da "Il Manifesto"

12 Gennaio 2001

"Te lo do io il nordest, padrone"

Razzismo, politica, casa (poca) e lavoro (molto). Parla Morteza Nirou, iraniano, 30 anni vissuti tra Padova e Vicenza

LIVIO QUAGLIATA

Ha 53 anni, è iraniano, e dal '75 vive in Veneto. Sposato con una italiana da cui ha avuto una bambina che oggi ha 9 anni, Morteza Nirou è di fatto il "portavoce" degli immigrati davanti alle istituzioni della sua città, Vicenza, e della regione. Ha fatto mille lavori. Ora è cittadino italiano, ha un negozio di tappeti, organizza incontri culturali e tiene aperto uno sportello informativo per gli altri immigrati. Quasi trent'anni da immigrato nel nordest. Ti senti bene? Ma sì, sto bene, sto bene. Solo che non è molto facile, non lo è mai stato da queste parti. Cosa vuoi, Vicenza è una città egoista per natura: lei è ricca, e tu immigrato sarai sempre un povero. Diciamo che sei quasi un'altra razza. E' questo il razzismo del nordest? Qui tutto sommato è meglio che in altre città e in altre province. Per lavorare non c'è problema, che tu sia in regola oppure no. Qui il problema del clandestino non si pone, basta che lavori sodo e il posto lo trovi subito. Dopodicché ti ritrovi in televione il tuo padroncino leghista che sbraita: mandiamoli a casa!. Qui funziona così. Il problema vero semmai è la casa: per noi non ce ne sono, se non a prezzi incredibili. E non ce ne sono perché le immobiliari che tengono in mano il mercato hanno tutto l'interesse a non fare nuove case per stranieri o italiani a basso reddito. Se le facessero i costi crollerebbero, e il superguadagno dov'è? Così moltissimi stranieri sono costretti a vivere in cinque o sei in un bilocale, uno addosso all'altro, pagando anche mezzo milione a testa ogni mese. Altri invece vengono, lavorano un po' e poi se ne vanno. Non puoi vivere senza un posto in cui vivere. Casi di razzismo più "diretto"? Non direi, almeno non tanto in città, magari nei piccoli paesi. Prendi i naziskin: qui sono molto forti, ma fino ad oggi hanno sempre attaccato quelli dei centri sociali, non noi. Oppure prendi la Lega: sbraitano, ma poi hanno bisogno di noi per mandare avanti le loro aziende. Poi certo, ci sono episodi, piccoli, ma che ti danno un'idea: ad esempio non esiste ufficio pubblico in cui - se sei straniero - non ti diano del tu, mai del lei: e tu cosa vuoi?. Quanto è cambiato il rapporto tra immigrati e città in questi anni? Direi non moltissimo. O meglio: ovviamente sono cambiate molte cose, ricordo negli anni '80 l'altissimo numero di associazioni di cui oggi non c'è quasi più traccia. Tieni conto che già nell'89, prima della Martelli, qui si costituì un Coordinamento di stranieri. Però, ad esempio, se devo comparare le politiche del centro sinistra con quelle del centro destra che oggi governano, non noto grandi differenze. Il centro sinistra è sempre stato timoroso di tirare troppo la corda viste le condizioni oggettive. E noi gli dicevamo: guarda che non si tratta di tirare o non tirare, se una cosa è necessaria - ad esempio la casa - beh, è necessaria e basta. Ma avevano paura di perdere qualche voto. E così li hanno persi tutti. Un ultimo esempio? Cinque-sei anni fa ci battemmo per avere un consigliere straniero, aggiunto, in consiglio comunale. La sinistra moderata non volle. Beh, ora il centro destra comincia a dire: perché non eleggere un consigliere aggiunto?