Padova (dove di tensioni di piazza c'è una certa esperienza) affinché entrambe le iniziative si potessero svolgere. La verità è che Bossi ha temuto il confronto tra le due città, tra le due società. Su una scena importante come quella padovana si sarebbero confrontate due visioni e due realtà, e quella antixenofoba non avrebbe di sicuro avuto la peggio. Questa è la prima ragione della ritirata della Lega. Ma la seconda non è meno importante. Col ritiro, Bossi indossa la veste del politico "responsabile" e, anzi, della "vittima". Finge che la piazza gli sia stata "vietata", attacca le istituzioni della città (in particolare prefetto e questore) e il governo di centrosinistra, dimenticando che la stessa giunta comunale di centrodestra aveva - questa sì saggiamente - concesso il permesso alla contromanifestazione. La Lega, cioè, senza perdere in visibilità - la teatrale ritirata anzi ne ha enfatizzato il discorso - vuole lucrare un credito che non ha nessun motivo di avere. Non è, infatti, né una "vittima" né un soggetto "responsabile". Al contrario, politicamente, è più spesso l'irresponsabile e aggressivo soggetto che azzanna delicate e drammatiche questioni sociali e ne fa oggetto di violenta speculazione. La sua "ritirata" di sabato scorso è solo tattica, e prepara nuovi velenosi attacchi. Sarà bene, nella festa, tenerne conto.